“Non piangere se qualcosa finisce, sorridi perché è accaduta”: Roger Federer, The Last Dance

L'ultimo ballo di Roger Federer, l'ultima emozionante opera del Re del tennis: una sconfitta dal sapore di vittoria, un trionfo da vero campione

A cura di Carlotta Desirello 10 Minuti di lettura
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Roma, 01:26; New York, 19:26; Sidney, 09:26; Londra, The O2 Arena, 00:26; il dritto di Sock compie due rimbalzi, tutto il mondo del tennis trattiene il respiro: è finita, Roger Federer ha “ballato” per l’ultima volta. Una delle più grandi carriere sportive di sempre termina come forse nessuno pensava, o sperava: con una sconfitta. Re Roger appoggia lo scettro e china il capo. Con l’umiltà di un campione stringe la mano ai vincitori, un passaggio di testimone rivolto a tutto il movimento tennistico: il sovrano si ritira, non è più suo compito regnare; una stretta e un abbraccio carichi di significato: “Il mio meglio l’ho ormai dato, ora tocca a voi”. Affianco a lui un altro re: The King of Clay, Rafael Nadal; un compagno di viaggio più che un rivale, un amico prima di un avversario, l’altra metà della mela, l’incastro perfetto che ha portato al successo. E, infondo, è proprio così che deve finire.

Federer, Laver Cup
Federer, Laver Cup

La fine di una favola, o una nuova “prima volta”

Entro nello spogliatoio, indosso la divisa del Team Europe, mi allaccio le scarpe, mi lego la fascia alla testa. Mi allaccio la felpa, faccio un cenno a Rafa e sono pronto: è ora di scendere in campo. Sto semplicemente compiendo le azioni che mi accompagnano da una vita; eppure, mi sembra la prima volta… o meglio l’ultima.

Com’è strana la vita: azioni normali e abitudinarie possono diventare all’improvviso così emozionanti, così estranee, come se fosse la prima volta che le andiamo a fare. In fondo, infatti, l’ultimo atto di un’opera non è altro che un nuovo primo atto, basta continuare a scrivere la propria storia e quella di Roger Federer, beh, non finirà certo qua. Una fine e un inizio, tutto sommato, non sono così diversi ed è forse per questo motivo che quando perdiamo qualcosa automaticamente ci ricordiamo di come tutto è iniziato e quelle sensazioni tornano a galla. Non c’è tempo per starci a pensare troppo, però, perché arriva l’annuncio: “Please welcome Roger Federer and Rafael Nadal”. Si alza il boato della O2 Arena: The Last Dance ha inizio.

Federer e Nadal, Laver Cup
Federer e Nadal, Laver Cup

L’ultimo ballo, l’ultima lotta

Tutta l’Arena sembra qua per me, tutti i miei compagni sembrano qua per me. Il fisico, purtroppo, non è quello di una volta. Il livello che metto in campo, purtroppo, non è quello di una volta. A tutti quanti, però, non sembra importare, tutti quanti mi guardano come il Roger Federer dei 20 slam, il Maestro, il numero uno al mondo. E se allora non è qui in questo campo che devo dimostrare il mio valore, divertiamoci!

Non è una partita come le altre, non può essere una partita come le altre. Lo sport nasce dalla passione, dalle emozioni e sono queste ad arrivare a milioni di persone, ancora prima del bel colpo, ancora prima della vittoria. Il teatro dell’ultima gara di Roger Federer è così speciale proprio per questo motivo, per l’amore della gente verso colui che per così tanti anni ha illuminato il circuito, per la stima fuori dal comune che i colleghi intorno a lui gli dimostrano. C’è tempo, quindi, per un’ultima opera, per divertirsi e far divertire milioni di persone un’ultima volta, per gioire e lottare un’ultima volta.

Federer, Laver Cup
Federer, Laver Cup

Un match point fallito, un ultimo punto inaspettato

Ecco che arriva il super tie-break. Ci sono riuscito, ho reso quest’ultimo ballo il più lungo e avvincente possibile. Non posso non continuare a lottare punto su punto, per amore e rispetto di questo sport, di questo pubblico, del mio compagno e della mia squadra. Siamo giunti al match point, devo andare a servire. Forse è proprio con una delle armi più potenti che mi hanno accompagnato nella mia carriera che questa grande avventura deve terminare… o forse no.

