🗺️ Da Yamal ad Endrick, la Next Gen si prende la scena: ma l’Italia dov’è?

Next Gen alla ribalta in questa sosta per le Nazionali, con tanti giovani che si sono presi la scena: da Yamal ad Endrick fino ai talenti di Germania ed Inghilterra, il nuovo avanza, con l'Italia sempre titubante e in ritardo in tal senso

Lorenzo Zucchiatti
16 Minuti di lettura

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È andata in archivio l’ultima sosta per le Nazionali della stagione che, a chi è rimasto sintonizzato senza prendersi un weekend di relax dal calcio, ha dato indicazioni su diversi fronti. Si è delineato il quadro finale di Euro2024, ci sono state amichevoli di lusso che hanno offerto gol e spettacolo, e si è presa la scena una folta rappresentativa della Next Gen mondiale, con talenti destinati ad incantare gli appassionati nei prossimi anni.

Yamal sembra ripercorrere sempre di più le orme di Messi, Endrick vuole prendersi Brasile e Real Madrid, Germania e Inghilterra stanno fondando il loro nuovo ciclo su alcuni giovani già affermati nel panorama europeo. Il tema della Next Gen rimane caldo in ogni periodo, con talenti cristallini che bruciano le tappe ed esplodono sempre più precocemente. Ma in tale contesto, dov’è l’Italia? Per quanto le Nazionali giovanili si stiano comportando bene, i dati ci vedono arrancare rispetto alle rivali.

Tradizione Spagna: il Barcellona è un’ira di Dio

Impossibile non partire da quel paese che fa della valorizzazione dei giovani di qualità una vera e propria tradizione, istruendo i propri giocatori alla tecnica e all’estro fin da bambini. Il rinnovamento della Spagna affonda le proprie radici proprio in questo, e Lamine Yamal, fresco di standing ovation al Bernabeu, ne è l’esempio più cristallino. Lungi da noi esaltarci oltremodo o esagerare, ma un ragazzo di 16 anni con un talento, una personalità e numeri tali non appartenevano neanche a Messi.

A tale età ecco i record già ottenuti: più giovane titolare nella storia del Barcellona, più giovane marcatore del club e ne LaLiga, più giovane a giocare dal 1′ in Champions League, più giovane debuttante e marcatore della Spagna. Qualcosa di unico. Il paragone con Messi, per posizione, modo di giocare e squadra di appartenenza è ovvio, e forse per la prima volta è un parallelismo che può avere senso.

Yamal e Gavi, Spagna
Yamal e Gavi, Spagna @Twitter

Ma Yamal è il diamante più splendente in una miniera davvero ricca, con il Barcellona autentica ira di Dio per il proprio paese. Da stropicciarsi gli occhi anche il 17enne Pau Cubarsì, lanciato titolare da Xavi al centro della difesa e capace di destreggiarsi come il Pique dei bei tempi. Nel match di ritorno contro il Napoli in Champions League si è preso anche il premio di man of the match, e la sensazione è quella di un difensore moderno, in grado di abbinare la fase d’interdizione a quella d’impostazione.

Se a Yamal e Cubarsì aggiungiamo poi i “veterani” Gavi e Pedri, non presenti negli appuntamenti della Spagna per infortunio, e altre promesse come Fermin Lopez, in gol contro il Napoli, Guiu e Baldé, capiamo come il Barcellona sia una miniera d’ora per la Roja, pronta a sprigionare la sua Next Gen per puntare alla finale di Euro2024.

Riscossa Brasile: Endrick sulle orme di Ronaldo

E passiamo ad una Nazionale che la Roja ha da poco incontrato in amichevole, una gara che ha incoronato quello che in patria si augurano possa essere il nuovo Ronaldo Fenomeno. Ma andiamo con ordine: la riscossa del Brasile passa anche attraverso nuove leve, che possano riportare la Selecao ai fasti di una volta non solo in Sudamerica, dove però alla vittoria della Copa America del 2019 è seguita la disperazione della finale persa in casa contro i rivali dell’Argentina nel 2021.

L’ultimo Mondiale risale al 2002, che vide proprio in Ronaldo l’artefice massimo di quel successo. L’ultima gara vera del Fenomeno con il Brasile sarà il quarto di finale perso contro la Francia di Zidane nella Coppa del Mondo del 2006, e di certo non poteva sapere che, appena 20 giorni più tardi, sarebbe nato a Taguatinga Endrick, destinato a ripercorrerne le orme. Se a ciò aggiungiamo che entrambi hanno fatto il loro esordio in Nazionale il 23 marzo, a distanza di 30 anni l’uno dall’altro (1994-2024), allora il destino ha veramente dipinto un bel quadro.

