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Chi non conosce Stefano Cappato finirà sicuramente per farlo. Questo ragazzo classe 2000, che vive a Lodi, si appresta ad affrontare le Deaflympics (Giochi Olimpici dei sordi), manifestazione multisportiva per non udenti che si terrà in Brasile a Caxias do Sul. La sua partecipazione avverrà con la Nazionale Italiana di calcio FSSI, allenata da Igor Trocchia, con esordio fissato per il 30 aprile contro l’Iran.
Il suo ruolo è quello di attaccante esterno, alla Insigne come ci ha detto lui stesso. Stefano, che ha giocato anche in Serie D con il Fanfulla e nella Serie C in Scozia con il Cove Rangers, ama il calcio alla follia ed è cresciuto ammirando le giocate di Maradona su Youtube. Nel 2019 agli Europei di Creta ha conquistato il premio come miglior giocatore della competizione.
Per questo giovane talento correre dietro ad un pallone non è solo un divertimento, ma è anche un modo per liberarsi da tutte quelle discriminazioni che purtroppo nel 2022 ancora esistono. Cappato, in esclusiva ai nostri microfoni, ha fatto capire che ha tanto da dare, sia dal punto di vista sportivo che umano. Per il primo parlerà il campo tra pochi giorni, mentre per il secondo si pronuncerà la vita e sarà fortunato chi avrà il privilegio di incrociare la propria con quella di questo ragazzo.
La passione per Maradona e quel sogno nel cassetto
Chi è Stefano Cappato? Presentati e raccontaci qualcosa di te.
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“Sono un ragazzo di 21 anni (sono del 2000), frequento l’Università di Pavia scienze motorie. Lavoro come supplente alle Scuole Elementari e gioco a calcio da quando ho 4 anni. Dopo il diploma al Liceo Scientifico Sportivo ho mollato tutto e sono partito per andare in Scozia. Sinceramente non avevo molta voglia di studiare, quindi mi sono rimboccato le maniche in un nuovo contesto. Quella è stata un’esperienza che mi ha cambiato radicalmente, soprattutto a livello di mentalità. Con l’arrivo della pandemia ho deciso di riavvicinarmi a casa e quindi ho ripreso a studiare per fare, un domani, ciò che mi piace: il Professore di Educazione Fisica a scuola superiore”.
Com’è nata la tua grande passione per il calcio? Cosa rappresenta questo sport per te?
“La passione per il calcio mi è stata tramandata da mio papà, fin da quando ero piccolo. Sia lui che mia madre mi raccontavano le gesta di Maradona. Una volta diventato grande iniziai a vedere i suoi video su Youtube e da lì rimasi folgorato da tanta classe“.
“Per me il calcio è la rappresentazione sportiva della vita, perché in campo si è tutti uguali, non c’è più bello o più brutto, più ricco o più povero. Si parte dallo 0-0 e vince chi ha più voglia.
In più per me è anche un riscatto sociale. Il calcio mi ha sempre aiutato a fare amicizia pur avendo una disabilità. In campo non importa a nessuno se non ci senti, se sei bravo e dimostri di farcela, abbatti le barriere e i pregiudizi dell’invalidità”.
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Quali sono le tue caratteristiche in campo? C’è un calciatore al quale ti ispiri?
“Le mie caratteristiche sono quelle tipiche dell’ala sinistra, mi piace rientrare sul destro e calciare a giro sul secondo palo. Sono alto 165 centimetri, quindi sono abbastanza rapido e brevilineo. Mi ispiro molto a Insigne ma il mio idolo rimarrà per sempre Maradona“.
Stefano Cappato: “La Riozzese mi ha messo fuori rosa perchè andrò alle Olimpiadi”
Quale è la tua squadra di appartenenza? Come si è svolta fino ad ora la tua carriera calcistica?
“Attualmente sono purtroppo senza squadra. Qualche giorno fa la Riozzese, ovvero la mia squadra di quest’anno, ha deciso di mettermi fuori rosa perché li “abbandono”, a detta loro, per andare in Brasile.
Quando ero più piccolo ho giocato nel Fanfulla, la squadra più nota della città di Lodi. Successivamente mi mandarono via perché ero un po’ “grassottello” ed andai a giocare al San Fereolo (oratorio); lì mi rimisi in forma. In seguito ho giocato nel Fissiraga e infine la chiamata del Fanfulla negli Allievi. Andai lì per dimostrare a tutti che avevano sbagliato a mandarmi via da piccolo ed infatti ebbi ragione”.
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“Due anni dopo infatti ho esordito a 18 anni in Serie D con la maglia del Fanfulla, facendo tredici presenze ed un gol. Poi c’è stata l’avventura in Scozia. Ho giocato in Sunday League (la Lega delle associazioni dilettantistiche britanniche), facendo sette gol la prima partita. Sono stato ingaggiato subito dal Cove Rangers (Serie C scozzese), poi purtroppo con la pandemia tornai in Italia e decisi di dare priorità agli studi. Le mie ultime due squadre sono state il Lodivecchio, in prima categoria, e quest’anno la Riozzese“.
Quanti anni sono che fai parte della Nazionale italiana?
“Ho esordito quando avevo diciassette anni, quindi quest’anno è il quinto anno per me”.
Quel sogno di rappresentare l’Italia nel mondo
Cosa si prova a rappresentare la nazionale italiana alle Olimpiadi?
“Si tratta di un’emozione forte, ma che non vedo l’ora di caricarmi sulle spalle. Alla fine ho sempre sognato di rappresentare il mio paese nel mondo. Per questa opportunità ringrazio la FSSI, il mister e lo staff che hanno creduto sempre in me e mi stanno dando questa incredibile opportunità”.
“Quali sono le squadre più forti della competizione? Quanta speranza riponete nella vittoria finale?
“Le più forti sono sicuramente Ucraina, Egitto e Turchia. Il nostro obiettivo è superare il girone, poi si vedrà”.
Immagino che il calcio sia una componente importante della tua vita. Ma al di fuori di questo sport, cosa fai e quali sono le tue passioni?
“Al di fuori di questo mi piace tantissimo viaggiare. Sono stato già in moltissimi posti, quindi appena posso prendo e vado, anche da solo, in giro per il mondo. Poi ho la mia compagnia di amici, che saluto. Loro mi sostengono sempre e fanno il tifo per me ovunque io vada. Infine vorrei fare un saluto a mia madre che per me c’è sempre stata, soprattutto da quando non c’è più mio papà. Lei è la mia prima tifosa e mi fa sempre da mental coach“.