Calcagno eletto di nuovo Presidente AIC: “Il mercato delle C muove poche risorse…”

Oggi a Milano si è tenuta l'Assemblea generale AIC, durante la quale sono stati approvati il bilancio e le elezioni per il nuovo quadriennio (2024-2028). Il Consiglio Direttivo ha confermato Umberto Calcagno come presidente e Davide Biondini come vicepresidente vicario, insieme a Sara Gama e Giorgio Gaggioli come vicepresidenti. Durante l'assemblea, Calcagno ha sollevato preoccupazioni riguardanti il benessere dei calciatori e la sostenibilità finanziaria del sistema calcistico, proponendo soluzioni per affrontare queste sfide e invitando a una riflessione sul futuro del calcio

Redazione
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Oggi a Milano si è tenuta l’Assemblea generale AIC, durante la quale è stato approvato il bilancio e si sono svolte le elezioni per il nuovo quadriennio (2024-2028). I delegati delle squadre hanno eletto 25 consiglieri, tra cui nomi noti come Acerbi, Biraghi, e Cristante. Il Consiglio Direttivo successivo ha confermato Umberto Calcagno come presidente e Davide Biondini come vicepresidente vicario, insieme a Sara Gama e Giorgio Gaggioli come vicepresidenti.

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Preoccupazioni e Proposte per il Futuro del Calcio

Durante l’assemblea, Umberto Calcagno ha sollevato questioni importanti riguardanti il benessere dei calciatori e la sostenibilità finanziaria del sistema calcistico. Ha sottolineato la necessità di ripensare al calendario sovraccarico e ha proposto una pausa invernale per garantire il recupero fisico e mentale dei giocatori.

“Mi è stato chiesto di giocare grandi partite ogni 3-4 giorni. Durante la stagione facciamo pochi allenamenti veri, sono tutti di recupero o orientati alla preparazione della gara successiva. Non possiamo andare avanti così, per una questione fisica e anche mentale. Questo discorso non riguarda solo noi giocatori, ma anche gli arbitri e gli allenatori. Siamo stati criticati per la richiesta della pausa invernale, ma è stata fatta non per andare in vacanza ma per recuperare energie fisiche e mentali. Quando penso al calendario della prossima stagione, immagino i calciatori di Inter e Juventus, impegnati nel mondiale per club oltre alle varie competizioni, che finisce a metà luglio e inizia a metà giugno”.

Continua Calcagno: “C’è un intasamento del calendario che è un problema e non sembra esserci una soluzione. Se non facciamo un passo indietro per riequilibrare i meccanismi, potremmo ritrovarci con due squadre sfinite. Noi calciatori siamo molto fortunati ma anche molto bravi, perché non è un caso che siamo arrivati a quei livelli. Ma dobbiamo essere tutelati e salvaguardati, per la nostra salute e anche per mantenere alto lo spettacolo. Le partite ogni 3-4 giorni sono un dato scientificamente provato: è certo che a questi ritmi ci sarà un aumento esponenziale degli infortuni, che riguarderanno soprattutto i top player, quelli che fanno più di 70 partite all’anno fra club e nazionali”.

Calcagno ha anche evidenziato le sfide finanziarie che affrontano le squadre delle categorie minori e ha chiesto un maggiore sostegno e una distribuzione più equa delle risorse. Ha inoltre sollevato il tema della riduzione delle squadre in Serie A, sottolineando la necessità di un accordo con le istituzioni calcistiche internazionali. Calcagno ha concluso con l’invito a una riflessione sul futuro del calcio e la necessità di una distribuzione più equa delle risorse per garantire un sistema sostenibile e inclusivo: “Sono molto preoccupato per le missioni che assegniamo alla B e alla Lega Pro. Negli ultimi 15 anni si è azzerato il mercato verso le categorie minori. Oggi il mercato della C muove poche risorse, mentre 15 anni fa i conti erano differenti. Manca la distribuzione delle risorse verso il basso, e in Europa siamo ultimi in questa speciale statistica”.

“Le risorse generate dalle nuove competizioni non vengono distribuite verso le categorie minori. La filiera dei settori giovanili non viene tutelata come dovrebbe. La diminuzione delle squadre di A da 20 a 18 deve essere parte di un accordo con la UEFA, la FIFA, altrimenti il nostro fondato timore è che non si giochi di meno ma si giochi meno solamente in A. Presenteremo un documento alla FIFA per creare un dialogo. La domanda è che tipo di calcio vogliamo vedere in futuro. I ricavi del nostro mondo sono aumentati del 15%, ma sono aumentati del 50% anche i debiti. Se non risaniamo il sistema, non possiamo aspettarci che la parte apicale del sistema possa redistribuire di più e meglio. Serve un salto di qualità da questo punto di vista, e la Serie A deve dare delle missioni alla B e alla C. Oggi tutto si basa sui prestiti e sui minutaggi, ma finalmente si è iniziato con il progetto delle seconde squadre per valorizzare la nostra filiera. Speriamo ci siano altre squadre del genere. I dati del minutaggio in C dicono che solamente l’8% dei giovani formati nei settori giovanili gioca nella categoria. Un sistema che oggettivamente non può funzionare con queste modalità”.

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