The Last of Us è arrivato alla sua terza puntata, show targato HBO, dall’impatto emotivo incredibile per il pubblico. Dopo l’annuncio della seconda stagione, la serie non si tira indietro neanche questa settimana e si prepara a sorprendere anche gli spettatori più appassionati con un racconto del tutto originale rispetto al videogioco da cui prende spunto. La narrazione vede Joel ed Ellie procedere nel loro lungo viaggio verso il Wyoming, ma la scena viene rubata dalla sotto trama dedicata a un personaggio poco approfondito nella controparte videoludica.

Grazie alla bravura di Neil Druckmann e Craig Mazin, si mette una lente d’ingrandimento su una visuale più ampia della vicenda. Le possibilità di The Last of Us e HBO sono quelle di far scorgere un sotto testo molto chiaro, ovvero che non sono solo i protagonisti a dover convivere in questo mondo post apocalittico, ma l’intera umanità. Ciò permette di scorgere ben più di qualche dettaglio interessante, non soltanto per l’equilibrio interno dello show, ma per l’intera dinamica comunicativa della serie.
The Last of Us, analisi del terzo episodio: digressioni creative
Joel ed Ellie si ritrovano ancora a metabolizzare quanto accaduto, passando tra autostrade abbandonate e ruderi desolati. Tuttavia, viene lasciato spazio a una rarissima digressione rispetto al percorso principale. La storia di Bill e Frank viene narrata dall’inizio alla fine con un piglio decisamente intimo e introspettivo. Lo sviluppo del rapporto fra i due crea un racconto delicato e quasi estraniante rispetto al mondo ormai in frantumi visto nel corso dello show.

Ponendo al centro dell’attenzione gli alti e i bassi, le paure e le preoccupazioni di una coppia di personaggi desiderosa di vivere una vita normale, The Last of Us di HBO vuole offrire una prospettiva diversa al dramma, cercando di rappresentare a proprio modo l’amore in un contesto estremamente privilegiato rispetto a qualsiasi altro. E ci riesce in maniera sopraffina, non annoiando per tutto l’intero terzo episodio, fra commozione e mesta consapevolezza sulla vita.
The Last of Us, da Druckmann a Mazin fino a Hoar: cambiare per rinnovare
La cura minuziosa del contesto e degli scenari, permettono a Druckmann e Mazin di allontanarsi dai protagonisti per indugiare su una storia dalle conseguenze completamente differenti rispetto alla fonte. La grande divergenza dal materiale originale è senza dubbio la più ampia e probabilmente sarà quella più divisiva agli occhi dei fan, ma richiama alla perfezione lo stile che ha reso celebre i capolavori di Naughty Dog, creando sequenze in grado di distinguersi rispetto a qualsiasi altra opera del genere per il loro preciso focus.

Anche la regia di Peter Hoar è perfetta. Osserva con delicatezza i personaggi, scrutando sguardi più espressivi d’ogni parola, centellinando le accelerazioni in termini di ritmo e rischiando persino di cedere il passo in alcuni frangenti. Tuttavia, i salti temporali e i vari cambi di prospettiva rendono il racconto ricco di informazioni ed elementi intriganti, soprattutto per chi conosce a fondo certi dettagli della trama. La fotografia è sorprendente e impregna le scene di un calore con scatti audaci senza mai eccedere.
The Last of Us, commento finale sull’episodio: al centro sempre l’uomo
Mentre Joel scende nuovamente a patti col dolore ed Ellie trova l’occasione per esplorare sensazioni da tempo sepolte, la parabola di Bill e Frank mostra ancora una volta che ogni vita conta in The Last of Us. Il risultato è un racconto straziante nato dal desiderio di realizzare un sogno di pura normalità. Druckmann e Mazin rischiano senza timore e compiono un passo in avanti sicuramente importante per le rappresentazioni future. Qualcosa con cui tutti, per stile o per enfasi, dovranno fare i conti.

L’episodio racconta qualcosa di potenzialmente scomodo senza scadere nel politicamente corretto, ma anzi mostra una caratura più profonda di un messaggio già sottinteso in più occasioni. L’intenzione di The Last of Us di HBO è quella di mantenere gli uomini al centro del suo toccante racconto apocalittico. Avvicinandosi quanto mai al reale in una storia brutalmente onesta, tra miraggi d’amore e sacrificio, la terza puntata di questa serie memorabile riporta a galla la tragedia più reale, capace di sovrastare anche un nemico di scala globale, ovvero l’ineluttabile fragilità umana. Lode a Druckmann per il coraggio di osare.