Rebellin, il fratello di Scarponi condanna l’Italia: “La strada è della macchina”

Il giorno dopo la morte di Davide Rebellin parla Marco il fratello di Michele Scarponi condannando fermamente l'Italia e il suo immobilismo sulla questione della sicurezza per i ciclisti sulle strade

Michael Montani
2 Min di lettura

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Il day after della tragedia che ha scosso il mondo del ciclismo e l’intero paese è caratterizzato dalla lettera scritta da Marco, Fratello di Michele Scarponi, dove parla della morte di Davide Rebellin che lo riporta alla tragedia di cinque anni fa dove perse la sua metà. Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport Marco Scarponi condanna duramente l’Italia che non ha fatto niente perchè non capitasse di nuovo: “Stiamo rivivendo gli stessi momenti, le stesse situazioni provate con Michele e ti accorgi che poco è stato fatto in questi cinque lunghi anni“. Prosegue poi dando qualche consiglio al nostro paese: “Prendiamo spunto da altri paesi come la Spagna. Perché vanno tutti? Perché è più sicuro pedalare in quelle località”.

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Michele Scarponi

Marco Scarponi duro contro l’Italia

Il fratello dell’ex ciclista della Lampre deceduto per un incidente mentre era in bicicletta nel 2017, proprio come Davide Rebellin, non da la colpa al destino ma alla mentalità sbagliata degli italiani al volante: “Nel nostro Paese la strada è della macchina e il pensiero che una persona possa uscire in bicicletta con il rischio di non fare più ritorno a casa è inquietante. È sintomo di un paese incivile. E si sgomberi il campo da frasi fatte, quello di Davide non è destino ma un omicidio“. Marco Scarponi è anche attivo sulla questione tramite la fondazione intitolata al fratello. “Non abbiamo istituzioni capaci di mettere al centro la persona, di pensare a una mobilità per tutti. Anche noi con la Fondazione Scarponi portiamo avanti progetti ma il messaggio fatica ad arrivare”.

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