Poker a due facce: il paradosso di Roma e Milan

A cura di Luca Vano 4 Minuti di lettura
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Milan
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Il calcio sa essere strano, imprevedibile e non va mai giudicato a priori. Premesso ciò, se alla vigilia del giovedì di Europa League vi avessimo chiesto chi tra Roma e Milan avrebbe potuto vincere con meno fatica, la risposta sarebbe stata alquanto scontata. All’Olimpico arrivava un Brighton ben allenato e sorprendente in campionato, pur con singoli nettamente inferiori ai giallorossi, mentre a San Siro, di contro, uno Slavia Praga abbastanza anonimo e ancor più differente nei valori contro i rossoneri di Pioli.

I risultati sono positivi per entrambe, con De Rossi che supera 4-0 l’amico De Zerbi e il Diavolo che alla fine la spunta per 4-2. Ma le vittorie di Roma e Milan – al contrario di quanto si possa pensare osservando solo il punteggio – sono diametralmente opposte, poker a due facce della stessa medaglia con cui l’Italia tenta di consolidare il primato nel ranking UEFA, aprendosi all’inserimento della quinta squadra in Champions League dalla prossima stagione.

Esultanza Roma*
Esultanza Roma*

Roma, cura De Rossi

Il successo della Roma non era inatteso, né impronosticabile. Tuttavia, nessuno avrebbe immaginato tale supremazia su tutti i fronti: offensivamente, difensivamente e mentalmente, la squadra di De Rossi ha annichilito il Brighton, che ha saputo rendersi a tratti anche pericoloso. Merito senza dubbio di un atteggiamento aggressivo e di un calcio denso di concetti, tradotti al top da Dybala, El Shaarawy e Pellegrini e capitalizzati anche grazie ad una difesa avversaria ballerina.

La cura De Rossi, però, va aldilà del poker dell’Olimpico o dei 7 risultati utili su 10 gare disputate in panchina. L’ex capitano della Roma finora non ha sbagliato una singola dichiarazione, basti leggersi quelle su Celik di ieri sera, e non si è mai rivolto alla piazza come un condottiero. Ben consapevole di essere già amato, sta semplicemente applicando la cultura del lavoro assimilata per anni ad alti livelli risultando così credibile ai propri calciatori. E facendo ben sperare per corsa Champions e, chissà, un tris di finali europee in tre stagioni

Pioli, Milan
Pioli, Milan @livephotosport

Milan, campanello d’allarme

Può un match vinto segnando 4 gol essere oggetto di delusione? Seppur raramente, si. La risposta arriva dal Milan che ha approcciato in maniera indolente e leggera al match contro lo Slavia Praga, con la Divina Provvidenza che ci ha messo lo zampino lasciando gli ospiti in 10 uomini al 26′. Un vantaggio netto che tuttavia Leao e compagni hanno sfruttato in misura minima, facendosi anche raggiungere dopo il gol di Giroud e dilagando sul finale del primo tempo.

La ripresa della squadra di Pioli, però, è il vero punto di domanda della notte di Europa League in quel di San Siro. Perché risparmiarsi? Perché dare l’impressione di accelerare solo quando è necessario? Leao è fotografia lampante di quanto detto, visto che lo spunto più bello arriva in occasione del gol di Pulisic, ma soltanto dopo aver subito il momentaneo 3-2. I due gol degli ospiti non appaiono soltanto figli di disattenzioni tattiche, bensì di un collettivo che stacca troppo spesso la spina. E questo sì che rischia di essere un campanello d’allarme.

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