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Il mondo DAZN, piano piano sta entrando nelle case di tutti gli italiani appassionati di calcio e volenterosi di vedere la propria squadra del cuore per quei 90 minuti a settimana, tanti i contenuti messi a disposizione dalla piattaforma con una passione tale da scardinare le porte di casa degli italiani arrivando dritti al cuore degli spettatori. Dopo aver avuto il piacere di intervistare Ilaria Alesso e Tommaso Turci, oggi, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni Riccardo Mancini, giornalista di DAZN che ha fatto della sua passione il suo lavoro: la telecronaca. Fin da bambino ha sempre sognato di poter fare questo lavoro, iniziando prima con le telecronache alla playstation e interfacciandosi con il mondo reale poi. La passione non è mai mancata, così come la voglia di mettersi in gioco e questa la trasmette ogni fine settimana in diretta, davanti a migliaia di telespettatori.
L’amore per il calcio
Come nasce la passione per il calcio e per la telecronaca?
“La passione per il calcio e per la telecronaca nasce quando ero un bambino. Nella mia famiglia non si masticava quasi nulla di calcio, ma il mio amore per questo sport è stato un colpo di fulmine. I miei genitori volevano farmi fare nuoto ma io, a sei anni, mi ero impuntato che volevo giocare a calcio e da lì inizia il mio percorso. Con il passare del tempo, considerando che leggevo molti giornali sin da quando ero un bambino, con i miei amici mi mettevo spesso a fare le telecronache delle partite che giocavamo alla playstation e da lì è un po’ partito il tutto“
Qual è stato il tuo percorso di studi?
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“Il mio percorso di studi è stato condizionato da alcuni consigli di alcuni miei amici giornalisti che mi sconsigliavano di affrontare di entrare in questo mondo, tant’è che io – con la volontà di restare nel mondo del calcio e dello sport – decido di fare scienze motorie poi, alla fine dei tre anni, mi laureo e inizio una specializzazione in management dello sport, questo perché in quei tre anni di università, inizio, quasi per gioco, a scrivere per una testata e a fare radio con un intervento a settimana. Ormai non era più un mio obiettivo, visti i consigli che mi erano stati dati, però poi da lì arriva un’opportunità, una grandissima opportunità: uno stage a Sky Sport 24 e, da lì, parte il mio percorso vero e proprio.“
Approfondiamo questo aspetto: raccontaci meglio questo tuo inizio nel mondo del giornalismo sportivo e le prime avversità che hai incontrato nel tuo percorso lavorativo
“Il mio percorso nel mondo giornalismo sportivo televisivo, inizia a Roma, in una tv locale: un impegno saltuario, quindi occasionale. La prima vera esperienza arriva, come dicevo, con Sky Sport 24 a febbraio 2011: in questi tre mesi di stage inizio a prendere confidenza del mondo della televisione, mondo fin lì a me sconosciuto. La prima avversità è stata sicuramente il trasferimento in una nuova città, era la mia prima volta lontana da casa: da Roma salgo a Milano, adattarsi non è stato così automatico ma guardandomi indietro oggi, dopo undici anni, posso dire che è stata la scelta giusta. Anche a livello lavorativo è stato un bel salto, prima il passaggio dalla carta stampata ai siti internet, poi dai siti internet alla televisione: per certi versi è stato un passaggio abbastanza traumatico”
Emozioni da telecronaca
Cosa hai provato la prima volta che hai fatto una telecronaca?
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“Alla fine dello stage io lascio un file di una mia telecronaca a Sky, perché volevo mettermi alla prova: in quel momento loro avevano bisogno di un telecronista per il Gubbio, che nel frattempo era salito in Serie B e quindi, nell’agosto del 2011, arriva la mia prima telecronaca vera e propria: Gubbio–Ascoli 2-3. Chiaro, c’era tantissima emozione: prima telecronaca in assoluto e, soprattutto, era per Sky. C’era la preoccupazione di fare tutte le cose per bene: riconoscere i giocatori, dire le cose giuste al momento giusto, insomma: ero preoccupato di deludere le aspettative.”
Quale telecronaca ti ha emozionato di più?
