Roberto Mancini, un compleanno da spettatore: l’inno del suo Palmares fino agli Europei

Direttore di orchestra di un concerto finito in anticipo, con un cambio scaletta improvvisato che ha rimandato la più attesa delle performance del Maestro in sala. La mancata apparizione nella platea dei Mondiali in Qatar 2022 è stato un colpo di scena indesiderato da parte del tecnico Roberto Mancini, che si limita a soffiare la candelina del 58º compleanno da spettatore allo show più ambito dell’anno. Il viaggio in Nazionale del Mancio è terminato troppo presto, come quando ad un concerto salta la corrente all’improvviso e tutti rimangono a bocca aperta per il senso di frustrazione mischiato all’impotenza ad agire. Dopo il successo riscosso nell’ultimo tour europeo, in cui gli azzurri hanno alzato al cielo di Wembley il trofei degli Europei 2022, la star dell’Italia ha dovuto far fronte ai rischi del mestiere, peccando di quel guizzo vincente che è mancato alla penisola a stivale al momento della qualificazione. Ma come cantavano i Queen, “the show must go on” e, se per l’invernale scenario nella cornice di Doha è ormai tardi, per l’ex calciatore ci potrebbero essere altre chance per tornare in auge.

Un compleanno da dietro le quinte quello di mister Mancini, che invece della comparsa in Qatar si dovrà accontentare di vedere la scalata Mondiale dagli schermi. Seppur l’angoscia stia ancora straripando, considerando l’assenza all’appello al torneo mondiale per due edizioni consecutive, l’ex nerazzurro può consolarsi con la panoramica totale delle glorie raggiunte duranti suoi 58 anni, con un Palmares ricco di titoli e soddisfazioni. L’amarezza per il mancato sbarco oltremare può considerarsi direttamente proporzionale al senso di fierezza per i traguardi conquistati nel suo corso delle sue sfide nei rettangoli verdi, sia in veste di giocatore, che in quelle di commissario tecnico. Della sua carriera sbalorditiva non si possono dimenticare gli anni di attività con la Sampdoria, squadra per cui si è battuto collezionando una serie di trofei da record in Coppa Italia. Allo stesso modo, seppur in differenti vesti, le sue gesta rimarranno per sempre appese anche nella bacheca dell’Inter, dove, negli anni trionfanti della dittatura milanese, il saggio condottiero ha saputo abbagliare a suon di premi la Beneamata. Dopo un passato coltivato ad annaffiare i semi nel proprio paese, il suo percorso è deviato all’estero, dove anche nella terra di Sua Maestà è riuscito a togliersi importanti soddisfazioni, fino alla guida della Nazionale con la conquista del trofeo in Euro 2021.

C’era una volta Mancini alla Sampdoria

Se ogni favola che raccontiamo ai bambini inizia sempre con il canonico “c’era una volta“, per il festeggiato neo cinquantottenne la fiaba nel calcio italiano ebbe inizio all’età di tredici anni. La sua è stata un’infanzia dettata da una viscerale passione per il pallone, che Roberto cercava di scoprire in tutte le sue sfaccettature, dando già fin da piccolo qualche cenno del suo talento. Così, la prima avventura del protagonista ebbe luogo con la maglia del Bologna, un trampolino di lancio di appena un anno che lo ha subito condotto verso la lunga permanenza nella Sampdoria. La sua attitudine da ingegnere tecnico del pallone ha messo in evidenza la sua soave idea di calcio, tanto carismatica quanto sognatrice, che gli ha permesso di portare alta la gloria del club in più competizioni, e in più volte. Con i blucerchiati ha intrapreso un’avventura lunga per ben 15 anni, il cui bilancio fa spalancare gli occhi; la competizione più titolata è stata la Coppa Italia, in cui la squadra ha saputo avere la meglio per 4 finali dal 1982 al 1997, gli anni della sua militanza. Tra le glorie conquistate con il club, in cui ha collezionato i vanta anche di uno Scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa delle Coppe, trofeo vinto nel 1989/90.

Leggi anche: Italia, si riparte dall’Inghilterra: parte da Napoli la strada verso Euro 2024

Roberto Mancini, dalla Lazio al lieto fine con il Leicester

Dopo aver arricchito in modo definitivo il suo status di potenza, il protagonista ha deciso di cambiare aria per approdare in forza alla Lazio nelle tre stagioni a seguire. La parabola ascendente di Mancini è stata da record, pennellata con il susseguirsi di premi che hanno trasformato il protagonista della favola in eroe, con un’Aquila come segno distintivo. Decisivo già al suo esordio, il tecnico della Nazionale italiana non si è mai tirato indietro nei momenti più fragili e complicati, ma ha assunto il ruolo di trascinatore verso un ammirevole lieto fine. Con la maglia biancoceleste ha infatti conquistato altre due Coppe Italia, raggiungendo il primato di 6 totali insieme a Buffon. Nel capitolo delle svariate avventure laziali non è mancato neanche il successo in Supercoppa italiana (1998), in Supercoppa UEFA nell’anno successivo, avvenuto insieme alla vittoria dell’ultima edizione della Coppa delle Coppe, con tanto di Scudetto. Dopo aver compiuto la missione nella regione capoluogo d’Italia, la sua ultima toccata e funga in campo da giocatore avviene con la maglia del Leicester, seppur per sole 4 presenze in Premier League. Le sue sorti erano già tracciate e il Mancio non si è mai opposto al suo destino; con la fine del secolo, termina anche la sua carriera da calciatore. Con l’inizio della nuovo millennio, invece, l’ex centrocampista dà il benvenuto alla new era.

