Roma, da Bruno Conti a Lorenzo Pellegrini: la storia dei numeri 7 giallorossi

La storia di alcuni fra i più importanti numeri 7 della storia della Roma partendo da Bruno Conti fino ad arrivare a Lorenzo Pellegrini

Lorenzo Gulino
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La numero 7, una maglietta particolare che molti hanno indossato, ma che in pochi hanno saputo rappresentare a dovere. Una casacca importante che richiede molte caratteristiche allo stesso tempo: buona tecnica, intelligenza tattica, capacità di inserimento e l’essere in grado di difendere. Difficile riuscire ad unire tutti questi attributi in un singolo calciatore. Nella rosa di Mourinho, tale maglia è sulle spalle di Pellegrini, un centrocampista tuttofare, in grado di giocare dalla mediana fino alla trequarti campo. Nella storia della Roma di 7 ce ne sono stati tanti, ma uno più di tutti ha rappresentato lo spirito di quella cifra: Bruno Conti.

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Bruno Conti, il ragazzo di Nettuno

Un esempio di tecnica allo stato puro, rapido nei movimenti palla al piede e nei piccoli spazi, questo è stato Bruno Conti. Un romano e romanista doc che ha trasformato la sua passione più grande in un lavoro. Lui nato e cresciuto a Nettuno, luogo dove si forma anche calcisticamente per poi passare all’Anzio. Proprio qui, il futuro beniamino della tifoseria giallorossa, viene notato e portato con la società capitolina nel 1973. Dopo un primo periodo nella Primavera, Nils Liedholm, nel match storico tra Roma e Torino, decide di inserirlo e lo fa esordire il 10 febbraio del 1974.

Esultanza Bruno Conti
Esultanza Bruno Conti

Nell’annata 1975-1976 viene mandato in prestito al Genoa per farsi le ossa, disputando un’ottima stagione insieme al grande Roberto Pruzzo. A quel punto Liedholm lo tiene con sé per due anni, ma il giovane Bruno Conti viene inserito nell’operazione per portare nella Capitale O Rei di Crocefieschi, tornando quindi per un anno alla corte dei Grifoni. Dal suo ritorno nella città eterna, poi Marazico non è mai più andato via. Nel 1982-1983 arriva una delle più grandi soddisfazioni che un ragazzo romano e romanista possa avere nella propria vita: vincere uno scudetto con la Roma. Lo stesso anno, però, arriva anche una delle più grandi delusioni, ovvero la finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool.

Leggi anche: Roma, da Giannini a Totti: la storia dei numeri 10 giallorossi

Una notte difficile da dimenticare per chi, come Bruno, ha sempre dato l’anima in campo per la squadra e per i tifosi. Un episodio sfortunato quello del penalty ,ma del resto come disse Maradona: “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. Conti è stato un simbolo per la Roma e un capitano, che è rimasto tale anche quando Sven-Goran Eriksson,ha deciso di privarlo della fascia. Al termine della stagione 1990-1991 decide di ritirarsi con 80 mila spettatori che salutano una delle poche bandiere giallorosse. Tutti i tifosi l’hanno voluto ringraziare per ciò che ha rappresentato per il club: un calciatore, ma soprattutto un tifoso che ha dedicato, quasi per intero, la sua carriera ai colori che ha sempre amato.

Stefano Desideri, il Cicciobello della Capitale

Stefano Desideri
Stefano Desideri

Il prototipo perfetto del centrocampista, in grado di svolgere sia il ruolo di mediano, ma anche quello di mezz’ala grazie al suo potente tiro dalla distanza: Stefano Desideri. Cicciobello, soprannominato così per la sua corporatura, cresce nelle giovanili della squadra della Capitale, per poi andare in prestito al Piacenza. Tornato nella città eterna, con Sven-Goran Eriksson non trova molto spazio, ma con l’avvento di Nils Liedholm come tecnico della Roma, nell’86, inizia a giocare con più frequenza alternandosi con Carlo Ancelotti. La sua miglior stagione con la maglia giallorossa, però, rimane quella del 1989 dove, con Luigi Radice in panchina, arriva a realizzare 10 reti in un’unica annata. Sull’onda di questi numeri nel ’91 passa all’Inter lasciando, ai tifosi giallorossi, un buon ricordo di sé.

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David Pizarro, le geometrie del Peck

Un giocatore che, diversamente da altri, non è nato come tifoso romano e romanista, ma che si è saputo far apprezzare dai tifosi della Roma. Un calciatore dotato di una buona tecnica, una visione di gioco fuori dal normale e un fisico con il quale, nonostante la poca altezza, era in grado di vincere molteplici contrasti. In questo modo può essere descritto David Pizarro. El Peck, così chiamato per la sua statura, si fa notare negli anni del Santiago Wanderers, squadra della sua città natale. Grazie alla sua continua crescita calcistica passa prima all’Udinese, poi all’Inter per poi approdare nel 2006 alla Roma.

