Conti, De Sisti, Nela: Roma omaggia le sue leggende

Nella giornata di mercoledì 13 marzo 2024, Roma omaggia tre leggende che hanno scritto la storia del club giallorosso: oggi compiono gli anni Bruno Conti, Giancarlo De Sisti e Sebastiano Nela

Lorenzo Ferrai
9 Min Read
Sebino Nela, ex calciatore della Roma
Sebino Nela, ex calciatore della Roma

Il 13 marzo non è un giorno come gli altri per un tifoso della Roma. In una piazza abituata a vivere di passione e di forti emozioni, l’ambiente giallorosso ha doverosamente omaggiato tre leggende del club, nel giorno del loro compleanno. Difatti, oggi compiono gli anni Sebastiano Nela, Giancarlo De Sisti e Bruno Conti. Tre simboli della Capitale, nonché campioni assoluti nel dopoguerra italiano.

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Tre ruoli diversi, che hanno rappresentato l’impalcatura della squadra leggendaria che fece sognare Roma negli anni ’80. Terzino, regista e ala. Le gambe, il cervello, il cuore. E oggi, 13 marzo, la società giallorossa non ha voluto dimenticare tre giocatori che hanno speso tutto per la maglia. Fortune diverse, carriere diverse, stesso amore per la Magica.

Giancarlo De Sisti, a Firenze col cuore giallorosso

I ritmi del calcio italiano fra gli anni 60′ e 70′ vengono scanditi dal metronomo Giancarlo De Sisti. Romano di nascita, inizia la propria carriera con i colori giallorossi, con la prospettiva di ergersi a bandiera e riportare lo Scudetto nella Capitale dopo trent’anni. Difatti, Picchio (trottola in romanesco) era nato nel 1943, un anno dopo la vittoria del primo campionato romanista. Il suo sogno era quello di riportare la Roma sul tetto d’Italia.

Ma spesso i sogni non coincidono con la realtà. Dopo la vittoria della Coppa delle Fiere 1961, nel 1965 le difficoltà economiche della società giallorossa costringono il nuovo presidente Franco Evangelisti a sacrificare proprio De Sisti, che prende dunque la via di Firenze, per vestire i colori viola. Lontano da casa e dalla sua gente, Picchio trova comunque la propria dimensione. Centrocampista dai piedi fini e dall’indole pragmatica, preferisce i passaggi corti e semplici alle giocate scriteriate.

Metronomo della mediana della Fiorentina, con lui in mezzo al campo, Firenze vive il periodo di massimo splendore, come testimoniato dalla conquista dello Scudetto 1968/69 e la Coppa Mitropa 1966. De Sisti si erge a protagonista anche in Nazionale, vincendo l’Europeo 1968 e arrivando secondo ai Mondiali di Messico ’70, in una delle Italie più forti mai esistite. Ma il richiamo di casa è troppo forte. Roma lo rivuole indietro, così come il Barone Nils Liedholm.

Giancarlo De Sisti, ex calciatore della Roma
Giancarlo De Sisti, ex calciatore della Roma

De Sisti torna nella Capitale nel 1975, per prendere in mano una squadra lontana dalla gloria ormai da troppo tempo. E Picchio, abile mediatore a centrocampo, nonché sublime direttore d’orchestra, sarà una delle colonne su cui si poggerà la squadra che, di lì a breve, avrebbe ripreso le redini della Serie A. Ma purtroppo, Giancarlo non vivrà il periodo magico degli anni ’80, dal momento che annuncia il ritiro nel 1979, proprio all’alba di una nuova era calcistica, di cui la Roma sarà attrice protagonista.

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Sebastiano Nela, un fuoriclasse tra gli alieni

Se gli altri due sono nomi ben noti nel panorama italiano, Nela ha sempre ricoperto un ruolo di secondo piano nella fortissima Roma che si giocava lo Scudetto e la Coppa dei Campioni negli anni ’80. Il che è comprensibile, se parliamo della squadra in cui giocavano gente come Di Bartolomei, Falcao, Conti e Pruzzo. Difensore arcigno, dotato di grande velocità, nonché estremamente duttile (dote rara all’epoca), è entrato nel cuore dei tifosi romanisti, con cui ha vissuto la grande delusione della finale contro il Liverpool 1984.

