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Di Qatar 2022 si sta parlando molto di ciò che c’è attorno al campo, ma anche quello che avviene sui prati del Paese arabo è degno non solo di essere notato, ma anche analizzato. Da una partita come quella tra Portogallo e Uruguay abbiamo avuto dei verdetti, ma anche due modi diversi di intendere e vivere il Gioco. Fernando Santos e Diego Alonso, in questo senso, hanno rispettato le premesse della vigilia. Da una parte i lusitani a controllare il pallone, dall’altra i charrua a difendere il fortino come da tradizione per poi cercare di colpire in transizione. Il gol, assegnato poi a Bruno Fernandes, ha stappato la gara, facendo tornare il CT uruguaiano sui suoi passi. Infatti, per l’ultima mezz’ora, ha scelto di passare all’assetto con cui si è qualificato a questo Mondiale per rimontare. La fortuna però non è stata dalla parte della Celeste.

La fluidità del Portogallo e il blocco dell’Uruguay
Entrambe non avevano stupito alla loro gara d’esordio, e nella serata del 28 novembre al Lusail Iconic Stadium si giocavano la possibilità di arrivare primi per evitare il Brasile. Per l’Uruguay c’era solo la vittoria, ma Diego Alonso non ha fatto presa su questa impellenza per approcciare in maniera diversa la partita rispetto a ciò che ci si sarebbe aspettati. I sudamericani infatti hanno optato per un 5-3-2 molto conservativo, che aveva l’obiettivo di neutralizzare l’incredibile potenziale offensivo del Portogallo di Fernando Santos, che ha perso Nuno Mendes per infortunio al termine del primo tempo. I numeri dimostrano che ci è ampiamente riuscito. Come si può vedere su Fotmob, i NPxG parlano di un misero 0,54 di produzione per i lusitani. Togliendo il rigore, infatti, non rimangono molte occasioni create, di cui la maggior parte in transizione nel finale sull’assalto uruguaiano alla porta di Diogo Costa.
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Fernando Santos ha optato per abbassare uno dei centrocampisti in costruzione alzando i terzini per la classica salida lavolpiana che ha lasciato le due punte dell’Uruguay in inferiorità numerica. Non era semplice per Valverde e Vecino trovare i tempi per accompagnare Cavani e Nuñez nella pressione. Anche perché alle spalle loro e di Bentancur c’era Bruno Fernandes, mattatore della vittoria del Portogallo, che assieme a Bernardo Silva, João Felix e Cristiano Ronaldo si spaziava senza dare punti di riferimento. Un movimento perpetuo quello della delantera lusitana che rendeva complicato salire per la difesa guidata da Godín. In queste crepe hanno provato a lavorare i portoghesi, come ad esempio al 16′. Pepe pesca con un laser pass il trequartista del Manchester United dietro al trio di metacampo dell’Uruguay. Cristiano Ronaldo, Bernardo Silva e João Felix tengono impegnati i difensori della Celeste, in particolare Gimenez che, preoccupato dal suo compagno all’Atletico Madrid, non trova il tempo di uscire su Bruno Fernandes. Scarico sulla corsa del numero 11, che però viene murato.
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Il vero pericolo però lo ha creato l’Uruguay. In fase di possesso, la risposta al pressing del Portagallo era la palla diretta sui due attaccanti. Darwin Nuñez in questo è stato pessimo perdendo tutti e 4 duelli aerei affrontati. Cavani, il meno coinvolto di tutti i 22 iniziali con soli 21 tocchi, ne ha vinti però 2 dei 3 tentati, e da uno di questi ne è nata un’occasione da ben 0.48 xG, la migliore di tutta la partita. Al 32′ vi è un lancio per il calciatore del Valencia, con Ruben Neves e Carvalho portati fuori posizione. Bentancur recupera uno dei suoi 19 (niente refuso) palloni facendo sua la seconda palla, e parte. La sua galoppata a campo aperto viene impreziosita da un dribbling che lo fa passare in mezzo a due. Davanti a Diogo Costa però, uno dei più giovani della rosa del Portogallo, forse annebbiato dalla cavalcata, non va per il tocco sotto che avrebbe cambiato il match.

