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La radioastronomia è una specifica branca dell’astronomia che si occupa dello studio dei fenomeni celesti, con la particolarità di farlo attraverso la misurazione di segnali radio emessi a seguito di determinati processi fisici avvenuti nello spazio. Così come la luce visibile le onde radio sono radiazioni elettromagnetiche, però molto più lunghe, caratteristica che complica non poco la misurazione delle stesse, la quale viene fatta attraverso radiotelescopi, sostanzialmente delle grandi antenne.
Tali studi sono in continua evoluzione, la quale dipende molto dai processi scientifici delle attrezzature usate per le operazioni di ricerca, e di recente sono stati battuti tutti i record grazie agli sforzi di Arnab Chakraborty, del Dipartimento di Fisica della McGill University di Montreal in Canada, e di Nirupam Roy del Dipartimento di Fisica dell’Indian Institute of Science di Bangalor in India: la scoperta consiste nell’aver catturato un segnale radio distante 8,8 miliardi di anni luce.
Karl Guthe Jansky e la nascita della radioastronomia
Nella storia delle invenzioni e delle scoperte scientifiche capita spesso che siano delle casualità ad aiutare i ricercatori a fare rivelazioni di importanza notevole, come nel caso della rilevazione delle onde radio extraterrestri eseguita dal fisico statunitense Karl Guthe Jansky all’inizio degli anni Trenta. Lo studioso stava esaminando le possibili interferenze di fondo delle trasmissioni radio transatlantiche quando captò un sibilo persistente, che inizialmente sembrava avesse una periodicità giornaliera.
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Jansky capì che quel segnale non si stava ripetendo ogni 24 ore, ma bensì ogni 23 ore e 56 minuti. Inizialmente sospettò che questa anomalia fosse collegata al passaggio del Sole sopra l’antenna, ma l’astrofisico Albert Skellett gli fece notare che quell’arco di tempo corrispondeva ad un giorno siderale, ovvero il periodo impiegato dalla terra per compiere una rotazione intorno al suo asse. Alla fine lo scienziato giunse alla conclusione che quel disturbo proveniva dalla costellazione del Sagittario, così presentò la sua scoperta in una conferenza nell’aprile 1933, data che segna la nascita della radioastronomia.
Le recenti scoperte di Roy e Chakraborty
Considerata la nascita relativamente recente della radioastronomia, i progressi fatti sono stati molto rapidi ed hanno portato a scoperte sorprendenti, che in futuro potrebbero fare chiarezza anche sulla creazione dell’universo. Nello studio della Royal Astronomical Society è stata descritta la recente ricerca degli astronomi Nirupam Roy e Arnab Chakraborty, i quali servendosi di un radiotelescopio hanno catturato un segnale della galassia SDSSJ0826+5630, distante dalla Terra 8,8 miliardi di anni luce.
Per eseguire le misurazioni record il team di scienziati ha utilizzato la tecnica chiamata lente gravitazionale, ovvero un’increspatura dello spazio-tempo che si verifica quando l’attrazione di gravità di una galassia distorce la luce proveniente da un’altra più lontana. Le onde radio diventano sempre più deboli più una galassia è distante dal nostro pianeta, infatti queste misurazioni sono molto complicate da interpretare e la svolta sta proprio nella possibilità di iniziare a farlo grazie alla tecnica sopracitata.
Alla scoperta delle origini dell’universo
Questa scoperta è così importante soprattutto perché un giorno potrebbe svelare finalmente ogni segreto sull’origine dell’universo, partendo proprio dallo studio di galassie simili alla nostra. Chakraborty ha spiegato in che modo queste misurazioni potrebbero aiutare l’astronomia del futuro: “Il segnale di quella galassia è stato emesso quando l’universo aveva solo 4,9 miliardi di anni, ma poiché lo stesso è in continua espansione ci sono voluti ben 8,8 miliardi di anni per raggiungere il nostro telescopio”.
Chakraborty ha proseguito spiegando che tale scoperta: “È l’equivalente di uno sguardo indietro in un tempo di 8,8 miliardi di anni“. Tale studio ha un valore particolare poiché dà la possibilità di guardare indietro nel tempo, studiando così l’evoluzione di stelle e galassie attraverso segnali radio emessi miliardi di anni fa, ma che arrivano sulla Terra soltanto adesso. La speranza è che in futuro i ricercatori possano utilizzare i radiotelescopi esistenti per capire in modo più approfondito l’universo primordiale.