🔎 Strage Mosca, tra realtà e cospirazione: quando il terrore scorre sul web

Tra realtà e cospirazione, l'analisi della strage di Mosca passa dal racconto dei diversi mezzi di comunicazione, talvolta abili nel manipolare la realtà dei fatti: quando il terrore scorre sul web risulta più facile perdersi nei meandri della disinformazione

Federica Concas
16 Minuti di lettura

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Attentato Mosca 2024. Una query diventata virale a pochi istanti dal massacro registrato al Crocus City Hall, una sala concerti situata nel quartiere Krasnogorsky. Quando la drammaticità diventa virale le notizie giungono con tutta la crudezza dell’evento. Da Telegram a Twitter, ipotesi e congetture diventano concrete, mostrando uno spaccato di realtà senza filtri.

La presenza dei social acquisisce un ruolo da protagonista proprio come accaduto nella serata di venerdì 22 marzo. Quasi a voler ricordare come il web abbia sempre più acquisito un ruolo predominante. Capace di raccontare terrore e dolore, abile al contempo nel manipolare l’opinione pubblica. Diventando sempre più uno spaccato del mondo dell’informazione.

La strage di Mosca racconta questo. Un parallelismo tra il tradizionale giornalismo e la presenza di spettatori partecipanti. Protagonisti che diventano involontariamente gli attori principali dell’evento. Quest’ultime figure fondamentali pronte a raccontare attraverso contributi video il teatro del massacro.

Ma, il filo conduttore che collega quanto accaduto al Crocus City Hall alla cosiddetta cattiva informazione anche nel caso della strage a Mosca è apparso piuttosto sottile. Una circostanza che ha lasciato spazio alle cosiddette fake news, cospirazioni e ipotesi fantasiose. Rischiando talvolta di infangare la reale trama dei fatti per come realmente è accaduta.

Proprio per questo, per raccontare a fondo quanto accaduto al Crocus City Hall è bene distinguere le notizie reali da quelle facilmente suggestionabili. Un passaggio importante affinché il lettore possa, con spirito critico, avere un’idea di quanto accaduto senza manipolazioni. Perché quando il terrore viene raccontato dai social è facile perdersi spesso nei meandri della disinformazione.

Attentato a Mosca
Attentato a Mosca (@Twitter Ansa)

La cronaca dell’attentato: le prime notizie

L’attentato al Crocus City Hall ha scosso l’opinione pubblica fin dai primi attimi in cui la notizia ha iniziato a ribalzare tra le più importanti agenzie stampa. Un evento accaduto in un momento già di per sé abbastanza delicato. Periodo che fa da sfondo alle numerose vicende geopolitiche che stanno caratterizzando gli ultimi anni. In primis, la guerra tra Ucraina e Russia.

Fin dai primi momenti, l’attentato accaduto a Mosca ha delineato intorno a sé una mole di contribuiti che si sono rivelati decisivi. Ma che al contempo hanno rischiato di raccontare l’efferato dramma inscenato al Crocus City Hall in modo errato, a tratti alterato. Notizie tuttavia ancora da verificare ma che pongono una serie di dubbi su quanto realmente sia accaduto. Ma, è fondamentale partire proprio da quest’ultimo aspetto.

Sono circa le ore 19:00 di venerdì 22 marzo quando un comando di persone, il cui numero viene costantemente aggiornato e rivalutato di ora in ora, fa irruzione al teatro oggetto della strage. Prima dell’inizio del concerto del gruppo musicale Picnic. L’agenzia stampa Tass scrive che gli aggressori avrebbero usato fucili automatici. La Ria Novosti afferma che alcuni uomini armati hanno lanciato anche una granata incendiaria.

Da Telegram a Twitter: il ruolo dei social

Le prime notizie sono incerte ma trovano terreno fertile specialmente attraverso la piattaforma Telegram ed in particolare grazie al canale Baza. Fonte indiscutibile di video e testimonianze che hanno permesso di delineare quanto effettivamente accaduto e di smascherare alcune congetture apparse viceversa su Twitter.

I social si candidano a ricoprire subito un ruolo da protagonista dando voce ma soprattutto immagine alle numerose persone vittime del tragico attentato. Una catena di riprese che fa il giro del web. Da Telegram a Twitter i video si raddoppiano, raccontando cosa è accaduto durante la sparatoria di Mosca nel modo più crudo e veritiero possibile. Un ruolo cruciare che tuttavia, dopo la mole di notizie circolate, rischia di ricadere nell’effimera disinformazione.

Non solo realtà: la fake news diventa virale

Fake news. Un termine che specialmente negli ultimi anni sta ricoprendo un ruolo fondamentale nei meandri dell’informazione più veritiera. L’attentato registrato a Mosca è solo uno degli ultimi episodi di cronaca che ha dato il via ad una serie di cospirazioni e false notizie che hanno caratterizzato il triste epilogo per la Russia. In una delle notti di più difficili degli ultimi anni.

