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Si tenne al Teatro Marrucino di Chieti la premiazione della quinta edizione del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco“. Premio conferito per la lealtà, la correttezza e la simpatia sportiva. Cerimonia che cominciò con un minuto di raccoglimento in memoria di Giacinto Facchetti e Giorgio Tosatti, successivamente ricordati anche dalle parole dei numerosi ospiti.
I vincitori della V edizione del premio “Giuseppe Prisco”
I vincitori della quinta edizione del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco”, anno 2007, furono Giovanni Cobolli Gigli (dirigente della Juventus), Gigi Cagni (allenatore dell’Empoli), Javier Zanetti (giocatore e capitano dell’Inter) e Giovanni Bruno (Direttore canali sportivi Sky, Premio Martinelli). Riconoscimento speciale per Antonio De Leonardis, giornalista sportivo pescarese.
Le motivazioni per Giovanni Cobolli Gigli
Manager collaudato con alle spalle molteplici esperienze. Sotto la sua guida, la Juventus, reduce da uno dei più grandi e rumorosi scandali del calcio italiano (Calciopoli), è stata capace di ritrovare dignità, simpatia, prestigio, nonché la posizione che le è sempre spettata. Tra i più grandi meriti di un manager del suo calibro c’è stato sicuramente quello di essere capace di sobbarcarsi la dura verità e di riuscire a sopportarne le conseguenze degnamente e a testa alta.
Il merito è stato condiviso con la nuova gestione della famiglia Agnelli, che ha avuto la lungimiranza di affidarsi totalmente a Cobolli Gigli. Un uomo in grado far fronte alle difficoltà in maniera eccelsa sia all’interno del club che nell’ambito delle istituzioni calcistiche. Gran parte della rifondazione dei bianconeri è passata, dunque, per le decisioni di un grande dirigente. Anche Peppino Prisco, grande nemico della Juventus, si sarebbe con ogni probabilità congratulato con Giovanni Cobolli Gigli, per ciò che ha fatto e per la vittoria di questo premio.
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Le motivazioni per Gigi Cagni
Professionista esemplare, che ha atteso ben 57 anni per ricevere e conquistare l’ammirazione dei tifosi e soprattutto degli esperti italiani del calcio. È ciò che è accaduto a Luigi “Gigi” Cagni, dopo che gli è stata affidata la guida dell’Empoli durante la seconda parte della stagione 2006-07. È stato capace, in primis, di garantire ai toscani la salvezza con la conquista di un ottavo posto e, successivamente, nella stagione 2007-08, è riuscito a rendere la squadra la rivelazione del campionato, dandole qualità di gioco, la giusta mentalità e la giusta ambizione, riuscendo a raggiungere le posizioni più rilevanti della classifica, ossia quelle tra la zona Champions e la zona Uefa. Prima dell’approdo di Cagni alla guida degli azzurri, non era mai accaduto nell’intera storia del club che fossero loro ad essere considerati come i più qualificati a dispetto della più blasonata Fiorentina di Cesare Prandelli. Con l’Empoli, Gigi Cagni ha frantumato ogni singolo record della storia del club, dimostrando di essere un grande esempio per il calcio.
Le motivazioni per Javier Zanetti
Arrivato all’inizio della gestione Massimo Moratti, che lo acquistò dopo aver visionato una videocassetta di una sua partita per la nazionale olimpica, è diventato oggi il simbolo indiscusso dell’Inter. Capitano e campione capace di incarnare totalmente e perfettamente l’etica della società nerazzurra, Javier Zanetti è diventato, in campo e fuori, che si tratti degli impegni calcistici della squadra o delle attività benefiche tanto a cuore alla Beneamata, una vera e propria bandiera. Giocatore e uomo sui cui fare affidamento nei momenti positivi e in quelli negativi, è stato capace di raccogliere la pesante eredità lasciata da Giacinto Facchetti. Impossibile immaginare un’Inter priva di Zanetti. Sotto la guida di Roberto Mancini è riuscito a rendere al massimo, mostrando ai tifosi la migliore versione di se stesso.
Stagione 2007-08 che ha visto la sua Inter trionfare per la terza volta consecutiva e lui autore dell’1-1 nello scontro diretto valevole per lo Scudetto contro la Roma. Nonostante i suoi 34 anni, è stato nominato tra i migliori del campionato ogni domenica. Esempio di umanità e professionalità, ha vinto il premio per acclamazione e avrebbe sicuramente reso orgoglioso lo stesso Prisco. A ritirare il premio del capitano, impegnato in ritiro con la squadra, sono stati Mario Corso e Luisito Suarez, scelti come delegati dal presidente Moratti, con l’intento di omaggiare ancora una volta la memoria di Facchetti.
Le motivazioni per Giovanni Bruno
Ha iniziato la sua attività come collaboratore delle principali testate televisive nazionali nel ruolo di telecronista, prima, e poi alla cura di trasmissioni sportive per RaiDue (su tutte “I miti del XX secolo”). Era il 1979 quando Giovanni Bruno si è presentato al mondo del giornalismo. Dopo anni di gavetta finalizzati ad imparare i segreti del mestiere, è diventato Direttore di RaiSport dal ’98 al 2002. Ha seguito per Mediaset e Rai diverse edizioni del Giro d’Italia, che hanno fatto nascere in lui una grandissima passione per il ciclismo. Passione che non si è fermata solo ad uno sport, Bruno infatti possiede una cultura sportiva che gli consente di essere tra i migliori nel suo campo. È l’inventore del notiziario sportivo Studio Sport, che ha visto la luce nel ’91 quando era capostruttura di Fininvest.
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La carriera di Giovanni Bruno è un continuo crescendo e nel 2003 lo ha portato alla direzione dei programmi sportivi di Sky Tv (Sky Sport). Nelle sue telecronache delle partite, si percepisce la passione e la correttezza che le fanno diventare racconti sentiti, indirizzati più all’ironia che ad un commento negativo vero e proprio. Sono molti i giornalisti usciti dalla sua scuola a far parte della grande famiglia di Sky Sport, che gestiscono al meglio le telecamere del programma. Uomo di sport non solo per lavoro ma anche nella vita privata: per diverso tempo, infatti, Bruno ha praticato lo sci, il rugby e la vela. Giornalista sportivo dall’impareggiabile abilità gli è stato riconosciuto il Premio “Nando Martellini”.
Menzione d’onore ad Antonio De Leonardis
Tra i premiati della quinta edizione del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco” era presente anche il giornalista Antonio De Leonardis, a cui è stato assegnato uno speciale riconoscimento. Membro e socio fondatore del Gruppo Abruzzese Giornalisti Sportivi, ha vissuto i Mondiali d’Italia ’90 da inviato. Nella sua carriera ha collaborato con la Rai, La Stampa e La Gazzetta dello Sport. Professionista dalle indiscutibili qualità professionali e di competenza sportiva, che lo hanno portato a diventare un punto di riferimento per molti.
La cerimonia si concluse con l’intervento dell’allora presidente della giuria Sergio Zavoli, che nel discorso ha sottolineato l’importanza, l’originalità e l’alto valore etico del premio.