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In alcuni casi, non conta lo stato di forma o le capacità del momento, le emozioni e la forza di volontà trascinano a livelli in partenza impensabili e, se nel super tie-break poteva essere la stanchezza a fare da padrona all’interno della coppia Federer-Nadal, è stato invece l’animo da campioni a predominare. 9-8 a favore dei Fedal, l’O2 Arena si alza in piedi, le persone sono pronte a riprendere quello che potrebbe essere l’ultimo punto vincente nella carriera di Re Roger. Eppure, non è così che deve andare; in realtà, la gente non sa che il fatidico punto c’è già stato, le persone non sanno che gli è passato davanti senza che se ne rendessero conto. Il bello, però, è proprio questo, perché l’ultimo punto di Federer è stato, in questo modo, così naturale, come il suo talento, e così speciale, come tutta la sua carriera. Il suo ultimo punto, il suo ultimo vincente, il suo ultimo ace sono stati un punto, un vincente, un ace alla Federer: senza la pressione, senza l’adrenalina che li avrebbero resi un qualcosa di distante rispetto alla sua essenza.

Federer e Nadal Laver Cup
Federer e Nadal Laver Cup

Quando la sconfitta ha il sapore di una vittoria, signore e signori: Roger Federer

Mi giro a destra, il colpo è terminato in campo, la pallina ha rimbalzato due volte. Ho perso. Guardo verso la rete: eccoli i vincitori. Mi avvicino a loro per stringergli la mano, ma c’è qualcosa di diverso dal solito. Osservo i miei avversari, il mio compagno, la mia squadra, l’Arena; dovrei sentirmi sconfitto, eppure tutti mi fanno sentire il vincitore, sento di aver vinto. Allo stesso tempo, però, sembra che tutti abbiano perso qualcosa e in quel momento lì mi accorgo che anche io sto per percepire una sconfitta, perché dopo oggi perderò tutto questo.

“Game, set and match Sock and Tiafoe”. Non è arrivata l’ultima grande vittoria di Roger Federer, non termina con il classico lieto fine la favola di questa sera. Sembrava tutto scritto, sembrava tutto pronto: l’ultima grande vittoria del Re, affianco all’amico e rivale di sempre. È arrivata, invece, l’ultima sconfitta di Federer, ma non per questo non porta con sé il tanto agognato lieto fine. Si dice che i veri campioni possono perdere una battaglia ma vincere una guerra e, osservando i compagni di Roger, gli avversari e il pubblico, non si può non notare che la guerra è stata vinta, perché il Maestro ha trionfato nella carriera, ha trionfato nella vita e resterà impresso nel cuore di tutti: da quel campo non può che uscirne da vincitore.

Federer, Laver Cup
Federer, Laver Cup

La battaglia, però, è persa, simbolo che la carriera, forse, è terminata proprio nel momento giusto. La battaglia è stata persa al fianco di Rafael Nadal, il compagno di sempre, perché forse quell’ingranaggio perfetto che i due hanno messo in piedi per quasi vent’anni si è ora, per quanto riguarda il campo, concluso. E se tante volte non si è sicuri di quando sia giusto che una lunghissima e ricchissima avventura debba aver fine, in questo caso l’ultimo atto sembra più appropriato che mai. Tra i colleghi, tra gli spettatori, tra gli amanti di questo sport, però, le lacrime sono difficili da trattenere, perché giunge la consapevolezza che è appena terminata una delle storie più belle di sempre del mondo del tennis, ci si rende conto di aver appena “perso” uno dei più grandi di sempre. Arrivano, infine, le lacrime di Roger, perché sì, anche lui in questa serata ha perso qualcosa e sono tutte le emozioni che lo hanno accompagnato in questa bellissima favola, ma lui sa, come tutti sanno, che sono indelebili e che resteranno impresse nel cuore di tutti per sempre.

Non piangere perché qualcosa finisce, sorridi perché è accaduta

Gabriel García Márquez