In un calciomercato che sta diventando sempre più folle, la fortuna andrebbe cercata dentro casa. Questa filosofia sta arrivando anche nel nostro campionato, dove sempre più giovani passano dal vivaio alla Serie A. Attualmente le due società che danno più fiducia ai giovani sono l’Atalanta e la Juventus , ma prima facciamo un passo indietro.
Italia, dalla delusione mondiale per ripartire
Le due mancate qualificazioni ai mondiali da parte dell’Italia sono state un campanello d’allarme per il nostro calcio. C’è bisogno di un nuovo ciclo di giocatori per ritornare a vincere, quindi bisogna spingere sui giovani, dandogli la possibilità di giocare e di sbagliare.
Nei top 5 campionati europei è ormai una consuetudine buttare da subito i ragazzi in mezzo alla mischia, mentre in Italia è ancora un taboo. Tutti vogliono vedere i giovani già pronti, ma nessuno sembra intenzionato a concedere loro di sbagliare, caricandoli subito di aspettative troppo grandi per chiunque.

Ciclo vincente, dalla Juventus all’Atalanta
Il percorso di crescita di un calciatore ha bisogno di tempo e di sbagli, infatti solo grazie a quest’ultimi si può migliorare. Sono però nati due nuovi cicli vincenti e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un esempio lampante è quello della Juventus ed il suo progetto “Next Gen“. Nasce nel 2018 la prima squadra Under 23 iscritta in un campionato “dei grandi”, infatti quest’anno si trova a giocare il campionato di Serie C, tenendo sempre sotto mira la promozione in Serie B.
Avere una seconda squadra iscritta in un campionato minore, permette ai giovani di non dover fare un passo troppo più lungo della gamba, garantendo loro una crescita graduale. Quindi invece di essere catapultati direttamente dalla Primavera alla Serie A, i ragazzi si faranno prima le ossa nella Serie C in modo da trovarsi più pronti in caso di chiamata nel mondo dei grandi.

La Juventus sta già raccogliendo i suoi frutti. Proprio nel periodo di massima difficoltà si è affidata alle sue baby promesse che hanno saputo rispondere presente. Infatti oggi le chiavi del centrocampo sono nelle mani di Nicolò Fagioli e Fabio Miretti, entrambi sempre più indispensabili per il gioco di Allegri, ma non sono gli unici. A salvare i bianconeri nelle partite più complicate ci hanno pensato anche Samuel Illing-Junior, Matia Soulé ed Enzo Barrenechea.
Cuore bianconero e come idolo ha Del Piero, Fagioli si sta piano piano prendendo le chiavi del centrocampo della Juventus ed è sulla strada giusta per essere un predestinato. È un centrocampista elegante e dai piedi buoni, capace di riuscire a far girare bene la palla e anche d tenerla al sicuro. Ma è anche un giocatore molto duttile, infatti ha un’innata capacità di inserimento che lo ha portato già a quota 2 gol, il secondo molto importante nel derby d’Italia vinto per 2-0.

Un’altra bella realtà è quella bergamasca, sponda Atalanta. Sono diversi anni ormai che dai neroazzurri escono fuori ottimi giocatori provenienti dal vivaio. I nomi principali degli anni passati sono sicuramente Franck Kessie, ex Milan che oggi gioca al Barcellona, Bastoni in forza all’Inter, oppure Bonaventura della Fiorentina. Ma anche quest’anno la musica non cambia.
Il nome per eccellenza è quello del classe 2003 Giorgio Scalvini, divenuto titolare inamovibile della retroguardia bergamasca. Su di lui ci sono già le sirene di mezza Europa e sarà probabilmente un nome molto chiacchierato per il futuro. Un difensore solido, intelligente e anche con il fiuto del gol, il suo storico stagionale è già quello di 20 partite e 2 gol, non male per un diciannovenne alle prime armi.

Ma oltre a lui nell’Atalanta ci sono altri profili interessanti, come quello di Ruggeri, esterno sinistro classe 2002 che quest’anno sta facendo la staffetta con Maehle, ma nonostante ciò ha già collezionato 13 presenze. Oppure quello di Caleb Okoli, difensore centrale del 2001 che è già a quota 13 apparizioni alla prima vera esperienza in Serie A
Gioia e dolore, da Dimarco a Kean: la differenza
Il derby della Madonnina si ripropone anche nei vivai: da una parte Davide Calabria, capitano del Milan, e dall’altra Federico Dimarco, esterno dell’Inter e all’occorrenza anche capo ultrà. Rispettivamente 26 e 25 anni, i due giocatori hanno scalato le gerarchie partita dopo partita, fino a diventare delle pedine fondamentali per le scacchiere dei rispettivi allenatori.
La storia di Dimarco ha una caratteristica particolare, l’esterno infatti è stato spesso con le valigie in mano per ritagliarsi più spazio altrove. In Italia ha giocato in prestito all’Ascoli, Empoli, Parma e Verona e nel 2017 fu anche ceduto a titolo definitivo al Sion, per poi essere riacquistato l’anno dopo. Ma c’è stato un evento che ha definitivamente cambiato l’avventura di Dimarco con l’Inter .

L’esterno infatti trovò il suo primo gol in Serie A il 15 settembre 2018 allo stadio Meazza, ma la sua maglia non era nerazzurra, bensì gialloblu. Difatti all’epoca era in prestito al Parma e si presentò all’Inter con una prodezza delle sue: recupero palla a metà campo, salta secco Brozovic e scarica un tiro di collo esterno direttamente all’incrocio dei pali. Fu una scintilla che diede per la prima volta luce alle qualità di Federico Dimarco.
C’è differenza però quando un giocatore finisce subito sotto i riflettori, non sempre c’è un lieto fine, spesso le aspettative sono molto alte, così come la pressione, ed entrambe portano al minimo la soglia dell’errore. Questo può essere invece il caso di Moise Kean, arrivato in prima squadra ad appena 17 anni aveva già tutti gli occhi addosso e questo lo ha portato a perdersi senza mai ritrovarsi del tutto.

Nonostante le esperienze all’Everton e al PSG è tornato a casa sua, alla Juventus. Riesce a ritagliarsi il suo spazio sebbene ha davanti giocatori come Arek Milik e Dusan Vlahovic, ma le sue prestazioni finiscono spesso sotto la lente d’ingrandimento dei tifosi che non concedono mai sconti. Ancora ventitreenne, Moise si ritrova a dover lottare contro i suoi stessi fantasmi che lo inseguono da anni.
Mancini e la ricerca di giovani per la Nazionale
Ma il lavoro sui giovani c’è e sta migliorando, a dare il contributo c’è anche l’attuale CT della Nazionale Roberto Mancini. La filosofia del mister è quella di convocare tanti giovani e dar loro la possibilità di mettersi in risalto. Tra le convocazioni più celebri ed inaspettate ci sono quelle di Nicolò Zaniolo, che all’epoca non aveva neanche mai esordito in serie A, e Wilfried Gnonto, all’ora uno sconosciuto agli occhi degli italiani.

È un dato di fatto che il calcio è in continua evoluzione, bisogna accogliere i cambiamenti ed adattarsi. L’obiettivo è far diventare normalità l’esordio di un diciottenne in Serie A, impegnandosi a non giustiziarlo in maniera prematura per qualche errore tecnico di troppo. Ma soprattutto bisognerebbe non caricare i giovani di troppe aspettative e responsabilità, perché potrebbe incidere sulla loro crescita. Basterebbe più fiducia.