“Questa domanda me l’hanno fatta diverse volte e tutt’ora non saprei dirtene una in assoluto, ma se devo scegliere, ti posso dire che la mia prima telecronaca a Wembley – un community shield del 2016 – per la partita tra Leicester e Manchester United è una partita a cui tengo particolarmente. Prima volta a commentare una partita al di fuori dell’Italia, vicino a me avevo Fabio Capello, una partita a dir poco emozionante. Chiaramente te ne potrei citare molte altre come la mia prima volta a San Siro quest’anno da telecronista o la mia prima volta all’Olimpico, o le finali di FA Cup, partite che in Inghilterra sono considerate quasi delle finali di Champions League, indimenticabile quel Chelsea Arsenal del maggio 2017.”
Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere questo percorso lavorativo?
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“Consigli su questo percorso lavorativo? Bisogna iniziare a fare pratica appena possibile, l’ho notato su di me e su altri colleghi che sono cresciuti piano piano con l’esperienza. L’esperienza è fondamentale per questo lavoro, vanno benissimo gli studi ma la cosa che conta è fare esperienza sul campo. Come in tutte le cose ci vuole esperienza sul campo, essere pronti a fare sacrifici e a non mollare mai, nonostante le difficoltà. Serve molto impegno, è un lavoro fatto di passaparola, in qualche modo bisogna mettersi in mostra e farsi notare.”
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Ti saresti mai aspettato il Milan campione d’Italia?
“Non mi sarei aspettato questa ascesa improvvisa, il lavoro di Pioli e della società sicuramente hanno inciso, lavorando nella direzione giusta e vanno presi come esempio. Sulla carta il Milan non partiva favorito perché banalmente non aveva la squadra più forte, presi singolarmente. Pioli è stato molto bravo a dar valore ai giovani, a far sì che anche gli “anziani” riuscissero a trasmettere qualcosa di dirompente nei giovani stessi. Il Milan lo ha dimostrato sul campo di aver meritato questo scudetto e che è in grado di tracciare una strada per il futuro: questo scudetto deve essere un punto di partenza, non di arrivo.”
Quella di questa stagione è stata un’Inter deludente?
“Io non parlerei di stagione deludente dell’ Inter, qualcosa si è vinto, ha lottato fino alla fine per lo scudetto, aveva la squadra più forte sulla carta, qualcosina non ha funzionato e molto spesso le stagioni si decidono con degli episodi e sicuramente quello di Bologna può esserne un esempio, esempio che ha tranciato le gambe dell’Inter. Le difficoltà della scorsa estate hanno sicuramente spostato gli equilibri ma non in modo eccessivamente negativo, la stagione è stata comunque positivo e anche per i nerazzurri penso che si stia tracciando una strada per poter sognare ulteriori successi nei prossimi anni”
Passiamo ora al Napoli, ha deluso secondo te?
“Il Napoli forse è la delusione più grande di questa serie a assieme all’Atalanta. Da diversi anni a questa parte gli azzurri partono sempre con l’obiettivo di vincere lo scudetto, ma manca sempre quel qualcosina in più per riuscire a fare all in. Evidentemente ha deluso e continua a mancare qualcosa che non è nemmeno facile da individuare: se prendiamo la squadra, notiamo subito che è molto competitiva, molto forte in tutti i reparti. Certo, è mancato qualcosa negli scontri diretti e a questo punto mi viene da pensare che con le partenze di Mertens e Insigne, la possibile partenza di Osimhen, che De Laurentiis voglia consegnare a Spalletti un altro tipo di squadra, non più debole, ma che punti ad una rivoluzione e ad una rinascita, nella speranza che ciò possa portare il Napoli a vincere qualche titolo.”
Siamo arrivati all’ultima domanda: cosa possiamo e dobbiamo aspettarci dalla prossima stagione? Visti anche i nomi che stanno conducendo il calciomercato italiano
“Per dire cosa aspettarsi, aspetterei il mercato che ancora non ha preso fuoco. Le premesse però lasciano ben sperare, sicuramente innalzeranno il livello e io mi aspetto un’Inter e una Juventus più agguerrite che mai sia sul mercato che per quanto riguarderà la lotta scudetto. Il Milan sicuramente non resterà a guardare, i nomi che si fanno in chiave mercato lo dimostrano. Mi aspetto una bellissima lotta, forse più avvincente di quella di quest’anno, cosa che mi auguro dovendola commentare.”