Paulo Fonseca vive la sua seconda stagione nella Roma tra l’attesa di un rinnovo e l’incertezza sul futuro. La dirigenza – stando alle parole pronunciate ieri da Tiago Pinto – sembra concedersi ancora del tempo per riflettere sulla situazione Fonseca. Dunque il tecnico portoghese resta costantemente in discussione nonostante la buona prestazione di ieri contro l’Ajax in Europa League. Atterrare nel pianeta Roma e restarci senza cadere è un’impresa riuscita a pochi. Tra la pressione dell’ambiente e la voglia di vincere, molti degli allenatori passati dalla sponda giallorossa hanno pagato a caro prezzo i propri errori (più spesso quelli di altri).
Fonseca – allenatore dall’ampio respiro europeo – giunge nella capitale l’11 giugno del 2019 dopo tre stagioni di grande successo con lo Shakhtar. Il suo gioco offensivo ha convinto la dirigenza romanista, desiderosa di aprire un ciclo di tutto rispetto sia in patria che in Europa. Il campo, però, non lo premia a dovere fin quando non opta per un cambio di modulo: dal 4-2-3-1 – suo marchio di fabbrica – al 3-4-2-1. I tifosi rimangono felicemente impressionati, la squadra risale la china sino al quinto posto finale che vuol dire Europa League.

Un errore dietro l’altro
La seconda stagione di Fonseca parte sotto una cattiva stella. L’esordio in campionato contro il Verona si trasforma in un incubo: dapprima sul campo – dal quale esce con un pareggio scialbo – e poi dal tribunale sportivo, che assegna la sconfitta a tavolino a causa dello schieramento di Amadou Diawara, inserito erroneamente nella lista under 2). La filosofia di calcio proposta da Fonseca non convince più la dirigenza, che fa i conti con il bilancio del tecnico portoghese, poco incisivo negli scontri diretti.
La goccia che fa traboccare il vaso scende giù nella partita di Coppa Italia contro lo Spezia, nella quale effettua sei sostituzioni, su cinque disponibili. In quella occasione una doppia sconfitta: sia sul campo sia negli uffici. Ne segue un dibattito molto aspro con Edin Dzeko, capitano e leader della squadra, il quale contesta a Fonseca diverse scelte tattiche. Il bosniaco, di tutta risposta, viene fatto accomodare in tribuna e minaccia il trasferimento. La questione Dzeko si risolverà in una bolla di sapone, ma da allora l’ombra della mancata riconferma incombe sul destino di un Fonseca, spesso capro espiatorio di situazioni mal gestite da altri.