Endrick, Brasile
Endrick, Brasile @Twitter

Un ragazzo che, ancora minorenne, segna due gol nelle prime due gare con la maglia del Brasile, contro Inghilterra e Spagna a Wembley e Santiago Bernabeu, deve avere qualcosa di speciale, tant’è che il Real Madrid lo attende in estate dopo aver pagato 60 milioni al Palmeiras. Oltre ad Endrick, il 20enne Lucas Bernardo è a 15 presenze con il PSG quest’anno, con il paragone con Thiago Silva in patria già virale, e il 19enne Vitor Roque sta crescendo a Barcellona alle spalle di Lewandowski. Next Gen e un blocco di giocatori nel pieno della maturità puntano con decisione il Mondiale del 2026.

Esperienza e talento: Musiala e Wirtz lanciano la Germania

La stessa Germania è chiamata ad un riscatto deciso e roboante, con le eliminazioni ai gironi degli ultimi due Mondiali e una ai quarti dello scorso Europeo che non possono essere tollerate. In questo caso non si sta rinunciando all’esperienza di veterani quali Neuer, Rudiger, Kimmich, Gundogan, Muller e Kroos, richiamato in Nazionale per le ultime due amichevoli. Qualche nuova leva però c’è, due su tutti.

L’esplosione di Florian Wirtz è definitiva, e grazie ai suoi 11 gol e 17 assist stagionali sta trascinando il Bayer Leverkusen al titolo nazionale, per togliere finalmente quell’etichetta di “Neverkusen” dal club. A 20 anni la maturità ed il talento che dimostra lo porteranno ad essere uno dei pezzi più pregiati del prossimo mercato ma, come dimostrato nel gol lampo siglato dopo 7” contro la Francia in amichevole, la Germania ha la priorità.

E poi c’è Jamal Musiala, uno che a 21 anni è ormai una colonna portante della Nazionale e del proprio club; uno che l’anno scorso ha regalato il Meisterschale al Bayern Monaco all’ultima giornata con una giocata da campione. La Germania affida le proprie speranze di vincere Euro2024 a lui, ma d’altronde un giocatore con 156 presenze nei bavaresi e 27 con la maglia del proprio paese ha le carte in regola per sostenere questo peso.

L’anno dell’Inghilterra? Bellingham guida, Mainoo sale in cattedra

C’è chi cerca riscatto e chi invece vuole sfatare l’etichetta di eterna perdente. È ovviamente il caso dell’Inghilterra, ferma a quell’unico Mondiale del 1966 vinto in casa propria. Da quel momento mai oltre i quarti di finale nel torneo più prestigioso del globo, mentre agli Europei un 3° poso nel ’68 e la cocente finale di Wembley persa per mano dell’Italia nel 2021.

Che sia l’anno dell’Inghilterra? Difficile a dirsi, visto che è una frase pronunciata quasi tutti gli anni, ma la squadra c’è ed è mediamente giovane. La Next Gen è guidata da quel Jude Bellingham destinato a numerosi palloni d’oro che, a soli 20 anni, vanta 132 presenze con il Borussia Dortmund e 30 con il Real Madrid. Accanto a lui ci si aspetta molto da giocatori già navigati come Saka, Foden, Gordon e Palmer, tutti tra 21 e i 23 anni.

Mainoo, Inghilterra
Mainoo, Inghilterra @Twitter

Il simbolo della Nex Gen dell’Inghilterra è però un certo Kobbie Mainoo, nome che ai più potrebbe risultare ancora sconosciuto. Eppure dopo 23 gare con il Manchester United, dove è sempre più titolare, è arrivata anche la chiamata di Southgate; per il classe 2005 la chiamata per Euro2024 diventa è ora molto probabile. Un’Inghilterra giovane e frizzante; ma serve diventare anche vincenti.

Francia tra presente e futuro: da Zaire-Emery a Tel e Yoro

Facendo un breve sondaggio per strada siamo abbastanza sicuri che, alla domanda su chi sia la favorita per Euro2024, un buon 80/90% risponderebbe Francia, e come non dargli torto. Deschamps è chiamato a cancellare le delusioni degli ultimi due appuntamenti, terminati agli ottavi contro la Svizzera all’Europeo e in finale con l’Argentina al Mondiale, e la squadra è un’armata che sembra imbattibile.

Un dato salta subito all’occhio: dei 23 convocati per le due amichevoli contro Germania e Cile, solo 3 giocatori aveva più di 30 anni, ovvero il portiere Areola (31), il terzino Clauss (31), e ovviamente Giroud (37). La squadra è giovane oltre che forte e, al di là di Mbappé e compagnia, il Nex Gen che salta all’occhio e Zaire-Emery: già 64 match disputati nel PSG e presenza fissa in Nazionale maggiore per il classe 2006, talento puro di sicuro avvenire.

