Qatar 2022, il Mondiale del 1950: l’Uruguay manda al tappeto il Brasile

In attesa del Mondiale in Qatar 2022, ripercorriamo le tappe dell'edizione del 1950: dai gironi fino all'epilogo che vede l'Uruguay imporsi clamorosamente sul Brasile

Lorenzo Ferrai
18 Min di lettura

Il calcio è uno sport imprevedibile, capace di regalare delle autentiche storie che restano scolpite nell’immaginario collettivo. Il gioco del fùtbol non è una scienza esatta, è quasi aleatorio e spesso può regalare degli esiti non preventivati. Un ribaltamento del pronostico come può essere la Grecia campione d’Europa nel 2004 o la Danimarca nel 1992. Trasformare in realtà un qualcosa che nessuno, nemmeno il più ottimista, avrebbe potuto anche solo immaginare. Ma questo è esattamente ciò che avviene il 16 luglio 1950, durante la finale del Mondiale disputatosi in Brasile. Una partita talmente unica da essere identificata con una sola parola, prima ancora di menzionare le due nazionali che si affrontarono quel giorno: Maracanazo.

La Seleçao viene sconfitta in extremis dall’Uruguay che attua un ribaltone clamoroso, rimontando e battendo per 2-1 il Brasile davanti a un Maracanà stordito dal dolore. Uno dei capitoli sportivamente più tragici della storia del calcio brasiliano. La sofferenza di un popolo intero. Una cicatrice che probabilmente, tutt’ora che ci avviciniamo ai mondiali in Qatar 2022, non si è ancora rimarginata a distanza di settantadue anni.

Stadio Maracanà - Anni '60
Stadio Maracanà – Anni ’60

Qatar 2022, il primo Mondiale del dopoguerra: Brasile 1950

Nel 1945 termina la Seconda Guerra Mondiale, anche il calcio mondiale si prepara a ripartire. L’ultima edizione della massima competizione per nazionali si è disputata nel 1938 e ha visto il trionfo Mondiale dell’Italia di Vittorio Pozzo. L’appuntamento successivo viene organizzato per il 1950, il Brasile chiede e ottiene il permesso di organizzare il mondiale in casa. I brasiliani hanno in mente di costruire uno stadio capace di ottenere duecentomila spettatori. Si tratta del leggendario Maracanà, progettato per contenere circa duecentomila spettatori, sessantamila in più dell’impianto di Hampden Park, a Glasgow, a quel tempo lo stadio più capiente al mondo. Quello in Brasile è il primo Mondiale con i numeri stampati sulle maglie dei calciatori, seppur limitati al ruolo in campo.

Le teste di serie del Mondiale: dal Brasile all’Italia

Le squadre iscritte al Mondiale sono sedici, per la composizioni di quattro gironi all’italiana con altrettante teste di serie. Allo start della competizione le selezioni a prendere parte alla manifestazione sono tredici, a causa di alcune mancate partecipazioni. Le vincenti dei quattro raggruppamenti sarebbero confluite in un ulteriore girone all’italiana. Perciò a differenza del Mondiale in Qatar 2022, non si sarebbe disputata la classica finale a due. Il Brasile è ovviamente inserito nel gruppo 1, in quanto paese ospitante, in compagnia di Jugoslavia, Messico e Svizzera. La seconda testa di serie è l’Uruguay, vincitore della primissima edizione del 1930, in cui la punta di diamante è Juan Alberto Schiaffino, fantasista del Penarol.

Il Grande Torino
Il Grande Torino

Le scorie della Seconda Guerra Mondiale si riflettono anche in ambito calcistico. La Germania e il Giappone vengono esclusi dal Mondiale in Brasile, in quanto vengono ritenuti i paesi aggressori dell’ultimo conflitto mondiale. Al terzo paese dell’Asse, l’Italia appena uscita dal fascismo, è invece concessa la partecipazione in quanto pluri-detentrice del trofeo, vinto nel 1934 e nel 1938. Il calcio italiano ha però perso una delle squadre più forti e mitiche che il calcio abbia mai conosciuto, il Grande Torino, tragicamente spazzato via nel tremendo schianto aereo di Superga, il 4 maggio 1949, i cui giocatori componevano nove undicesimi della nazionale. Il disastro dell’anno precedente aveva lasciato un segno indelebile nella psicosi della federazione e dei giocatori, i quali si rifiutarono di compiere il tragitto in aereo, preferendo la traversata in nave.