Nato centrocampista, il Barone Nils Liedholm decide di spostarlo sulla fascia, arretrandolo di qualche metro, così da sfruttare appieno le proprie doti velocistiche. E in effetti, la scelta dà i suoi frutti. L’enorme atletismo e l’esuberanza fisica trasformano Nela in uno dei migliori terzini italiani durante gli anni ’80. Solo la presenza di due mostri sacri come Gentile e Cabrini, unita alla sua giovane età, gli precludono la partecipazione alla trionfale campagna spagnola nel 1982, quando l’Italia di Enzo Bearzot si laurea campione del mondo.

Roma, anni 80'
Roma, anni 80′ @Twitter

Come detto, l’unica sfortuna di Nela (o fortuna) è stata quella di giocare in un undici gremito di stelle, per cui il tifo della Capitale ha goduto di un’epoca senza precedenti. Il soldatino della Roma ha vissuto il suo periodo aureo fino all’infausto 10 maggio 1987. Nel match contro la Sampdoria, subisce un brutto infortunio che lo tiene lontano dai campi per un anno.

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Ma ciò contribuisce probabilmente a intensificare l’amore con la sua gente, che non lo lascerà mai, ricordato anche da Antonello Venditti, romanista doc, che gli ha dedicato la canzone Correndo Correndo. E nel giorno del suo 63° compleanno, l’affetto del popolo romanista è più fervido che mai.

Bruno Conti, il Marazico giallorosso

Se chiedete in giro “Chi è stato il più forte calciatore italiano di sempre?“, qualcuno potrebbe anche rispondervi Bruno Conti. Il che farebbe storcere il naso a primo impatto, poiché sarebbe un nome meno noto dei vari Maldini, Buffon, Totti o Baggio. Invece, Roma ha potuto guadagnarsi un posto nell’élite del calcio mondiale anche grazie alle gesta di questo funambolo dribblomane nato a Nettuno.

Un romanista romano è sempre ben accetto nell’ambiente della Capitale e difatti, se non ci fosse stato il Pupone, probabilmente molti tifosi giallorossi avrebbero indicato Bruno Conti come uomo simbolo di Roma e della Magica. Un carriera che ha preso slancio con qualche anno di ritardo, dopo aver fatto la gavetta al Genoa. Poi, dal 1979 al 1991, Conti e la Roma diventano un’unica entità. L’amore e la passione che hanno il sopravvento sull’ambizione e sui risultati.

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Conti e Pruzzo
Conti e Pruzzo @Twitter

Poi naturalmente sono arrivati anche quelli, con Bruno che si diverte a dare spettacolo sulla fascia destra. In realtà lui era mancino naturale, ma la sua capacità di giocare con entrambi i piedi lo rende un giocatore imprevedibile. Un unicum, se vogliamo, specialmente in un’epoca dove i compiti e le caratteristiche sono piuttosto standardizzati. Enzo Bearzot non può fare a meno di convocarlo per il Mondiale in Spagna 1982 e Conti ci salva dalla disfatta contro il Perù, contribuendo al passaggio del turno, prima delle memorabili partite che ci condurranno sul tetto del mondo.

Proprio durante l’evento iridato nasce il soprannome che descrive nel migliore dei modi la sua immensa classe. Conti diventa Marazico, la fusione dei due migliori calciatori dell’epoca, proprio perché le sue finte e i suoi dribbling erano diventati l’incubo delle difese avversarie. Dopo lo storico Scudetto 1982/83, Bruno vive probabilmente la più grande delusione della sua carriera. Nella finale di Coppa dei Campioni 1984, si rende protagonista di uno dei due errori dal dischetto che consegnano il trofeo al Liverpool e sanciscono la sconfitta della Roma.

Un errore umano, probabilmente figlio dell’enorme pressione che gravava su di lui in quel momento, dove il timore di deludere la sua gente ha preso il sopravvento. Ma il suo popolo l’ha ampiamente perdonato, poiché l’amore lenisce le delusioni, anche quelle più cocenti. E anche oggi, nel giorno in Conti compie 69 anni, la società, assieme a tutta la sua gente, non ha mancato di omaggiare un simbolo intriso di romanità, romanista da sempre e per sempre.

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