La più clamorosa si ricollega all’identità degli attentatori. Quest’ultimi fotografati da prima in macchina, lasciando il luogo della strage e successivamente mostrati con foto identificativa, correlata da nomi e cognomi. Immagine circolata nel web tra realtà e fake news che ha di fatto attivato una vera e propria caccia all’uomo.

E mentre la maggior parte delle testate giornalistiche televisive si affrettavano a mandare in onda le generalità dei ricercati. Su Telegram, il canale Baz, smentiva categoricamente l’indizio diventato virale su Twitter. Un manifesto spacciato per realtà tuttavia antecedente alla strage di Mosca. Una falla scovata ma condivisa dagli internauti anche dopo la secca smentita.

Suggestione foto: i presunti sospettati

Il web ci ricorda quanto talvolta sia semplice portare in auge vere e proprie fake news. Proprio come accaduto a poche ore dall’incursione dei terroristi al concerto. Un via vai di indiscrezioni che si sono soffermate su cinque nomi. Volti spacciati per i veri ideatori dell’attentato. Presunti sospettati messi alla gogna dell’opinione pubblica.

Visi ma soprattutto nomi già in passato accostati all’Isis. Tuttavia, militanti già uccisi durante una sparatoria ad inizio marzo, a causa dei crimini a cui i cinque nomi erano stati accostati. Ovvero sempre relativamente alla questione terrorismo. Un’immagine, quella divulgata, dunque antecedente alla strage di Mosca. Teatro di un massacro in cui i presunti sospettati erano volti e nomi totalmente sbagliati.

Il ruolo dei social network: la rivendicazione

L’atroce attentato al Crocus City Hall rappresenta solo uno degli ultimi avvenimenti in cui realtà e disinformazione si sono spesso intrecciati, in pericolose supposizioni. Ad appena 24 ore dal massacro, le notizie riportate sui canali social potrebbero ben presto essere smentite. Lasciando spazio ad informazioni con alla base semplici congetture.

Quel che infatti caratterizza il rapporto che lega i fatti di cronaca più crudi al mondo dell’informazione prettamente social è anche il ruolo ricoperto da quest’ultimi. Timonieri di una verità espressa concretamente. Ma al contempo, capaci di velocizzare la popolarità delle notizie, tra cui anche false congetture. Con estrema rapidità di condivisione.

Una circostanza che rende il mondo dell’informazione web un posto piuttosto scomodo e che rischia di interfacciarsi con una realtà assai differente. Quest’ultima pronta a chiedersi: “I social quanto possono essere realmente veicolo di informazioni attendibili?”. Una domanda importante se si pensa che è proprio attraverso Telegram che è giunta la rivendicazione della strage di Mosca.

L’Isis si affida a Telegram: a rischio l’attendibilità del messaggio

Contestualmente, nell’arco delle prime ore, dopo la fake news circolata relativa alla foto dei presunti attentatori. Su Telegram è comparsa la rivendicazione dell’Isis. Una nota in cui la stessa attendibilità del messaggio è stata messa in dubbio. Con quest’ultima che non ha ancora sciolto i numerosi dubbi avanzati.

In primis, il modus operandi in cui è stato confezionato il messaggio. Grafica e modalità che raramente avrebbero caratterizzato la rivendicazioni dell’Isis. Così, ancora una volta il web si elegge a protagonista, determinando stavolta pareri assai diversi relativamente a quelli appoggiati dal mondo dell’informazione più tradizionale.

Il caso social: quando la fake news diventa attendibile

C’è un elemento comune che collega le informazioni che diventano virali grazie ai social da quelle che non ricevono particolare attenzione. Una prerogativa che paradossalmente separa spesso le notizie false da quelle più attendibili: il sensazionalismo. La foto dei cinque ricercati e la probabile rivendicazione Isis ne sono l’esempio.

Seppur è vero ricordare che, ad oggi, le indiscrezioni relative alla strage di Mosca siano ancora per la maggior parte tutte da verificare. Queste due notizie rapportate fra loro raccontano come il falso talvolta venga spacciato per vero e viceversa. Un vero e proprio grattacapo.

A diventare realistica è la notizia scoop, quella che paradossalmente nella maggior parte dei casi risulta la meno attendibile. E viceversa, a diventare una palpabile fake news è l’indiscrezione che potrebbe rappresentare obiettivamente l’ipotesi maggiormente accreditata.

Attentato Mosca: la popolarità della notizia tra realtà e social

La banalità contro il sensazionalismo: la popolarità della notizia

La notizia dell’immagine dei cinque sospettati della strage di Mosca, a differenza della rivendicazione dell’Isis, ha subito meno smentite e prese di posizione. Anche se tuttavia quest’ultima è diventata maggiormente virale.