L’ultima testa di serie è l’Inghilterra, la Nazionale dei Tre Leoni, che esordisce al Mondiale dopo aver rifiutato la partecipazione alle prime tre edizioni. La star dei britannici è il fuoriclasse Stanley Matthews, che nel 1956 vincerà il primo pallone d’oro della storia. Il pubblico è ansioso di osservare all’opera i maestri del fùtbol. L’Inghilterra si presenta alla manifestazione come una delle favorite e viene inserita nel girone con Spagna, Cile e Stati Uniti.

Leggi anche: Qatar 2022, le nazionali si presentano: tutti i convocati dall’Arabia all’Uruguay

Qatar 2022, il Mondiale 1950

Il Mondiale in Qatar 2022 si svolge in un periodo storico sensibilmente differente rispetto al 1950. All’epoca, il mondo era appena uscito, profondamente debilitato dal secondo conflitto mondiale, perciò era presente la necessità impellente di tornare a condurre la normale vita di tutti i giorni. Resta però forte la rivalità fra il Brasile e l’Uruguay, probabilmente sfociata in quel 1950, tanto nefasto per i padroni di casa quanto trionfale per La Celeste.

Grande Torino, per sempre Invincibili
Ferruccio Novo, presidente del Grande Torino

Le eliminazioni di Italia e Inghilterra

L’Italia si presenta in Brasile dopo un’estenuante traversata in nave durata circa un mese. I calciatori sono stati svuotati dal lunghissimo viaggio. Tutti i palloni sono finiti in mare dopo una settimana, quindi la rosa non ha potuto allenarsi a dovere in vista della campagna sudamericana. La Nazionale è allenata da uno stranissimo duumvirato: Ferruccio Novo, storico presidente del Grande Torino, e il giornalista Aldo Bardelli. L’Italia, che non parteciperà al Mondiale in Qatar 2022, è inserita nel raggruppamento assieme a Svezia e Paraguay. La quarta selezione, l’India si ritira dopo che ai giocatori fu vietato di scendere in campo a piedi scalzi. La Nazionale viene sconfitta all’esordio dagli scandinavi di Nordahl e Liedholm per 3-2. Agli scandinavi basta così ottenere un pari contro il Paraguay per garantirsi l’accesso alla fase finale.

Se il Mondiale scialbo disputato dall’Italia è parzialmente giustificabile dall’alibi della traversata atlantica, l’Inghilterra confeziona un’autentica figuraccia. Gli albionici approdano in Brasile con i riflettori dell’intero mondo calcistico puntati. Per gli inglesi il passaggio del turno appare una formalità. Liquidano il Cile alla prima gara con un secco 2-0. Ma nella sfida successiva accade l’impensabile. Gli Stati Uniti, di fatto semiprofessionisti, sconfiggono per 1-0 gli inglesi con incornata vincente di Gaetjens, nativo di Haiti. Questo match passa alla storia come il Miracolo di Belo Horizonte. In occasione del Mondiale in Qatar 2022, le due selezioni sono state nuovamente inserite nel medesimo gruppo. L’Inghilterra completa la propria Waterloo perdendo 1-0 contro la Spagna e uscendo prematuramente dal Mondiale a vantaggio proprio degli iberici.

Brasile squadra 1950
Brasile squadra 1950

Il Brasile di Zizinho: il cammino verso la finale

La vera protagonista che si attende al Mondiale è senza dubbio la nazionale del Brasile. La Seleçao è allenata da Flavio Costa, il quale imposta l’ossatura della nazionale intorno al Vasco da Gama, club dominatore del Campionato Carioca di quegli anni. La selezione di Costa ha il supporto di un paese intero che in quei giorni si ferma per sostenere la propria squadra e spingerla verso quello che sarebbe il primo trionfo mondiale per i sudamericani. La Seleçao si schiera con il WM (3-2-2-3) ed è trascinata dai gol del proprio centravanti, Ademir. L’asso di quella nazionale, però è un altro, ossia Thomas Soares da Silva, detto Zizinho. Fantasista e bandiera del Flamengo. Pelè lo definirà il più forte giocatore della storia.

