FIFA e UEFA toccano il Fondo: la sosta diventa siesta

La sosta appena conclusa ha sancito quanto di più discutibile ci sia nel modo di organizzare calcio nel 2023: la FIFA si aggrappa al Fondo, la UEFA segue a ruota l'aumento delle competizioni. Un lungo sonno - anzi, siesta - da cui non trapela alcuna possibilità di risveglio

Luca Vano
5 Minuti di lettura

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Tre volte in tre mesi. Tre pause per ciascun campionato, viaggi internazionali ed intercontinentali. Partite ogni tre giorni per chi ne gioca altrettante, durante l’anno, nello stesso lasso di tempo. Ritorno al punto di partenza, anzi in campo direttamente nel weekend. Neanche il tempo di fare allenamento, insomma, forse nemmeno di passare prima da casa a lasciare le valigie. Tutti i calciatori, categoria che resta comunque tra le più privilegiate, hanno un nemico comune: la sosta per gli impegni delle Nazionali.

Si tratta di un avversario subdolo poiché in fin dei conti tutti vogliono viverlo, tale è l’onore di difendere i colori del proprio Paese nello sport più bello di tutti. E allora chi lo governa, questo sport, dovrebbe avere l’accortezza di rendere l’onore quantomeno a basso rischio: la FIFA nel caso specifico delle qualificazioni mondiali, la UEFA per le europee ma anche per la Champions League che verrà. Il problema principale è quello degli infortuni, che nella pausa appena conclusa toccano vette inesplorate. Sono 19 i calciatori che torneranno a (non) disposizione dei propri tecnici: un numero che non può essere tollerato.

Gavi, Spagna
Gavi, Spagna @livephotosport

La morte del calcio

Nel marasma di date da ricordare e appuntamenti da non saltare, il miglioramento degli atleti è inversamente proporzionale agli introiti che generano e che, a quanto si vocifera, andrà sempre in netto aumento a livello sistemico a causa delle decisioni di FIFA e UEFA. Europei e Mondiali aumenteranno il numero di partecipanti, verrà introdotto il Mondiale per Club rivoluzionario nell’estate 2025, la nuova Champions League con 8 match garantiti anziché 6 e c’è chi come Gianni Infantino, professione presidente, spinge per una Coppa del Mondo a cadenza biennale.

Non dovremo aspettare a lungo per una vera e propria rivoluzione, ma ciò che dovremo attendere ancora meno è la morte del calcio per come lo conosciamo. Un campanello d’allarme è arrivato da uno dei protagonisti della Serie A, Luis Alberto, che ha ammesso di non divertirsi più in alcuni frangenti di gioco. Che alcuni suoi colleghi sembrano dei robot. Un riferimento indiretto, ma non troppo, ai carichi di lavoro che i calciatori 2.0 devono sostenere per evitare di crollare. Ma che non bastano contro la mattanza della terza sosta in tre mesi per gli impegni delle Nazionali.

Real Madrid, Eduardo Camavinga @livephotosport
Real Madrid, Eduardo Camavinga @livephotosport

Tanto c’è il Fondo

“Ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c’è il Fondo”. Lo slogan non era esattamente così, sebbene ad ogni infortunio con la selezione nazionale di turno, la FIFA intervenga prontamente versando nelle casse del club orfano del calciatore una somma proporzionata all’entità del danno. Un vero e proprio Fondo assicurativo che di base è un’ottima idea, ma assolutamente non partorita per tutelare il gioco del calcio. Semmai le logiche aziendali, ben altra cosa.

Chi ne esce maggiormente danneggiato, oltre al tifoso che spende soldi per un biglietto e si becca la squadra del cuore senza 2/3 giocatori chiave, è l’allenatore. Qualsiasi esso sia, dalla big di turno all’ultima in classifica poiché è tutto proporzionato agli obiettivi che la società gli impone. E che diventano sempre più difficili da raggiungere se bisogna far ricorso alle seconde squadre per allungare quantomeno la panchina.

Ma esiste ad oggi una soluzione concreta? No, assolutamente. Poiché le soluzioni emergono quando ci si rende conto di star fronteggiando dei problemi, e UEFA e FIFA non vivono la salute dei calciatori come prioritaria. E allora la sosta diventa sistematicamente siesta, un lungo sonno in cui far finta di non sentire il rumore di fondo e le lamentele circostanti. Ma sì, che dormano sonni tranquilli: tanto c’è sempre il Fondo, no?