Adesso è dura, è durissima. Dopo una notte passata completamente insonne, è il momento per Bari e per i tifosi biancorossi di provare a metabolizzare una delle sconfitte più atroci di sempre. Nello spettacolo incredibile messo in piedi allo Stadio San Nicola, a soli 120 secondi da un sogno meraviglioso, è arrivata la doccia fredda che ha frantumato ogni speranza.
Piange il cielo
Un improvviso temporale ha ricoperto il prato verde dove si stavano consumando gli ultimi istanti di gioco, preparando il palcoscenico perfetto per lo psicodramma finale. La rete praticamente a tempo scaduto del Cagliari ha somministrato l’ennesima dose di violenta delusione alla città, che mestamente si è vista strappare in un attimo la promozione tanto desiderata. Dopo un intero campionato fatto di partite sorprendenti disputate dal Bari neopromosso, probabilmente sarebbe stato più giusto un epilogo diverso.
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E invece, la finale PlayOff va a chiudere un cerchio fatto di dolore, speranze infrante ed episodi che fanno male e continueranno a costituire una ferita profonda nel cuore dei galletti. Si parte dallo spareggio stregato a Venezia nel 2004, passando per l’ormai famosa “Ma tu stavi a Bari-Cittadella?“. E poi, come dimenticare l’onta vergognosa del calcioscommesse, che ha dato seguito ad annate di caos e penalizzazioni fino al primo fallimento e alla celeberrima “Meravigliosa Stagione Fallimentare”, culminata con l’eliminazione ai PlayOff col Latina.
Il Bari è anche la squadra capace di recuperare un netto 0-3 ai PlayOff col Novara, portare la gara sul 3-3 ai supplementari e poi perderla comunque in 11 contro 10. E poi c’è anche il giallo degli altri PlayOff posticipati col Cittadella, poi persi.
Ma lei è mai andato a Troina?
Quando non si pensava che la situazione potesse peggiorare ulteriormente, è arrivato il fallimento, quello vero, nel 2018. Addio sogno Serie A, arrivederci anche alle altre categorie dei professionisti. Il Bari è quella squadra capace di rinascere dalle proprie ceneri in Serie D, di battagliare con la Turris, andando a sfidare Castrovillari, Sancataldese e Roccella.
Il primo anno in C ha, ovviamente, illuso tutti facendo credere in una immediata promozione, ma ancora una volta la finale PlayOff con la Reggiana si è rivelata fatale. Dopo tre anni di programmazioni, è arrivata anche la Serie B con la conseguente delusione finale. La più forte, la più inaspettata, la più straziante. Perché è arrivata nel momento di festa, con adulti e bambini che cantavano all’unisono nel pieno di un tripudio di colori e canti.
Quel che resta
La metamorfosi dei pianti di gioia in lacrime di tristezza è stata tanto improvvisa quanto dolorosa. Come se fosse già tutto scritto su un meschino canovaccio, perché il destino a volte ci sbatte addosso come quando si colpisce un palo o una traversa nel momento del bisogno. Il cerchio si è chiuso e l’ennesima pagina nera della storia del Bari è stata scritta. Il cuore non è bastato per evitare lo psicodramma biancorosso: ma cosa ne resta di questa annata?
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C’è da dire che se una cosa è destinata a finire, questo non significa che non si debba apprezzare tutto quello che c’è tra l’inizio e la fine. Se una storia è finita male non vuol dire che bisogna rinnegare il percorso fatto nel mezzo. Quello che prova l’intera tifoseria biancorossa è tristezza, un sentimento forte che ci ricorda che in passato siamo stati felici.
È il lato buono delle sconfitte, che ci rendono cupi proprio perché prima eravamo luminosi e che ci rende resilienti alle intemperie della vita. E chissà se magari un giorno il Bari riuscirà a spezzare questa maledizione dei PlayOff e la tifoseria potrà finalmente tornare ad essere felice.
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