I padroni di casa iniziano a mille il Mondiale, rifilando quattro reti al Messico. La seconda sfida complica i piani dei brasiliani, poiché il catenaccio della Svizzera obbliga il Brasile al pari, agguantato dagli elvetici a pochi minuti dal termine. Il risultato getta nel panico il popolo carioca. La Seleçao si gioca tutto contro la Jugoslavia nell’ultima partita del gruppo. Gli jugoslavi hanno conseguito due vittorie su due, perciò hanno a disposizione due risultati su tre per accedere alla fase finale. Il Paese trema ma ci pensano Ademir e O mestre Zizinho a regalare la qualificazione al Brasile. Nel girone finale, i padroni di casa fanno un sol boccone della Svezia e della Spagna siglando 13 reti e subendone solo due. La nazionale carioca arriva così favorito al match decisivo contro l’Uruguay.

Schiaffino Uruguay
Schiaffino Uruguay

L’Uruguay di Schiaffino

L’Uruguay non possiede l’elevato tasso tecnico del Brasile, non ha i favori del pronostico e nemmeno un pubblico che sostenga la squadra. Eppure il CT Juan Lopez Fontana può schierare un undici di assoluto livello con i diversi interpreti che rispecchiano fedelmente lo stile uruguagio. La squadra infatti lotta su ogni pallone e, una volta riconquistato, lo serve ai centrocampisti che lo ripuliscono e si premurano di avviare l’azione offensiva. Il fantasista Juan Alberto Schiaffino è il cervello di questa selezione, il direttore d’orchestra. Ma il leader indiscusso dell’Uruguay è il capitano Obdulio Varela, soprannominato Negro Jefe, il centromediano ruvido e combattivo. Varela è il caudillo de La Celeste, il vero comandante, molto più del commissario tecnico Fontana. Le fasce vengono presidiate da Schubert El mono Gambetta e Rodriguez Andrade, instancabili maratoneti disposti a continui coast to coast per mantenere l’equilibrio tattico della squadra.

Il girone dell’Uruguay si dimezza a causa del ritiro della Francia e della mancata definizione della quarta nazionale. A La Celeste, guidata dal genio di Schiaffino, basta affrontare e sconfiggere la modesta Bolivia, liquidata con un 8-0, per accedere alla fase finale. Nel girone finale, l’Uruguay laureatosi campione del mondo nel 1930, si trova a fronteggiare il Brasile, la Svezia e la Spagna. L’undici di Fontana si complica la vita nella gara iniziale, quando occorre una rete del Negro Jefe Varela per salvare La Celeste dalla sconfitta, fissando il punteggio sul 2-2. Anche contro la Svezia l’Uruguay trema ma una doppietta del centravanti Oscar Miguez consente ai sudamericani di superare gli scandinavi per 3-2. Perciò l’Uruguay, guidato dal genio di Schiaffino, può continuare a coltivare le proprie speranze, pur essendo obbligato a ottenere la vittoria al cospetto del Brasile, i padroni di casa. I favoriti.

Mondiale Brasile 1950
Mondiale Brasile 1950

Qatar 2022, Brasile-Uruguay: la sfida decisiva

A differenza del Mondiale in Qatar 2022, l’edizione del 1950 non prevede la finale vera e propria. L’atto finale risulta comunque decisivo, si fronteggiano Brasile e Uruguay. La Seleçao si trova a 4 punti, gli uruguaiani seguono a 3. Il successo dei padroni di casa viene dato per scontato, a maggior ragione se si considera che i carioca possano persino permettersi di pareggiare per laurearsi campioni. La Celeste si vede così costretta a vincere. Gli uruguaiani giungono allo scontro decisivo con l’etichetta di sfavoriti. Si trovano di fronte non solo la nazionale più forte ma anche duecentomila spettatori giunti al Maracanà per spingere i carioca verso la coppa. Il Brasile, oltre il supporto di una nazione intera, ha sicuramente anche la pressione, la consapevolezza di non poter sbagliare. Non sono ammessi errori, non in questa partita.