La rivendicazione delI’Isis, dietro l’attacco al Crocus City Hall, è stata interpretata dagli utenti di Twitter come una vera e propria fake news. O per meglio dire, un’ammissione poco credibile. Presupposto che si inalbera nei meandri della psicologia dell’internauta. Una circostanza da non sottovalutare, che molto spesso muove le fila della percezione. Quest’ultima che va oltre l’effettivo svolgimento dei fatti.

La politica ed il sentire comune: un intreccio pericoloso

Quanto accaduto a Mosca avrà un importante risonanza sulla geopolitica e non solo. Si ripercuoterà anche sul sentire comune, sulle diverse opinioni volte ad andare oltre i fatti così come raccontati dalla cronaca.

Tra il mondo dei social, politica e internauti c’è un intreccio assai pericoloso che, come analizzato precedentemente, va ad alterare la reale veridicità della notizia per far spazio ad un sentire personale espresso talvolta attraverso la condivisione di fake news o notizie chiaramente manipolate.

Quando il terrore scorre sul web è facile che la realtà venga cambiata. Ed a svolgere un valore cruciale relativamente a quanto accade non è tanto il dovere di cronaca. Ma il modo in cui gli stessi internauti si approcciano alla notizia. In tal senso, quanto accaduto oggetto di analisi racconta quanto il sentire comune possa distorcere la realtà effettiva. Il dovere di cronaca.

Putin vs Zelensky: la comunicazione online

In uno dei momenti più complessi vissuti dalla popolazione russa, la popolarità delle notizie relative all’attentato vanno anche ad interfacciarsi con le dichiarazioni rilasciate da Putin e Zelensky. Parole figlie di una comunicazione che seppur in modo diverso sta comunque alterando la percezione di quel che è accaduto.

Il presidente della Russia è il primo a non credere alla rivendicazioni dell’Isis. Viceversa il leader dell’Ucraina gioca al contrattacco, con la volontà di difendere la nomea del proprio popolo. Punti di vista che stanno condizionando la percezione dell’evento. Rendendo i social sempre più un mezzo comunicativo talvolta inaffidabile.

Attentato Mosca: tra complotti supera le fake news

Per raccontare a fondo quel che è accaduto a Mosca è stato necessario analizzare le indiscrezioni ribattute dai social. Scrutare le notizie attendibili e non, mettendo a confronto due episodi che seppur diversi hanno reso la notizia appetibile anche sotto il punto dell’opinione pubblica.

Il confine è labile come d’altronde la capacità di riconoscere una fake new da una notizia reale. Un presupposto che sta caratterizzando sempre di più il mondo dell’informazione a 360° gradi. Tra cospirazioni e complottismo, l’attentato di Mosca ha registrato una buona fetta di pareri discordanti ma soprattutto suggestivi.

Il viaggio nei meandri dei social volto a comprendere quel che effettivamente è accaduto al Crocus City Hall termina ponendo l’accento anche su una buona fetta di internauti. Chi crede nelle verità taciute manipolando totalmente gli scenari e gridando al complottismo.

Così, la targa made in Ucraina sulla presunta macchina utilizzata dagli attentatori ha aperto varie ipotesi talvolta spacciate per vere. Tra le quali, la convinzione che a capo del massacro ci sia addirittura lo stesso Putin. E chi, viceversa, sarebbe convinto del contrario. Scenari totalmente diversi che raccontano uno spaccato del web molto acceso.

Una lotta tra fazioni che non permettono di dare veridicità alla notizia ma che, secondariamente, anche in questo caso rischiano di rendere assai nebulosa la reale trama dell’accaduto. Anche se è pur vero ricordare che i social sono sì uno strumento pericoloso di propaganda. Ma pur sempre un mezzo neutro.

Tra conclusioni e ipotesi: i prossimo scenari

Sono appena passate 24 ore e l’attentato terroristico che ha scosso la Russia e tutto il mondo ha ancora tanto da raccontare e comprendere. Grazie alla cronaca supportata dai media televisivi, della carta stampata e web come d’altronde anche dai social. I prossimi scenari che potrebbero prendere largo sono diversi, ponendo al centro di ogni considerazione la capacità comunicativa attraverso cui il dovere di cronaca riuscirà a rappresentare l’effettiva realtà.

In un mondo sempre più caratterizzato da un’informazione assai costante e a tratti eccessiva, saranno le verità taciute a raccontare quel che è realmente accaduto nella serata di venerdì 22 marzo. Una giornata dedicata alla famiglia, all’incontro con gli amici ad un momento leggero diventato un incubo senza fine per la Russia e più in generale per il mondo intero.