Roberto Baggio, leader silenzioso: la storia del Divin Codino dagli esordi all’amore per la Fiorentina

Redazione
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Quando in Inghilterra la Football Association approvò le regole del gioco del calcio, chissà se qualcuno riuscì ad immaginare che un ragazzo con la magia nei piedi avrebbe accarezzato il pallone in un modo così divino. Sì, divino, come il codino di Roberto Baggio, che quando sfiorava quella sfera di cuoio generava negli occhi di chi lo guardava un sentimento di commozione. Oggi è ricordato come uno dei calciatori più forti della storia del calcio, ma per qualcuno è ancora lo stesso Roby che, vestito di viola, ha incantato l’Italia nel corso del suo periodo alla Fiorentina. Il suo amore per i colori del capoluogo toscano è rimasto nel tempo e la gente non lo dimenticherà mai.

Roberto Baggio
Roberto Baggio

La nascita del mito e l’inizio della carriera a Vicenza

Roberto Baggio nasce a Caldogno, in provincia di Vicenza. È il sesto di otto figli e da quando comincia a sviluppare la passione per il gioco del calcio, tramandata da suo padre, dimostra da subito di avere qualcosa di diverso sul rettangolo verde. Il giovane Roby è determinato e talentuoso, tanto che a 16 anni riceve la chiamata del Lanerossi Vicenza, una squadra tranquilla dove poter dare inizio ad una carriera da professionista. Baggio si fa notare e comincia ad aleggiare nell’aria la possibilità di un trasferimento alla Fiorentina, ma il destino ha qualcos’altro in serbo per lui. Il 5 maggio del 1985, durante il match di campionato contro il Rimini di Arrigo Sacchi, è costretto ad uscire dal campo per infortunio. Il risultato degli esami è l’inizio dell’incubo, rottura dei legamenti e menisco del ginocchio destro. All’epoca dei fatti, una diagnosi del genere poteva mettere la parola fine nella carriera di un calciatore, ma come si è sempre detto, lui non era un giocatore normale.

Roberto Baggio in maglia Vicenza
Roberto Baggio in maglia Vicenza

Un amore chiamato Fiorentina

Quando il ginocchio di Roberto Baggio salta, il pensiero di tutti gli appassionati di calcio in Italia va subito al suo trasferimento alla Fiorentina. Il club toscano avrebbe tutto il diritto di non dare seguito agli accordi presi in precedenza, ma alla fine prende una decisione impopolare. La viola dà fiducia a al talento di Caldogno e lo tessera, quello è il momento in cui nasce l’amore tra lui e la squadra che lo ha abbracciato. Nonostante la società fosse convinta di volerlo aspettare, Roby vive un periodo di profonda crisi, tanto che prima valuta di appendere gli scarpini al chiodo e poi sposa il Buddhismo una scelta di vita che lo cambierà in modo radicale. La nuova religione lo aiuta a superare le difficoltà e con la determinazione che lo ha sempre contraddistinto, torna in forma e recupera dall’infortunio in vista del suo esordio in Serie A, il 21 settembre del 1986.

Una settimana dopo però il destino si accanisce nuovamente contro il suo ginocchio, una nuova rottura del menisco lo allontana ancora dai campi. Baggio però ormai si è convinto, dovrà lottare per tutta la vita per raggiungere un qualsiasi obiettivo, quindi abbattersi non servirà a nulla. Grazie al duro lavoro riesce a rientrare nel finale di stagione, in cui segna anche il suo primo gol in Serie A il 10 maggio del 1987. La data è particolare, perché se quel giorno Roby diventa grande e si lega indissolubilmente al popolo viola, nello stesso momento e mentre calpesta lo stesso prato, Diego Armando Maradona entra nel cuore dei tifosi napoletani e diventa un Dio.

Roberto Baggio con la maglia della Fiorentina
Roberto Baggio con la maglia della Fiorentina

La consacrazione a Firenze e la cessione alla Juventus

Roberto Baggio e la Fiorentina sono finalmente una cosa sola, come dimostra il grande rapporto che si è creato tra lui e i tifosi viola. Il Divin Codino sa bene che deve tanto a quella gente, che nonostante non l’avesse praticamente mai visto sul terreno del Franchi, lo ha prima accolto a braccia aperte e poi aspettato come fa una mamma con il figlio che non vede da tanto tempo. Roby è finalmente pronto per far sognare Firenze, con la maglia gigliata fa vedere tutto il suo grande repertorio tra dribbling incredibili e un tocco di palla che rende i tifosi partecipi di qualcosa di grandissimo che sta accadendo sotto i loro occhi.

Baggino, così chiamato in toscana, all’improvviso viene risucchiato in un vortice di notizie che raccontano qualcosa che è più grande di lui. La Juventus, dopo aver vinto la Coppa Uefa in finale proprio contro la Fiorentina, bussa alla porta del presidente Pontello. La richiesta è una sola, ma grande, la Vecchia Signora vuole Roberto Baggio. Il dramma si consuma nei bar e nei club di Firenze, dove i tifosi si disperano e vanno contro la società, che però ormai ha già deciso. Il Divin Codino cerca in tutti i modi di opporsi al trasferimento a Torino, ma la situazione è troppo grande. Il trasferimento ai bianconeri è di fatto un affare personale tra il conte Pontello e Gianni Agnelli, che insieme danno inizio ad una delle più grandi rivolte calcistiche che l’Italia ricordi.

La prova d’amore allo stadio Artemio Franchi

Stadio Artemio Franchi
Stadio Artemio Franchi

Il tifoso viola è storicamente molto orgoglioso e attaccato alla maglia gigliata, per questo motivo quando Baggio si trasferisce a Torino per vestire la maglia a righe della Juventus, il rapporto idilliaco che si era creato negli anni passati si interrompe. Nonostante questo però, chi vive le dinamiche di questo grande amore sbocciato anni addietro, sa bene che l’odio della città toscana verso il gioiello di Caldogno è esclusivamente legato a un dolore troppo grande, e che basterebbe un gesto per ricucire lo strappo.

Roby non accenna a nascondere la sua volontà di rimanere a Firenze, fin dal giorno della sua presentazione, quando gli viene messa una sciarpa bianconera al collo e lui, infastidito, se la toglie di dosso. Tutti attendono il suo ritorno al Franchi, evento che accade il 7 aprile del 1991, quando la Juventus affronta la Fiorentina davanti a uno stadio pieno in ogni ordine di posto. In quella partita succede qualcosa che rimarrà nella storia. L’arbitro fischia un rigore per la Vecchia Signora, il tiratore designato è proprio il Divin Codino, che però si rifiuta di andare sul dischetto e lascia il compito a De Agostini, che sbaglia.

Baggio viene sostituito nel secondo tempo e mentre si dirige verso gli spogliatoi, dagli spalti gli piove in mano una sciarpa viola, lui la prende quasi stringendola ed esce dal terreno di gioco. Quella prova d’amore verso il suo popolo ha riordinato le idee nella testa dei fiorentini, che da quel momento lo considerano un idolo, una figura che mai più avranno occasione di ammirare sul prato del loro Stadio.

Roberto Baggio ai tempi della Juventus con la sciarpa Viola in mano
Roberto Baggio ai tempi della Juventus con la sciarpa Viola in mano