David Pizarro, ex centrocampista della Roma
David Pizarro, ex centrocampista della Roma

Nella sua prima stagione con la maglia giallorossa riesce subito ad alzare una Coppa Italia, battendo i suoi ex compagni nerazzurri. Episodio che Pizarro difficilmente dimenticherà, è il trauma del 7-1 tra Manchester United e Roma, dove i giallorossi sono stati surclassati dalla formazione allora allenata da Ferguson. Nel 2007 El Peck inoltre, riesce a togliersi un’altra soddisfazione, ovvero, la vittoria della Supercoppa italiana. Da lì il centrocampista cileno continua a giocare con la maglia giallorossa fino al 2012, anno in cui si trasferisce al Manchester City. Dopo ben 6 stagioni si chiude il ciclo di David che, per la maglia , ha sempre sudato, lottando come un leone su ogni pallone.

Lorenzo Pellegrini, un romano per capitano

Inizia tra il sud della Capitale e Cinecittà la storia di un ragazzo romano e romanista che, senza saperlo, sta per scrivere una pagina importante della storia della Roma. Il suo nome è Lorenzo Pellegrini. Muove i suoi primi passi da calciatore nell’Italcalcio, ma è nell’Almas che si fa notare. All’età di 9 anni infatti, arriva la chiamata che tutti i bambini sognano, quella della società giallorossa. Il futuro capitano fa tutta la trafila delle giovanili, con indosso la maglia della sua squadra del cuore, cercando di migliorarsi sempre di più per raggiungere l’obiettivo: arrivare in prima squadra. L’esordio del giovane Lorenzo infatti, non tarda ad arrivare. Il 22 marzo 2015, è la data in cui la Serie A ha accolto fra le sue braccia il talento di un futuro campione.

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Lorenzo Pellegrini
Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma

Un calciatore duttile, in grado di ricoprire tutti i ruoli dalla zona mediana fino ad arrivare alla trequarti, dotato di un’ottima tecnica e di buoni tempi d’inserimento, questo è ciò che contraddistingue Lorenzo Pellegrini. Dopo il suo esordio con la Roma, però, la società giallorossa decide di cederlo a titolo definitivo al Sassuolo, in quanto difficilmente avrebbe trovato spazio. L’esperimento funziona perché, grazie all’exploit del calciatore, dopo ben due stagioni passate in neroverde la società giallorossa decide di riportare a casa il proprio gioiellino.

Perché poi alla fine Lorenzo per i tifosi è come un figlio che hanno visto crescere fin dagli albori, fin da quando, da bordocampo, osservava emozionato Francesco Totti scendere in campo con la Roma. Proprio in quegli attimi Pellegrini, in cuor suo, non ha fatto altro che sognare di quel giorno in cui sarebbe stato lui a scendere con la fascia di capitano e con lo stadio che urla il suo nome. Il ritorno nella città eterna è solo l’inizio di un percorso che Lorenzo non può neanche immaginare.

Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma @imagephotoagency
Lorenzo Pellegrini, centrocampista della Roma @imagephotoagency

Nel 2017, anno del ritorno nella Capitale, Lorenzo decide di prendere la maglietta numero 7, una pesante eredità lasciata da Bruno Conti. Inoltre, quell’anno ritrova sulla panchina della Roma, Eusebio Di Francesco che tanto lo ha valorizzato al Sassuolo. Il suo nuovo percorso con la casacca giallorossa non parte al meglio, ma è un avvenimento a dare la svolta alla sua stagione: il gol di tacco nel derby contro la Lazio. Da quel momento nella testa di Pellegrini scatta una molla ed ogni partita che passa migliora sempre di più, diventando sempre più il leader.

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Con l’arrivo di Fonseca in panchina, Pellegrini viene arretrato, insieme a Veretout, sulla mediana viste le sue grandi qualità nel dettare i tempi di gioco e nel legare i reparti. Proprio nel 2021 per Lorenzo si realizza uno dei sogni più grandi: entrare nella lista dei capitani della Roma. Dopo alcune discussioni tra Dzeko e l’allenatore portoghese, infatti, la società prende la decisione di assegnare questo importante ruolo a chi la maglia ce l’ha tatuata sul petto.

Pellegrini, Conference League
Pellegrini, Conference League

Non è l’unica grande sorpresa che il destino ha in serbo per Lorenzo Il Magnifico. L’anno successivo arriva sulla panchina della Roma, Josè Mourinho, uno dei più grandi allenatori della storia per trofei vinti. Quella con lo Special One è la stagione più prolifica per in numero 7 con ben 9 reti fatte e 3 assist in campionato. Queste statistiche lo portano ad essere tra i migliori centrocampisti della passata stagione. Il 25 maggio 2022 si realizza il sogno di migliaia di tifosi giallorossi: la squadra della Capitale vince la Conference League. Un avvenimento epocale, che in un solo momento è riuscito a cancellare anni di digiuno e di seconde posizioni, sempre all’inseguimento delle altre compagini. La vera emozione, quella pura, l’ha provata Lorenzo Pellegrini che vede la sua Roma tornare grande, in una notte dove, ad alzare la coppa, con la fascia sul braccio, è quel bambino che sta ancora sognando sul letto della sua cameretta.

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