Roma, il marchio di fabbrica di Mourinho: una stagione bipolare dalle grandi soddisfazioni

Roma, squadra scorbutica dai mezzi poco ortodossi, a tratti convincente, immagine e somiglianza del suo tecnico José Mourinho

Daniele La Manna Topics:
9 Min di lettura

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Approdato alla Roma con l’obiettivo di vincere trofei, al suo secondo anno della conduzione tecnica l’allenatore José Mourinho viene mistificato da un lato e criticato da l’altro. Il suo lavoro a distanza di un anno è evidente, ma a quanto sembra non per tutti. Complice, un andamento ingannevole che al fischio finale, nei momenti critici, obbliga allo stop. Diciamolo, senza vergogna, pochi si possono permettere di criticare uno degli allenatori più vincenti della storia, ma come spesso accade, sulla riva del fiume vi è sempre colui che attende un cadavere.

Roma, l'esultanza di Chris Smalling e Roger Ibanez @livephotosport
Roma, l’esultanza di Chris Smalling e Roger Ibanez @livephotosport

Roma, il reparto difensivo: da dove nasce il progetto di Mourinho

Il fiore all’occhiello di José Mourinho, il reparto dal quale nasce il cambiamento e l’inizio di un percorso. La base di un progetto ambizioso, nel quale saper non concedere nulla rappresenta il primo passo verso una meta fatta di obbiettivi, tangibili solamente se a subire sono gli altri.

Dalla solidità della difesa nasce la trasformazione della Roma, sempre più simile al suo allenatore: dura, ostile, cinica e vincente. Nonostante il recente debacle interno con il Sassuolo, nel quale Rui Patricio viene battuto quattro volte di fila, il volto della Roma assume nuove sembianze grazie alla compattezza del reparto difensivo: una squadra cattiva, fisica, che concede poco.

José Mourinho - @livephotosport
José Mourinho – @livephotosport

Roma, la giostra dei risultati: gli strumenti di Mourinho

Cinismo e solidità impronta che evidenzia in larga misura il primo approccio della mano tesa al gruppo dal suo tecnico. Evidente che la Roma una volta ricompattato il reparto difensivo esprime un calcio, affidato per parte all’estro dei singoli, ma per buona parte alla coesione del gruppo. La kermesse si scatena soprattutto per i prevedibili, ma non scontati, risultati negativi.

Prevedibili esatto. Insomma, inutile girarci intorno: Mourinho non è Guardiola. E probabilmente non lo sarà mai. Lo stile predicato da Mou, al di là dei top team allenati, si è sempre basato principalmente sull’aspetto difensivo: aggressività, recupero palla e ripartenza in contropiede. Non di certo un gioco spumeggiante, soprattutto nelle sue ultime due esperienze in Inghilterra con Manchester United e Tottenham. Una Roma, dunque, che assume le sembianze del suo tecnico.

Mady Camara (Roma) @Livephotosport
Mady Camara (Roma) @Livephotosport

Roma, equilibrio e mentalità: la tensione perenne di José Mourinho

Una settimana per buona parte decisiva. Pericolosa definita da Mourinho. Ciò che in parte era stato recuperato con la prestazione contro la Juventus, viene restituito in casa con il Sassuolo. Pesano come un macigno a questo punto della stagione, i punti lasciati a Cremona. Un campionato in prospettiva, sfasciato dal Napoli capolista, esempio in Europa.

Dietro, separate da poche unità, Inter, Lazio, Milan, Roma. A scanso di equivoci, la compagine giallorossa gode di maggiore affidabilità rispetto l’anno passato, sia sul piano tecnico che fisico, ma anche e soprattutto dal punto di vista mentale. La leadership del portoghese, alle volte ingombrante, sarà ricordata come esperienza condivisa, se riuscirà a entrare a pieno titolo nella sacralità che riecheggia nei templi del calcio, quale portatore di altra mentalità. Oppure, mancato il grande obbiettivo stagionale, sarà lui stesso a doversene assumere le responsabilità.