Il popolo brasiliano aveva la certezza che la Seleçao avrebbe spazzato via i rivali. Difatti i giorni che precedono il match conclusivo vengono vissuti come un’autentica festa. La mattina stessa della partita, a Rio viene persino improvvisato un carnevale. In tutto il Paese carioca, più di mezzo milione di magliette vengono vendute con la scritta “Brasile campione 1950“. Insomma, era chiaro che sarebbe stato il Mondiale del Brasile. Dappertutto aleggiava la certezza che sarebbe stata una pura formalità, tesi avvalorata dalla situazione in classifica, che vedeva in vantaggio gli organizzatori.

Uruguay 1950

Brasile-Uruguay: la partita storica

Il 16 luglio 1950 va scena l’ultimo atto del Mondiale brasiliano. Quella che è a tutti gli effetti una finale. Si fronteggiano il Brasile favorito e l’Uruguay. La Seleçao scende in campo acclamata dalle urla di un Maracanà colmo di persone, forse più di quelle che l’impianto potesse realmente contenere. L’Uruguay entra in campo per seconda. Prima dell’ingresso in campo per la partita della vita, Obdulio Varela pronuncia una frase che diverrà l’emblema della nazionale uruguaiana: “Los de afuera son de palo” (quelli là fuori non esistono). Con queste parole Varela intende spronare i propri compagni e sa perfettamente che essi non devono alzare lo sguardo verso gli spalti ma anzi devono mantenere il sangue freddo e rimanere concentrati sul terreno di gioco.

Il Brasile guidato dal piede educato di O mestre Zizinho prende immediatamente in mano il match, nonostante non fiocchino le occasioni per i carioca. L’estremo difensore uruguaiano Maspoli non corre di fatto nessun pericolo. La nazionale dell’Uruguay si difende con ordine, grazie all’enorme densità in mezzo al campo, in cui c’è l’onnipresente Varela pronto a bloccare chiunque si presenti dalle sue parti. La Celeste riesce persino a presentarsi dalle parti del portiere brasiliano Barbosa, cogliendo un palo con il destro dal limite dell’area di Miguez. L’arbitro inglese Reyder manda a riposo le squadre sul risultato di 0-0.

Maracanazo, prima pagina del giorno seguente
Maracanazo, prima pagina del giorno seguente

Brasile-Uruguay: il Maracanazo

È il secondo tempo a cambiare la storia, delle due nazionali e del calcio. Al rientro dagli spogliatoi l’esterno destro brasiliano Friaca sigla il gol del vantaggio con un diagonale chirurgico. Il Maracanà esplode di gioia, il sogno di un’intera nazionale si sta lentamente materializzando. Il Brasile indirizza il Mondiale, la squadra è desiderosa di riprendere il gioco. Ma è ancora una volta il Negro Jefe Varela a salvare i suoi dal baratro. Raccoglie la sfera e, lentamente, si reca dal guardalinee -senza avere una lingua in comune- a protestare timidamente per un possibile fuorigioco, senza successo. In questo modo riesce a raffreddare leggermente gli animi di giocatori e tifosi brasiliani. Verso la metà della ripresa l’Uruguay coglie l’insperato pareggio. Alcides Ghiggia scappa sulla destra e piazza un cross basso su cui si avventa Schiaffino che gira la sfera all’incrocio dei pali.

La Seleçao sarebbe ancora campione, nonostante il pari. Ma i carioca desiderano vincere, dinnanzi ai propri sostenitori, perciò attaccano a testa bassa. Questo impeto si rivela fatale per la Brasile. La Celeste ribalta immediatamente il fronte, sempre Ghiggia fugge imprendibile sull’out di destra, entra in area e sorprende il colpevole Barbosa sul suo palo. Clamoroso. 2-1 in favore dell’Uruguay. A dieci minuti dal termine. Il Maracanà è stordito, nessuno ci crede. L’Uruguay capitanato dal caudillo Varela resiste fino al triplice fischio. Nello stadio di Rio de Janeiro cala un silenzio assordante, gli unici a festeggiare sono gli uruguaiani. Il Brasile è stordito, verranno proclamati tre giorni di lutto nazionale in tutto il paese, a cui faranno seguito numerosi suicidi. Un giorno funesto nella storia del Brasile, indelebile nella memoria di tutti. E ancora oggi, alla vigilia del Mondiale in Qatar 2022, ricordato con con una sola parola. Maracanazo. CONTINUA A LEGGERE>>>

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