The best is yet to come

Una volta conclusa la sua fase in attività, arriviamo al punto della storia in cui il protagonista sfrutta le proprie competenze e rivede definitivamente il suo ruolo, diventando un allenatore a tutto tondo. La sua parabola ascendente da commissario tecnico ha avuto uno sviluppo molto più ballerino, che gli ha permesso di fare esperienza in più club e metabolizzare con più lucidità sulla sua idea di calcio. Un cambio di vesti avvenuto in fretta e furia, senza neanche aver completato la serie di passaggi che garantissero a validità a livello di patentino, che Mancini era già alla guida della Fiorentina, ma non solo; in quello stesso anno, condusse la squadra gigliata in finale di Coppa Italia vincendo il primo titolo da Mister Mancio. Al termine della stagione, l’ex Sampdoria tornò nella sua terra di appartenenza in corso, dato che il suo cartellino era ancora di proprietà della Lazio. La conduzione dei biancocelesti, però, non fu redditizia come ai tempi dell’operatività. Pertanto, dopo due anni decide di girare di nuovo la ruota, la quale lo ha portato da una delle squadre con cui ha ottenuto più successo nella sua carriera; l’Inter.

Se c’è una sfumatura predominante che dipinge in modo nitido la straordinaria carriera dell’ex centrocampista, essa ha sicuramente un tono nerazzurro; Mancini con l’Inter non solo ha scritto la storia, ma ha dato prova delle sue affermate doti da direttore tecnico, diventando un’icona nel Palmares della Benamata: 3 volte Campione d’Italia, 2 trofei in Coppa Italia e altri due in Supercoppa italiana. In quattro stagioni il condottiero della squadra lombarda ha trascinato a suon di risultati il club dal 2004 al 2008, per poi guidare in modo meno brillante il gruppo al suo ritorno dopo l’esperienza al Manchester City e al Galatasaray. Degna di lente d’ingrandimento è stata infatti, e ancora, la sua militanza presso il regno di Sua Maestà, vincendo non solo la Premier League nel nella stagione 2011-2012, ma collezionando anche il titolo della più antica competizione del mondo; la FA Cup. Terminando con lo Zenit San Pietroburgo la sua carriera alla guida delle squadre concorrenti ai rispettivi campionati, ha avuto inizio la sua cavalcata alla guida della Nazionale italiana.

Roberto Mancini prende le redini dell’Italia

Le sua conduzione a capo delle varie squadre citate finora è stata solo una preview della sua ascensione finale, e tutt’ora in corso. Roberto Mancini è arrivato a dirigere il motore a catena dell’Italia nel 2018, prendendo in mano il pieno pilotaggio calcistico della nostra Nazione. Una laurea degna di riconoscimento per il suo splendente percorso, che l’ha visto battersi in campo prima da risorsa entrante e preziosa nell’offensiva, per poi diventare responsabile della trasmissione delle sue teorie calcistiche. Una volta fatto ritorno nella sua terra nativa, si è sancito l’inizio di una nuova fase degli azzurri; quella del Mancio. Se il trend di partenza era fiducioso e promettente, la continuità nelle performance lo è stato un pò meno.

Dopo essersi onorevolmente classificati in prima posizione a quota 30 punti nel girone J per l’ultima fase di accesso ai Mondiali in Qatar 2022, il tecnico ex Inter si è guadagnato un terzo piazzamento in Nations League nell’edizione 2020/21. A mettere la ciliegina sulla torta all’efficacia del suo mestieri, come a completare il ciclo della riconoscenza del proprio talento, è stato lo scorso anno, quello del trionfo a Webley. Dopo aver sconfitto l’Inghilterra in finale, la squadra di Mancini è campione d’Europa e l’entusiasmo nei confronti della sua direzione vola alto verso le stelle. Un eccesso di aspettative ci ha poi ricondotto alla realtà, come una meteora che si schianta nel suolo. L’esclusione dal campionato più ambito a livello internazionale è avvenuta ai play off, un vuoto che ancora desta tanto rammarico. D’altronde, questo è il calcio, e il mister sarà costetto a spegnere le candeline del suo 58º compleanno davanti agli schermi televisivi, senza però frustrasi per quello che sarebbe potuto essere, ma che non è. Il tecnico, al contrario, si presenta ad oggi con un atteggiamento propositivo e determinato, deluso ma consapevole, tenace e resiliente. Desideroso di avere la sua rivincita, il tecnico avrà una nuova chance nella final tour di Nations League in programma per il prossimo giugno 2023, dove l’Italia scenderà in campo per imporre quel gioco organizzato e compatto che la decreta tutt’ora Campione d’Europa.