Zaire-Emery, PSG @livephotosport
Zaire-Emery, PSG @livephotosport

Se poi si butta un rapido sguardo su coloro che devono ancora arrivare alla maglia Blue dei grandi ma che ci arriveranno presto, è evidente come la Francia abbia davanti anni di strapotere rispetto a Italia e resto del mondo: pensiamo a Mathys Tel, che a 18 anni è a 14 gol in 61 presenze con un certo Bayern Monaco; o a Leny Yoro, pari età che ha guidato la difesa del Lille già 51 volte. Competere con i Galletti a lungo termine sarà un’impresa ardua.

Tango Argentina: Garnacho, Buonanotte e gli “italiani”

Di tutte le Nazionali fin qui esaminate, chi se la gode di più è l’Argentina, vincitrice della Copa America 2021, che cercherà di difendere quest’estate negli Stati Uniti, e del Mondiale in Qatar nel 2022. Va da se che lo zoccolo duro che ha portato l’Albiceleste in trionfo, riportando la Coppa del Mondo nel paese dopo i successi del 1978 e del 1986, è confermato, ma più di qualche nuovo volto giovane sta uscendo allo scoperto.

Il più appariscente è Alejandro Garnacho che, sulle orme del suo idolo Cristiano Ronaldo, ha già collezionato, a soli 19 anni, 12 gol in 74 partite col Manchester United, di cui è un titolare inamovibile. Da seguire con attenzione anche Facundo Buonanotte, anch’esso classe 2004, entrato nel giro della Nazionale maggiore, che con De Zerbi al Brighton è a 42 presenze ed ha tutta l’aria di essere il classico fantasista dietro le punte made in Argentina.

Anche in Italia abbiamo la fortuna di ammirare qualcuno che nell’Albiceleste è destinato a starci come l’asado in un pranzo domenicale argentino. Due gli “italiani” attenzionati: Valentin Carboni, astro nascente dell’Inter, in prestito al Monza, che ha esordito questo weekend contro il Costa Rica, e Matias Soulé, autore di un gol senza senso con l’U21 che vi riproponiamo. Se a tutto ciò aggiungiamo anche il classe 2006 Echeverri, già acquistato dal Manchester City, l’Argentina ha dalla Next Gen risorse per tanti anni.

Italia titubante: Calafiori emblema di un sistema da cambiare

Ed eccoci arrivati finalmente ai nostri panni, ad un Italia che si avvicina a questo Europeo da campione in carica, con la speranza di poter far bene e la consapevolezza di essere ancora un cantiere aperto. La squadra di per se è mediamente giovane, se pensiamo che per le amichevoli contro Venezuela ed Ecuador sopra i 30 anni c’erano solo Di Lorenzo, Jorginho e Bonaventura, complici anche le assenze di Acerbi e Immobile.

Rimane però un’Italia titubante quando si parla di giovani in pianta stabile in grandi club e in Nazionale: l’emblema è Riccardo Calafiori (22 anni a maggio), per distacco il difensore più in forma degli ultimi mesi, lasciato all’U21 per aiutare nelle due sfide di qualificazione all’Europeo di categoria contro Lettonia e Turchia. Saranno state anche solo due amichevoli, ma stentiamo a credere che, tanto per la crescita del ragazzo quanto per il bene dell’Italia, giocare con gli azzurrini sia più formante ed importante che con “i grandi”.

Calafiori, Italia
Calafiori, Italia @Twitter

Un discorso simile lo si potrebbe fare anche con l’altro bolognese sugli scudi, il 21enne Fabbian, ed il messaggio che passa di anno in anno è sempre lo stesso: bravi sì, validi sì, ma alla fine dei conti non siete pronti per la Nazionale maggiore, cose che farebbero rotolare dalle risate i vari Yamal, Endrick, Mainoo e così via. Il problema non sono gli interpreti, ma un sistema da cambiare da dentro, una mentalità che ci porta a guardare a ragazzi di 21, 22, 23 anni come giovani e non come giocatori fatti e formati, che dovrebbero avere un bagaglio d’esperienza tale da essere già pronti per l’Italia dei grandi.

Da Mancini a Spalletti: non c’è posto per gli U21

Ciò che stiamo dicendo non è campato in aria, ma supportato da dati di fatti che mostrano come la musica non sia cambiata in questi ultimi anni. Abbiamo visto un Roberto Mancini farsi paladino di messaggi promozionali in favore dei giovani, dando spazio a Gnonto o ad un Pafundi eterno “fenomeno” che in Italia non abbiamo mai visto giocare, prima che ci salutasse per andare in prestito al Losanna.

Eppure anche il buon Mancini, una volta davanti alla lista dei 23 convocati da stilare per l’Europeo 2021 brillantemente vinto, si dev’essere dimenticato di tale movimento pro gioventù: l’Italia era stata infatti una delle 5 squadre su 24 a non avere U21 in rosa, e a ben vedere, anche con Spalletti il dato migliorerà poco. Tolto Scalvini (20), di fatto certo del posto ad Euro2024, il solo Udogie (21) sembra avere qualche speranza di unirsi all’atalantino per tenere alta la bandiera della Next Gen italiana, una categoria da valorizzare meglio.