Secondo alcune proiezioni delle Nazioni Unite si stima che il primo miliardo di persone sul pianeta Terra sia stato raggiungo agli inizi dell’Ottocento in circa 300mila anni, ovvero dalla comparsa dell’Homo sapiens durante il periodo interglaciale medio. Nel 1974 gli esseri umani erano poco più di 4 miliardi e in meno di cinquant’anni, il 15 novembre 2022, siamo arrivati a oltre 8 miliardi. Dagli anni settanta in poi c’è stata un’impennata che potrebbe farci pensare che nell’arco di dieci anni sarebbero potuti essere 9 miliardi gli abitanti del mondo, ma dalle previsioni risulta che ci vorranno almeno 15 anni per arrivare a quella cifra, e soltanto nel 2070 toccheremo i 10 miliardi, che si pensa sarà il picco. Questo rallentamento sarà dovuto al fatto che nei paesi più ricchi la popolazione ha iniziato a calare negli ultimi tempi, infatti saranno 61 le nazioni in cui gli abitanti diminuiranno dell’1%, a causa dell’emigrazione e la bassa natalità.
Cause e conseguenze della crescita demografica
Per capire come abbiamo raggiunto le cifre sopracitate, dobbiamo tenere a mente che l’aumento della popolazione varia a seconda dello stato che prendiamo in esame, inoltre sappiamo che tendenzialmente la natalità di un paese è inversamente proporzionale al suo livello di benessere, sia economico che sociale, e infatti i paesi con la crescita più elevata sono quelli in via di sviluppo, poiché ci sono livelli educativi bassi e un difficile accesso alla contraccezione. Sempre secondo le proiezioni dell’ONU le nazioni che sosterranno da qui al 2050 questa progressione demografica saranno otto: Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Egitto, Pakistan e Filippine, con la Nigeria e l’India che secondo le stime daranno l’apporto più pesante numericamente parlando.

Questo fenomeno di crescita demografica ha le radici piantate sulle più grandi crisi che stiamo affrontando negli ultimi cento anni, due su tutte sono lo sfruttamento delle risorse e il riscaldamento globale. Deforestazione, sfruttamento del suolo, emissioni di anidride carbonica e flussi migratori imponenti sono solo alcune delle conseguenze che la specie umana ha il dovere di provare a contenere. La situazione con l’aumento degli abitanti sul nostro pianeta non potrà che peggiorare, mettendo ancora di più a rischio tutti quegli equilibri che rendono possibile la vita sulla Terra. Secondo il parere di molti esperti il controllo del fenomeno in certe zone del mondo dovrà passare attraverso una maggiore istruzione, soprattutto femminile. Con un maggiore accesso scolastico nei paesi dell’Africa subsahariana e dell’India si dovrebbe aumentare il livello di istruzione, e si spera che in particolar modo per le donne ci sia più libertà per quanto riguarda le decisioni all’interno del nucleo familiare.
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Un focus sull’Italia
Nei prossimi anni i governi di tutto il mondo dovranno fare i conti col fatto che alcuni stati avranno una progressiva crescita della popolazione ed altri invece una tendenza opposta come l’Italia, che fa i conti con questo fenomeno già da tempo e, secondo la rivista The Lancet, nel 2100 raggiungerà una media di 30 milioni di abitanti, circa la metà di adesso. Come riporta il professore Alessandro Rosina, il nostro paese negli anni Novanta è stato il primo dove le persone over 60 hanno superato gli under 15. Il maggiore invecchiamento non è dovuto solo alla longevità, ma in gran parte alla bassa natalità, infatti oggi nel Belpaese il numero di figli per donna è di 1,25, molto sotto alla soglia di 2 che garantirebbe un equilibrio tra le generazioni. Il risultato è che esiste una progressiva riduzione della popolazione in età attiva, quella componente che genera crescita economica e quindi benessere.

Alcune stime dell’OCSE sostengono che a metà di questo secolo ci sarà un rapporto uno a uno tra pensionati e lavoratori, un quadro a detta di molti insostenibile sia dal punto di vista economico che sociale. Invertire questo trend in tempi brevi secondo gli esperti è pressoché impossibile, ma possiamo puntare ad uno scenario migliore. Per arrivare a questo servirebbero soprattutto aiuti economici per le giovani coppie, mettendole così in una situazione di sicurezza e tranquillità per la quale fare figli non sarà più un problema o una preoccupazione. I primi passi in questa direzione sono stati mossi in Trentino-Alto Adige, dove i valori di natalità negli ultimi anni stanno salendo proprio grazie a politiche locali mirate, rendendo la regione a statuto speciale un modello di riferimento.