Inizia il viaggio per il Brasile di Tite nella spedizione di Qatar 2022. Chiamati all’intricato esordio con la rocciosa quanto tecnica selezione serba, Neymar Jr. e compagni saranno chiamati una volta ancora alla conferma delle proprie sconfinate doti di tecnica e talento puro. Quattro le bocche di fuoco possibili dai quali sgorgheranno gli attacchi della Selecao, con un 4-2-3-1 agilmente convertibile in 4-2-2-2 dominato da estro sudamericano e fantasia che contraddistinguono da sempre la selezione verdeoro. Partita trappola per iniziare dunque, essendo nel novero della Serbia giocatori della caratura del tridente pesante componibile di Dusan Vlahovic, Luka Jovic e Aleksandar Mitrovic, scendendo poi al centrocampo di Sergej Milinkovic–Savic e Dusan Tadic, con ulteriori elementi di spiccate doti a disposizione del CT Dragan Stojkovic come Nemanja Radonjic e Nikola Milenkovic.
Qatar 2022, Brasile d’estro e fantasia
Per tornare a riassaporare il sapore della festa iridata sulle spiagge di Rio al cospetto del Cristo Redentor, che manca da 20 anni esatti, Tite è chiamato ad un disegno tattico tanto innovativo quanto in grado di sprigionare tanto talento e tecnica a propria disposizione. Superfluo è certamente decantare le lodi del fenomeno in maglia 10 verdeoro, meno lo è capire il posizionamento tattico a lui più congeniale ed opportuno. Con Neymar nella posizione di 10 si aprirebbero porte e corsie a Vinicius sulla fascia mancina e ad uno tra Rodrygo, Antony e Raphinha sull’out destro, lasciando così prevedibilmente a Richarlison e Gabriel Jesus la sola contesa per il ruolo da riferimento centrale offensivo. Difficile ipotizzare che il fantasista del PSG possa agire da defilato sulla sinistra, tarpando così ali e gioco alla stellina brazileira del Real Madrid. Il 4-2-3-1 a trequarti mischiabile in campo appare la scelta forse più consona e battibile dal CT brasiliano, salvo lasciare comunque aperto il suggestivo scenario di un 4-2-2-2 senza riferimenti fisicamente di peso nel ruolo di terminale offensivo.
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Vinicius, Neymar e due dal trio Antony, Rodrygo, Raphinha ad occupare lo slot di falsa punta e di out destro. Suggestivo per tecnica e rapidità quanto difficilmente attuabile in campo per via dell’eccessiva spregiudicatezza offensiva, specie se si pensa ad un centrocampista tutto fuorché difensivo come Lucas Paquetà a far coppia con Casemiro. La possibilità di apprezzare un quartetto di pura fantasia davanti appare pressoché nulla, salvo suggestionare sogni ed idee in coloro che della Selecao apprezzano il lato più spettacolare e funambolico.
Brasile, ginga in concretezza per sognare la coppa
20 anni dopo il sogno è ancora vivo: il Brasile vive per la coppa, il calcio vive per il Brasile. Dopo le preste eliminazioni delle scorse rassegne iridate, con il riecheggio del Mineirazo che tutt’oggi è udibile negli ambienti verdeoro, la ciurma di Tite è chiamata alla definitiva consacrazioni di lavoro, talento e annate. La sensazione d’un lavoro ancora incompiuto per alcuni elementi della rosa, specie per i più esperti di essa, regna. A supportare la causa di una intera nazione la nuova Golden Era del calcio brasiliano, con sgorgante ginga dalla trequarti in su e concretezza ed attenzione a serrare la difesa. Ginga diluita in concretezza per tornare a sognare la coppa, Ginga diluita in concretezza per tornare a danzare nella notte di Rio.