Il ritorno al futuro dell’Uruguay di Diego Alonso
La sfida sembra bloccata, ma la giocata del gol del vantaggio, per quanto fortunoso dato che alla fine non viene da un tiro ma da un cross, arriva al termine dell’unica disattenzione dell’Uruguay dopo quasi un’ora di gioco. Anche stavolta Bruno Fernandes si fa trovare tra le linee. Chiuderà la sfida con 83 tocchi, il migliore, 5/6 nei lanci lunghi, 6 passaggi nell’ultimo terzo di campo, e 8 palle recuperate. Numeri importanti che aiutano a delineare la prestazione totale del centrocampista portoghese. Godín a quel punto spezza la linea, facendola diventare a 4, per non fargli puntare la porta. Il numero 8 si allarga sulla sinistra, e pennella per Cristiano Ronaldo. CR7 riconosce subito la situazione, e si posiziona tra centrale e terzino sinistro. Proprio lì arriva la pennellata del suo ormai ex compagno di club. Varela non sale con i compagni, e tiene in gioco il capitano del Portogallo, rendendo il suo tocco, o non tocco, di testa solo un affaire per le statistiche. A questo punto Diego Alonso, che ha già promesso battaglia con il Ghana, decide di tornare al suo 4-4-2. Dentro De Arrascaeta e Pellistri e fuori Godín e Vecino. Con questo assetto e questi protagonisti la Celeste si è guadagnata il Mondiale, ma stranamente anche con la Corea del Sud aveva deciso di cambiarlo attirandosi le critiche dal suo Paese.

Gli 1.27 xG prodotti dimostrano quanto il Portogallo abbia dovuto soffrire. Mentre nei primi 60 minuti l’unica occasione era stata il break di Bentancur, negli ultimi 30 si susseguono. La catena di destra, in particolare, comincia a lavorare bene con Varela e Pellistri, autore di 2 passaggi chiave risultando il migliore dei suoi in questo aspetto, coadiuvati da un Valverde finalmente sveglio invece di quello opaco visto fino a quel momento. De Arrascaeta è un esterno sinistro solo di nome ma non di fatto. Il 10 infatti tende ad accentrarsi per andare a creare problemi tra i 2 mediani del Portogallo, legando di fatto i reparti fin li troppo scollati di centrocampo e attacco. L’ultimo ritocco del finale è il doppio cambio delle punte, entrambe deludenti. Con Suarez e Maxi Gomez, che crede al passaggio del turno dell’Uruguay, si moltiplicano i pericoli alla porta di Diogo Costa. Specialmente al 74′, quando una splendida triangolazione tra Valverde, Pellistri e il centravanti del Trabzonspor porta quest’ultimo al tiro di prima dal limite, ma il terzo palo del Mondiale uruguaiano nega ancora una volta la gioia di un gol che ancora non è arrivato dopo 180 minuti.

Conclusioni
Una gara dai due volti, con un Uruguay che meritava il pareggio, se non qualcosa in più, ma che alla fine viene indirizzata dalla qualità dei giocatori del Portogallo, su tutti un entusiasta Bruno Fernandes. Il centrocampista del Manchester United ha guidato i suoi, aldilà della doppietta, diventando l’uomo che più di tutti è stato capace di mettere in crisi il blocco charrua, fino a che non lo ha buttato giù. Fernando Santos può essere contento della fluidità posizionale mostrata, che alla fine ha pagato con il gol del vantaggio, ma anche della fortuna gli ha permesso di portare altri 3 punti, decisivi per andare agli ottavi di finale con un turno di anticipo. Diego Alonso invece può mangiarsi i mani per i pali che hanno fermato la sua squadra in queste prime due partite, ma anche per le sue scelte. La Celeste ha dimostrato di avere più qualità rispetto agli anni passati, e usarla solo una volta andato sotto è troppo poco. Aver abbandonato il 4-4-2 con cui aveva ben figurato nelle fasi di qualificazione e avvicinamento a Qatar 2022 non ha portato risultati. Nel futuro dell’Uruguay c’è il Ghana, e non esiste altro che la vittoria per non essere eliminati. Un ritorno al passato potrebbe essere dunque il modo per andare avanti. Un passo indietro, ma solo per prendere la rincorsa.