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Numeri da capogiro, statistiche da cannibale, pedigree da re incontrastato. Bastano queste poche parole per descrivere Rafael Nadal, unico giocatore nella storia a vincere 21 tornei del Grande Slam, e che ogni giorno lavora per migliorarsi quasi fosse un novellino alle prime armi. Forse qualche numero, al fine di chiarire la situazione, è meglio fornirlo: Rafa ha vinto 15 partite su 15 dall’inizio di questa stagione ed ha morso– gesto che compie alzando un trofeo-tutti e tre i tornei a cui ha partecipato dall‘Atp di Melbourne passando per l’Australian Open, finendo con l‘Atp di Acapulco. La carta d’identità segna 35 primavere ma non ditelo al Mancino di Manacor che lo sa bene e lavora proprio per allungarsi la carriera. A tal fine, da studioso del gioco, è entrato nelle pieghe del suo tennis cogliendone punti deboli e punti di forza.
La tecnica individuale non invecchia
“Si parla sempre della mia forza mentale e del mio strapotere fisico, ma nessuno parla mai del mio tennis. La forza del mio gioco è il tennis, la mia tecnica“, così Nadal ha dichiarato recentemente durante la sua cavalcata agli Australian Open. Come dargli torno. Rafa a 35 anni ha capito che per continuare ad essere competitivo ha bisogno di aggiustamenti fisici-nei carichi di lavoro- ma anche e soprattutto nel proprio modo di costruire e gestire le partite.
Quello che salta di più all’occhio, come riportato in un’analisi tattica de La Gazzetta dello Sport, è che Nadal tenda ad accorciare gli scambi aumentando l’aggressività. Il maiorchino, infatti stando alle statistiche riportate, in media ha utilizzato quattro colpi per chiudere un punto agli Australian Open. Tutto merito del suo dritto estremamente toppato, utile non solo in difesa ma adesso anche in attacco, con i piedi dentro il campo. La difesa è il primo attacco, lo ha capito bene Rafael che, proprio contro Medvedev in finale agli Australian Open, ha subito il russo nei primi due set a causa degli scambi mediamente più lunghi. La difesa di Nadal resta fenomenale, sia chiaro, ma aumentando l’aggressività di dritto e di rovescio ha allungato la sua carriera ed accorciato gli scambi.
Non è per niente scontato che un campione di tale caratura si soffermi sui dettagli del proprio gioco, dopo aver conquistato il mondo tennistico ed essere entrato nella storia dello sport. L’arrivo di Moya come coach, però, ha aiutato Nadal a lavorare in direzione di un allungamento di carriera che sa di rinascita. Rafa ha migliorato sensibilmente anche il suo servizio e la meccanica del colpo, permettendogli di utilizzarlo come ariete da sfondamento e preparandosi al dritto vincente.
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Anche il gioco di volo e i back difensivi sono diventati più aggressivi, permettendo allo spagnolo di accorciare gli scambi e dominare l’avversario. Un miglioramento della tecnica individuale a tutto tondo, insomma, e gli appassionati sognano magari il Grande Slam. Questo Rafa, così in forma e devastante, non lo si vedeva da tempo e forse non lo si era mai visto andando a spulciare i quaderni statistici. Tutto merito di una forza mentale unica, un fisico sempre più elastico ma soprattutto di un tennis da Dei dell’Olimpo.