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Il mercato della NBA è molto diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati. Ci sono una serie di regole e paletti da rispettare che rendono ogni operazione complicatissima, rendendo la pianificazione una componente assolutamente necessaria in una squadra che vuole competere. Partiamo da un concetto chiave. Nel mercato della NBA il concetto di cartellino non esiste. Se una franchigia vuole prendersi un giocatore di un’altra squadra, non andrà da quest’ultima con un’offerta per il cartellino perché – come già detto – il concetto di cartellino non esiste. L’unico modo per fare mercato è attraverso le trade, che, banalmente, sono lo scambio di giocatori tra due squadre. La particolarità della trade, però, è che ogni giocatore si porta nella nuova squadra i termini salariali del contratto che aveva nella franchigia precedente, per questo motivo, entrambe le squadre dovranno fare i conti con il Salary Cap prima di poter procedere ed ultimare lo scambio.

Che cos’è il Salary Cap e come influenza le trade
Il Salary Cap è, detto in maniera molto semplicistica, il tetto di ingaggi che le società non possono superare. Per questo, visto che in una trade i giocatori coinvolti si portano dietro i termini salariali del contratto che già avevano, i due Front Office che si occupano dello scambio dovranno evitare che il tetto del Salary Cap venga superato, pena multe salatissime previste dalla Luxury Tax. Questo meccanismo rende molto impegnativa qualsiasi tipo di operazione e le superstar che hanno solitamente degli ingaggi pesantissimi difficilmente vengono scambiate perché l’immenso spazio salariale che occupano è spesso molto difficile da ammortizzare. Solitamente, piuttosto che con uno scambio, una superstar cambia casacca nella Free-Agency durante l‘offseason. Adesso, invece, vedremo in che modo avvengono le trade, attraverso un esempio specifico che vede coinvolta una Superstar.

Come avviene una Trade NBA: Trade diretta o multi-trade
Dovrebbe essere dunque abbastanza chiaro come sia lo stipendio che percepiscono gli atleti a determinare la fattibilità di uno scambio. Ovviamente, se due giocatori percepiscono lo stesso stipendio o cifre simili, viene da sé che in questo specifico caso sarebbe possibile attuare una trade diretta tra le due franchigie. Diverso è ovviamente il caso in cui si voglia imbastire una trade tra giocatori che percepiscono stipendi distanti tra di loro. In questo caso, si può ricorrere ad una multi-trade, che coinvolge più di una squadra e più di un giocatore. Il caso più recente e più emblematico in questi termini è quello che vede come protagonista James Harden che passò ai Brooklyn Nets con un contratto da 41 milioni di dollari. I Nets in quel caso, per liberare lo spazio salariale sufficiente per farsi carico del suo contratto, non diedero ai Rockets un singolo giocatore che percepisse uno stipendio simile, bensì, liberarono spazio salariale rinunciando a 3 giocatori e alcune scelte al draft, coinvolgendo addirittura 4 squadre.
I Nets mandarono Levert ad Indiana in cambio di Oladipo, che venne dirottato subito a Houston. Allen e Price invece finirono a Cleveland ed ecco liberato lo spazio necessario per firmare i 41 milioni del barba. Un’altra soluzione, potrebbe essere quella di mandare due giocatori i cui contratti sommati equivalgono il contratto del giocatore che si vuol prendere., anche se è molto difficile, per non dire impossibile, che una squadra si privi del proprio giocatore più forte per due gregari. Tuttavia, queste sono le ipotesi con le quali le varie franchigie si trovano a fare i conti quando hanno la necessità di apportare cambiamenti a roster. Queste però, non sono le uniche opzioni. Perché durante l’offseason, si apre la cosiddetta finestra della Free Agency, che apre le porte a nuove possibili opzioni per il mercato NBA e le varie squadre.
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Che cosa è un Free Agent e che cos’è la Free Agency
Un giocatore Free Agent è un giocatore che non è sotto contratto con nessuna squadra NBA, quindi può esserlo anche uno che ha appena terminato un contratto con la propria ex squadra senza rinnovarlo. Questi giocatori possono firmare con chi vogliono alle cifre che vogliono. Non tutti i Free Agent sono uguali, e bisogna effettuare una distinzione tra Unrestricted Free Agent e Restricted Free Agent. Il primo, non ha alcuna limitazione e può firmare per chi vuole per una cifra che ovviamente dipende dalle disponibilità del Cap – quindi dallo spazio a disposizione in termini salariali – della squadra interessata. Il secondo tipo, invece, ha delle limitazioni che gli impediscono di poter fare come vuole.
Il Restricted Free Agent è costretto a rimanere nella squadra in cui ha giocato fino al termine del suo contratto qualora quest’ultima pareggiasse l’offerta presentata da un’altra franchigia. A parità di offerta, dunque, il giocatore dovrà restare nella sua squadra. I Free Agent e le società NBA possono effettuare questo tipo di operazioni durante una finestra temporale chiamata Free Agency, che avviene durante l’offseason. Ovviamente questa finestra si scalda quando i migliori giocatori in circolazione diventano svincolati, con le varie società che già da prima si apprestano a liberare più spazio salariale possibile per poter offrire al giocatore di turno il massimo.
Ricorderemo nel passato recente, la firma di LeBron James ai Los Angeles Lakers, o la chiacchieratissima firma di Kevin Durant per i Golden State Warriors. Sono firme destinate a spostare gli equilibri dell’intera lega, che rendono la Free Agency un momento cruciale della stagione. Una squadra può diventare una contender al titolo con le giuste firme, ma può anche compromettersi il futuro. Offrire un contratto molto alto ad un giocatore che poi non rispecchierà quel valore con le prestazioni sul campo, ad esempio, può creare dei serissimi problemi, perché poi, anche in ottica trade nessun’altra franchigia vorrà farsi carico di quel contratto che di fatto occupa spazio ed impedisce manovre. Come dicevamo all’inizio dunque, alla luce di tutto ciò, nel mercato della NBA, è assolutamente necessaria una pianificazione minuziosa nei minimi dettagli, se si vuole creare un roster competitivo e con margini di manovra.