La stagione della Sampdoria si è conclusa con largo anticipo, con una retrocessione sancita sul campo, dopo la sconfitta contro l’Udinese, lo scorso 8 maggio. Una caduta in Serie B che non si verificava da 12 anni, la quinta in tutta la sua storia. Ma più che la caduta, quello che che preoccupa maggiormente, è la situazione finanziaria della società, sull’orlo del fallimento,
In questo contesto sulla panchina della Sampdoria, per salvare almeno la stagione sportiva, è stato chiamato ai primi di ottobre, il serbo Dejan Stankovic. Dopo 8 giornate, i blucerchiati con Marco Giampaolo aveva già compromesso il campionato, ottenendo solo 2 punti che la relegavano all’ultimo posto in classifica di Serie A.

Un fanalino di coda, più che una lanterna, è la sintesi genovese, sponda blucerchiata, del campionato che sta per concludersi, in contrapposizione alla splendida luce che il faro, sponda genoana, ha illuminato i campi della Serie B. Una città, quella di Genova, spaccata in due. Con una Sampdoria tristemente retrocessa e un Genoa felicemente promosso in Serie A.
Sampdoria, colpevoli della retrocessione: il solo Stankovic si salva
Trovare i colpevoli è sempre un compito arduo e difficile. Quando la stagione calcistica volge al termine e il verdetto si chiama retrocessione, tutti, sono coinvolti nella disfatta. È il classico concorso di colpa, che si risolve stipulando una assicurazione. In passato la Lega di Serie A, aveva emanato una specie di polizza, il Lodo Petrucci, che permetteva a determinate squadre di ripartire dalla categoria inferiore di appartenenza. Il lodo è stato abolito, e il rischio concreto, per la Sampdoria è quello di ripartire dal mondo dilettantistico, vale a dire Serie D.

Durante l’ultima partita, Sampdoria-Empoli, nella curva dei tifosi blucerchiati, la Gradinata Sud, è stato esposto uno striscione: “La dignità andava dimostrata anche sul campo….adesso fuori dai cogl….” Un messaggio chiaro, fin troppo esplicito, rivolto a tutto l’ambiente. Una tifoseria che per tutto l’anno ha sostenuto ed è stata vicino alla squadra e al suo condottiero.
Proprio lui, Dejan Stankovic, con il suo carisma, con il suo stile, con la sua grinta, è stato l’unico a dare dignità. Sempre pronto a mettere la faccia nonostante la barca stesse affondando. Il vero condottiero che ha navigato su acque agitate sapendo che non sarebbe mai arrivato a riva. L’ultimo ad arrendersi, che conferma la sua statura morale.
Sampdoria, il condottiero della Doria: Stankovic al timone
Come il comandante Smith ammirato nel film Titanic, non ha voluto abbandonare la nave, anche mister Stankovic al timone della Doria non ha mai pensato di lasciare la panchina. Il serbo fin dal suo arrivo ha confessato che era un onore allenare un club conosciuto in tutto il mondo, che nella sua terra di origine, grazie alle vittorie di Vujadin Boskov, era considerato una leggenda.
La dimostrazione di questo attaccamento, della sua spontaneità comunicativa si è potuta ammirare nel post gara di Sampdoria-Empoli. Durante le consuete interviste, ai microfoni di DAZN, il conduttore televisivo Corrado Tedeschi, noto tifoso della Sampdoria, si era spinto oltre ai soliti complimenti. Un vero tributo all’uomo, colui che aveva onorato il club, con la sua dignità.
Per chi avuto il piacere di assistere a questo momento, ha notato sicuramente la commozione di Stankovic. Lacrime vere, sincere, di un uomo che ha dato tutto. Momenti che rimarranno scolpiti non solo ai tifosi doriani, ma a tutti gli sportivi che amano il calcio e lo sport in generale.