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Sono 8 lunghissimi anni che gli italiani non vivono da protagonisti la Coppa del Mondo, stiamo davanti alla televisione a guardare partite che ci interessano fino a un certo punto. Il Mondiale, certamente, è sempre una bellissima competizione da seguire ma senza la tua Nazionale che gusto c’è? Tutto perde un po’ di importanza, sai che chiunque vincerà non sarai tu e guardare le altre giocare diventa a tratti un tormento. Devi però in qualche modo restare a galla e quindi cominci a pensare, a farti un’idea e a tifare. Certo, perchè un vero appassionato di calcio segue tutto ma sente anche il bisogno di avere una preferenza, di provare delle emozioni mentre guarda la partita, poco importa che sia gioia o delusione dato che non è la squadra per cui tifi normalmente. C’è poi anche un altro motivo per cui l’italiano medio guarda i Mondiali, uno meno sentimentale ma altrettanto sentito: perchè spera non vincano le storiche avversarie degli Azzurri.
In Italia, purtroppo, tifare per la propria squadra è tanto importante quanto tifare contro le avversarie, cosa che spesso fa venir meno la sportività come molte volte traspare dai cori allo stadio. Per gli italiani il calcio non è un gioco, è una religione, uno stile di vita e i tifosi del bel paese sono estremamente competitivi. Come si vede anche in Serie A, ci sono rivalità talmente antiche e preponderanti che, appunto, non lasciano spazio a nulla. Non importa se la squadra in questione sia la favorita alla vittoria o la peggiore di tutta la competizione, se è una rivale tu tifi contro, sempre. Per quanto riguarda poi invece la squadra che si sceglie di tifare, a quel punto quella è la squadra che deve vincere, a tutti i costi, per un mese è come se fosse la tua squadra del cuore.
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Mondiali 2022: 8 anni senza Italia, il fantasma 2006
Non è semplice, per un paese che vive letteralmente di pane e calcio, non vedere la propria Nazionale al Mondiale ma per noi è già la seconda volta di fila, cosa che rende il tutto ancora più duro. In questi 8 anni gli italiani si sono improvvisati tifosi di Nazionali diverse ma sempre con il forte rammarico di non poter tifare la propria. Se ci fosse stata l’Italia tutto sarebbe stato diverso ma ragionare con i se non ha senso. Tutto ciò che ci resta è aggrapparci ai fantasmi delle vittorie passate che non manchiamo mai di ricordare. Forse l’unica cosa che tiene a galla lo stivale in questo momento, più che l’acqua è la vittoria all’Europeo dello scorso anno, l’unica soddisfazione in questi 8 anni fallimentari. Ci sono stati momenti altissimi e momenti bassi ma, a quanto pare, i bassi hanno prevalso sugli altri.

Ogni 4 anni, poi, è la stessa storia, la testa va inevitabilmente al 2006, al rigore di Fabio Grosso e a Cannavaro che alza la coppa, ben 16 anni fa. Ritornare a quel momento è bellissimo ed è sempre un’emozione ma è il passato, ora è importante pensare al futuro e a costruire una squadra in grado di qualificarsi al prossimo Mondiale e poter competere. La cosa più importante, ora, è fare in modo che gli 8 anni senza Mondiale non diventino 12 e, se possibile, che i 16 anni dall’ultima vittoria non diventino 20. Bisogna guardare al futuro, non al passato e, mentre guardiamo le altre giocarsi la Coppa, pensare che la prossima volta ci saremo anche noi, dobbiamo esserci.
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Chi tifano gli italiani: Messi, Ronaldo e gli altri
La scelta della squadra da tifare, quando non partecipi ad una competizione, non è mai semplice, ci sono degli standard che la squadra deve soddisfare. Considerando che i calciatori convocati in Nazionale provengono da tutti i maggiori campionati, la ragione direbbe di tifare quella che ha più giocatori della propria squadra del cuore. Questa cosa, però, non è sempre così semplice, la maggior parte delle italiane vede i propri ragazzi dividersi in giro per il mondo e non è comune avere più di un paio di giocatori in squadra provenienti dalla stessa nazione. Tanti, poi, sono italiani e quindi si torna sempre al punto di partenza, come decidere chi tifare? Si devono considerare diversi fattori che in realtà derivano soprattutto dal gusto personale e dal modo in cui il singolo vive il calcio.

C’è chi ama il fantomatico bel gioco, chi può essersi appassionato ad un giocatore o una Nazionale in particolare, chi semplicemente si aggrega alla massa e sceglie in questo modo chi sostenere. Quest’anno in particolare la penisola è spezzata in due, essendo questo probabilmente l’ultimo Mondiale per Messi e Ronaldo, si tende a tifare la squadra dove gioca il preferito fra i due campioni. Questa competizione così atipica potrebbe consacrare per sempre a GOAT,greatest of all times,- ovvero migliore di tutti i tempi- uno fra l’argentino e il portoghese che hanno sempre diviso l’opinione pubblica. La scelta più probabile, quindi, è una fra Argentina e Portogallo. C’è però una terza categoria, i nostalgici convinti, e forse hanno ragione, che il talento vero risieda in un solo paese: il Brasile.
Di che colore sarà il cielo sopra a Lusail? L’Italia deve rinascere
“Il cielo è azzurro sopra Berlino“, diceva Fabio Caressa il 9 luglio 2006 anche se era tarda sera, il cielo era azzurro perché gli Azzurri avevano vinto e quella frase ci risuona nella testa ad ogni singolo Mondiale. Ora in Qatar il cielo è azzurro solamente per le partite giocate di giorno ma all’ultima partita cambierà colore e nessuno può sapere quale sarà. La speranza per la maggioranza degli italiani è che appunto la coppa vada a uno fra Ronaldo e Messi ma ci sono moltissime squadre da non sottovalutare, prima fra tutte la Francia, detentrice del titolo, che è stata la prima a qualificarsi agli ottavi di finale. Questo Mondiale potrebbe riservare un sacco di sorprese, cosa che porta anche noi italiani a guardare le partite con parecchio interesse, e ci potrà anche aiutare a studiare le squadre migliori in vista del prossimo. Prima l’Italia deve pensare a ricostruire una squadra competitiva ma nulla toglie che nel frattempo possa studiare le avversarie.
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Quattro anni, quattro anni per tornare al top e far rinascere una squadra e un paese intero. Gli Azzurri hanno la responsabilità di non deludere più i propri tifosi, prepararsi e rinascere dalle proprie ceneri. Non ci mancano le qualità e i giocatori forti, soprattutto se al completo, li abbiamo, ora non resta che far coesistere queste cose e riportare in vita la macchina ben oliata che è salita sul tetto d’Europa poco più di un anno fa. Bisogna qualificarsi, a qualsiasi costo, ne hanno bisogno l’Italia e gli italiani. Il Mondiale non è lo stesso se il cielo non può diventare azzurro, tifare altre Nazionali non sarà mai la stessa cosa. Questa dev’essere l’ultima volta, 8 anni sono tantissimi, 12 sarebbero una follia. La speranza è l’ultima a morire e l’unica che ci resta è USA, Canada e Messico 2026, non può essere altrimenti. Con le nuove regole non possono esserci scuse.