Cristante e Sorloth, Roma-Real Sociedad @livephotosport
Cristante e Sorloth, Roma-Real Sociedad @livephotosport

Roma, la settimana pericolosa di Mourinho

Da non sottovalutare il match infrasettimanale: la Roma affronta il Real Sociedad. I giallorossi partono dal vantaggio dell’andata, dove il passaggio del turno rimane obbiettivo fondamentale per dare un senso alla profondità della stagione in corso. Non meno importante, soprattutto per come lo si vive nella Capitale, il derby. Sarebbe un errore grossolano e provinciale avere testa alla stracittadina, sottovalutando il match di ritorno a San Sebastian. Ma non è nello stile di Mourinho: il pensiero va sempre alla partita successiva.

Quello contro la Lazio rimane un match decisivo ai fini un altro grande obbiettivo: il piazzamento nell’Europa che conta. La Roma viene dalla prima ed immeritata sconfitta dell’andata, ed anche se il tecnico considera la compagine biancazzurra come qualsiasi altro grande club, la partita assume sfumature diverse per tutti coloro che la vivono. Domenica lo scontro diretto con i cugini, evento nel quale i punti lasciati alle spalle avrebbero lasciato più ampio respiro nella gestione dell’emotività ed una maggiore serenità ai fini del piazzamento.

José Mourinho, tecnico della Roma @livephotosport
José Mourinho, tecnico della Roma @livephotosport

Roma, i problemi classici delle squadre di Mourinho

Dunque, appurato che l’atteggiamento tecnico-tattico è in linea con quelli che rappresentano sia e pregi che i difetti del suo allenatore, non è possibile fare una stima scindendo il lato emotivo da quello prettamente calcistico, aldilà dei risultati sul campo. Dal punto di vista di gioco, gli schematismi tattici di José Mourinho sono estremamente semplici.

Presentano di riflesso ad una solidità difensiva e compattezza mediana, una scarsa variabilità offensiva, con una media record realizzativa nella massima serie sui calci piazzati. L’estro del singolo, nella fattispecie lo stato di grazia di Paulo Dybala, il valore aggiunto della Roma, assume un ruolo decisivo nei match dove la tensione emotiva richiede maggiore freddezza, quasi sempre nell’arco della stagione risolutivo, ma spesso chiamato in causa per veri e propri miracoli.

Tifosi Roma @Livephotosport
Tifosi Roma @Livephotosport

Roma, l’empatia di Mourinho con il tifo

Negli ultimi quarant’anni sono sempre stati i capitani ad assolvere l’emblema del vessillo in simbiosi con i colori: il giocatore simbolo di Roma al quale aggrapparsi nei momenti difficili, colui che prende per mano i compagni ed esalta le qualità della squadra. Un amuleto da stringere al petto ogni qual volta se ne ha bisogno ai limiti della credenza e la fede. Ad oggi il capitano dei giallorossi è un buon giocatore, con una buona dose di personalità, ma figlio di un calcio senza più bandiere.

Mourinho eredita in parte la mancanza dell’uomo simbolo, colmandola in profondità nel rapporto con i suoi giocatori, ma soprattutto con la tifoseria. Memorabile fu quella che venne definita la Special Run sotto la Sud alla partita numero mille del tecnico. Simbolo di passione, rabbia, agonismo ed amore. Amore esatto. Per un gioco che trascende gli schemi, che coinvolge migliaia di persone appassionate ad un unico scopo: il trionfo dei colori della propria maglia.

Il presidente della Roma Dan Friedkin e suo figlio Ryan @livephotosport
Il presidente della Roma Dan Friedkin e suo figlio Ryan @livephotosport

Roma, la dirigenza ed il rapporto con José Mourinho

L’amore e l’attaccamento ai colori, il rispetto della tradizione, tutti elementi imprescindibili di un meticoloso e silenzioso lavoro, con un occhio vigile che osserva in una direzione: la tifoseria. Un’ inversione di marcia anche nel modo di comunicare: il silenzio che accompagna i fatti. La taciturna logica comunicativa alla quale Roma ed i suoi supporters da quasi tre anni sono oramai abituati.

La Roma ha una dirigenza che non parla dai vertici, ma agisce, alle volte in maniera drastica come nel caso della gestione di Zaniolo, che mai va in conflitto con la sua prima scelta: José Mourinho. Egli rappresenta una costante nel flusso del bombardamento mediatico, la punta dell’iceberg dal quale vengono codificate le informazioni e restituite al grande pubblico. Una scelta rischiosa, per un progetto ambizioso, quella tempesta perfetta ogni qual volta è il campo a parlare.

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