Alessio Romagnoli, l’uomo del destino del Milan: il capitano al congedo

Alessio Romagnoli è l'uomo del destino del Milan: storia del capitano rossonero giunto al congedo

Nicola Liberti
13 Min Read

Alessio Romagnoli nasce il 12 gennaio 1995 ad Anzio, Roma. Nato e cresciuto nella capitale, in essa trova anche natali e crescita in ambito calcistico. All’età di soli 8 anni inizia infatti il proprio percorso nella squadra rivale del suo cuore, l’AS Roma. Dal 2003, e per 9 lunghi anni, Alessio milita infatti nel settore giovanile giallorosso. Sin da bambino, dunque, Romagnoli non fa sconti e non bada a questioni di tifo o cuore, anteponendo professionalità e dedizione ad ogni altra cosa del calcio, o non.

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Alessio Romagnoli, Roma
Alessio Romagnoli, Roma

Alessio Romagnoli: “È stato un segno del destino”

La prima esperienza tra i grandi combacia con il debutto assoluto in campo professionistico, in occasione della gara interna di Coppa Italia vinta per 3-0 contro l’Atalanta. Lo storico, e stoico, allenatore ceco Zdenek Zeman gli concede infatti il debutto da titolare nella gara poi vinta all’Olimpico, ponendo così Alessio dinanzi all’Italia del calcio per la prima volta. La partita seguente vede la Roma affrontare il Milan, nuovamente in casa, nuovamente con Alessio Romagnoli in campo. Incontro questo, che “con il senno di poi credo sia stato un segno del destino“. La serie di appuntamenti con il destino ha inizio in data 22 dicembre 2012. A 17 anni il nativo di Anzio disputa la prima gara in Serie A contro quella che, a distanza di pochi anni, diverrà la sua squadra, la squadra che capitanerà per 4 stagioni. Nuovo debutto, nuova vittoria e nuova prestazione di livello: Alessio gioca, vince e convince, in primis il boemo. A questi però, succede sulla panchina Rudi Garcia nell’estate immediatamente successiva al debutto del giovane in maglia 46. Il tecnico francese rilega il difensore ad un ruolo marginale in rosa, spingendolo così al prestito annuale alla Sampdoria, per la stagione 2014/15. A Genova incontra quello che, con ogni probabilità, è l’allenatore più importante della sua carriera, Sinisa Mihajlovic. 30 gare stagionali, 2 reti all’attivo; il bottino idea per attirare su di sé le mire di rilancio dell’ultimo Milan del duo BerlusconiGalliani.

Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Alessio Romagnoli, da Anzio al Milan

Nell’estate degli arrivi di Andrea Bertolacci, Carlos Bacca e Luiz Adriano, l’ad Adriano crede nel giovane romano, portandolo a varcare la soglia dell’inferno calcistico, nonché a difendere i pali del Diavolo, con un atto di forza pari al peso di 25 milioni di euro sul bilancio del Milan di quegli anni. Il futuro capitano viene visto appunto come tale, oltre che come colonna attorno alla quale ergere il club nel futuro. Galliani esorta colui che allo sbarco in città è stato accompagnato dall’appellativo, rimastogli per sempre marchiato addosso, di “nuovo Nesta” a scegliere la tutto fuorché leggera divisa numero 13. 20 anni, sulle spalle il peso della storia, sulla pelle i colori della leggenda, attorno critiche ed occhi puntati su di sé: così ha inizio la storia d’un amore mai totalmente consumatosi tra il Milan ed Alessietto da Anzio, in arte Alessio Romagnoli.

Il Diavolo di quel 2015 è guidato dallo stesso Sinisa che ha guidato l’ex 46 in blucerchiato. Il tecnico con grinta e verve scongiura più volte l’ipotesi esonero nel corso dell’anno, salvo poi coglierla nel momento più importante della propria carriera: a pochi giorni dal disputarsi della finale di Coppa Italia contro la Juventus, poi vincitrice del torneo. 40 presenze ed una finale persa segnando il concludersi della prima agrodolce stagione di Alessio in maglia Milan. Tra prestazioni che gli concedono la nomina d’assoluto prestigio di “predestinato“, ed altre macchiate dalla mera inesperienza, il numero 13 si distingue comunque come il miglior centrale, oltre che uno dei migliori giocatori, in rosa.

Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Alessio Romagnoli, la Tempesta Solare di Doha scaccia il buio

Altro anno, altra stagione, altro amaro campionato. Gli anni bui del Milan forgiano nel Romagnoli calciatore animo e spirito, forzandolo ad ergersi a baluardo difensivo di una grande del calcio caduta, e senza alcuna possibilità di far leva su tasselli d’esperienza per rialzarsi. Alessio è solo al comando d’una difesa ed una squadra allo sbando, tacciato di legittima inesperienza, anche se mai riconosciutagli come tale, ed incapacità di caricarsi sulle spalle un reparto, le stelle sulle quali grava ancora il peso della cifra d’una certa Tempesta perfetta. L’unico bagliore entro quelle cupe stagioni è dato dall’illusorio trionfo di Doha, specchietto per le allodole affamate di trionfi dopo anni di totale digiuno. Quello specchietto per diverse stagioni diverrà retrovisore, utile unicamente al consolatorio mirare quella Supercoppa aggiunta in bacheca, in altri anni nuovamente bui.

Dopo Doha, l’Asia ritorna roboante e a passi svelti nella storia del Milan, decisa a segnarle indelebilmente, decisa ad un piano di irrealizzabile immediato rilancio. Lo shuttle rossonero proiettato nella stratosfera del calcio si vede insperato protagonista d’un decollo ampiamente fallito. A poco conta il denaro sonante sventolato e procurato dalla nuova proprietà, tanto desiderosa di stupire con colpi ad effetto, altrettanto inesperta e priva di conti fatti con i progetti futuri del calcio e dello sport.

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Undici nuovi acquisti spacca-progetto vagano senza meta per il prato di San Siro per una stagione, alcuni per altre a seguito, incapaci di distinguersi per attaccamento, talento e sforzi dispensati. Tra questi in maniera indubitabile ed inevitabile svetta il compagno di reparto dell’ex numero 19 bianconero giunto in estate, ineluttabile nell’animo forgiato in tempi non sospetti, costante nel rendimento, pulito nelle giocate e nel porsi al fine palato d’un pubblico milanista allo stremo. Tempesta solare, ripercorrendo nuovamente per nomea le larghe orme di Alessandro Nesta, permette di scorgere bagliori di luci nel cielo di San Siro incupitosi dinanzi ad una squadra persa. L’Europa League conquistata la stagione precedente permette il solo raccogliere di figure non da Milan, compresa quella del liscio sulla linea di porta del collega del 13, oltre che la cocente eliminazione giunta per mani di Arsenal e UEFA.

Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Alessio Romagnoli, Ferrara e quel conto in sospeso

Nuovamente nuovo anno, nuova stagione e nuovo amaro campionato, nel segno d’un Milan leggermente mutato. All’addio dell’ex Juventus segue la nomina di Alessio Romagnoli come nuovo capitano del Milan, gesto volto al sottolineare l’importanza e la centralità nel progetto del club di colui che, giunto tra le tenebre, mai si è arreso e sempre ha lottato con il fine ultimo di perseguire la riconquista di dignità rossonera prima, ed habitat europeo poi. Romagnoli, ad ergersi e distinguersi ancor più dalla concorrenza, se tale può esser definita, pone anche il prolungamento contrattuale in uno dei periodi più tesi, travagliati e mal vissuti della storia del club. Divenuta assoluta ed ineluttabile colonna del Milan presente e futuro, il frontman della difesa rossonera guida la squadra all’accarezzare le stelle, quelle della Champions. Le spettacolari reti in extremis contro Genoa ed Udinese, colte in 4 giorni, a 4 minuti di recupero di distanza l’una dall’altra, vanno dissolvendosi nelle lacrime dell’infausta notte primaverile di Ferrara. Il Milan dopo una stagione d’alta militanza in classifica cede ai rivali cittadini l’ultimo slot atto alla partecipazione alla Champions League, aprendo così una ferita sul cuore del Diavolo, aprendo così un conto lasciato in sospeso per 3 anni prima del suo definitivo saldarsi con l’alzata del Capitano.

Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Alessio Romagnoli, genesi d’un travagliato addio

Le stagioni seguenti vedono gli acri ricordi mischiarsi alla triste ufficiale attualità, quella che vede Alessio aver perso lo smalto dei migliori giorni di Milan. Il giungere a Milanello delle guida tecnica Stefano Pioli, e spirituale Zlatan Ibrahimovic, portano a galla il raccontare storie note. Dal filo diretto BergamoLos Angeles alla riconferma di Reggio Emilia, dalla rinascita in tempi di pandemia al ritorno in Europa nella notte stellata di Bergamo, una volta ancora. Nello scriversi delle righe, del trascorrere dei giorni e stagioni, nel firmarsi dei contratti e nel crescere dei compagni Fikayo Tomori e Simon Kjaer, si trova il perdersi dell’uomo del destino del Milan.

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Sbarcato a Milano in tempi bui e complessi: ha attraversato 4 epoche societarie; vissuto vicende contrattuali complesse, agilmente semplificate e sintetizzate nel tingere il proprio nome e cognome sul rinnovo; ha creduto in un club incredibile, in entrambe le accezioni, nel suo momento peggiore; ha militato, difeso, lottato, rimediato infortuni, gioito e versato lacrime per una grande del calcio caduta in rovina; ha messo faccia e gambe, sudore e cuore, nel tentativo estremo di accompagnare il Diavolo nella risalita dall’inferno al paradiso che gli spetta per nomea, blasone e storia.

Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Alessio Romagnoli, l’uomo del destino del Milan

L’uomo del destino del Milan, giunto con la 13 di Nesta sulle spalle, vivendo la carriera rossonera in assoluta contrapposizione al fuoriclasse concittadino suo predecessore. Dalla 13 a Nuovo Nesta, da Tempesta perfetta a Tempesta solare, dai facili etichettamenti alle eccessive critiche, sempre rivolte a chi mai ha fiatato e sempre ha dimostrato, tramite lavoro ed assoluta dedizione.

L’uomo del destino del Milan, giunto alla prima rete contro l’Inter nel primo derby cinese, ed all’ora di pranzo, della storia. La rete che apre la rimonta del Diavolo verso il 2-2 firmato Cristian Zapata, la stessa rete che apre l’infinito parallelismo tra Romagnoli ed i rivali di Naviglio. Dai derby persi alle decantate “umiliazioni” infertegli dal 9 belga nerazzurro, dai ritorni in campo nei derby stessi, quelli vinti, alle lacrime che solcano il viso del Capitano nell’indimenticata notte degli incubi di Ferrara.

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Alessio Romagnoli, Milan
Alessio Romagnoli, Milan

Dalla nascita alla morte d’una storia d’amore mai interamente consumatasi, dalla gloria ad un recente presente vissuto nell’ombra e nel dissenso inutilmente creato da ampie sezioni della tifoseria rossonera, da predestinato ad accantonato, dati trionfi alle sconfitte, dalle gioie alle lacrime, dalla 13 di Nesta alla 13 di Galliani, dalla Tempesta perfetta a quella solare, da Ferrara a Reggio Emilia: così Alessio Romagnoli salda i conti con il passato, così il Capitano ha vissuto 7 anni d’amore sempre donato per il Milan e, forse, non sufficientemente riconosciutogli.

Da Roma a Milano, la storia dell’uomo del destino del Milan si consuma così, in attesa di conoscere il proprio prossimo futuro, o di prenotare un biglietto di ritorno verso casa.

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