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Quante volte, negli ultimi tre anni, abbiamo sentito dire che sia più facile fermare un treno in corsa che Theo Hernandez? Il francese del Milan è sostanza, stupore reso concreto dallo scatto inarrestabile e prepotente. Ha ragione chi dice che il giovane terzino sia innanzitutto il simbolo della squadra di Stefano Pioli, e poi tutto il resto: perché di fatto è proprio così. La rinascita del Milan, lontano ormai dalle noie del recente passato e con uno scudetto fortemente voluto e conquistato lottando con l’Inter fino all’ultima giornata di campionato, passa anche da quella dello stesso Theo Hernandez.
Accolto come un ottimo acquisto che avrebbe potuto dimostrare definitivamente tutto il suo talento dopo non esserci riuscito al Real Madrid, il terzino del Milan è riuscito a fare molto di più. Per capire appieno la crescita esponenziale che ha avuto, però, dobbiamo fare dei passi indietro e partire in direzione Madrid, dove ha avuto inizio la carriera del giovane fuoriclasse.
L’esordio in Spagna e l’avventura all’Alavès
Dopo aver iniziato nel vivaio del Rayo Majadahonda, cresce calcisticamente nelle giovanili dell’Atletico Madrid, dove entra all’età di 9 anni nel 2007. Viene promosso in prima squadra nel 2016, dove segue i suoi compagni dalla panchina nella partita contro l’Eibar. Il vero primo e proprio punto di svolta nella carriera dell’asso francese arriva durante il prestito annuale all’Alavès, dove Theo giocherà tutte le 38 partite di campionato, mettendo a referto 2 gol: il primo, contro l’Athletic Bilbao, mette in mostra tutte le sua qualità nel tiro da fuori.
Stop di sinistro, ingresso in area e piede che va ad impattare sul pallone, schiantandosi sotto la traversa: un gol importantissimo per le sorti dell’Alavès, che si salverà e concluderà la stagione al nono posto in classifica. Quel golasso, come lo definiscono in Spagna, farà drizzare le antenne al club più importante del mondo: il Real Madrid. Il club spagnolo pagherà ai cugini dell’Atletico la clausola di 30 milioni di euro, puntando su Theo come erede di Marcelo.
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La consacrazione al Milan
Sfortuna vuole che al Real Madrid Theo non riuscirà mai ad imporsi, complici prestazioni monstre di Marcelo e scarso impegno da parte sua. Di questa situazione ne approfitta Paolo Maldini, uno che di terzini se ne intende, e acquista il francese per 20 milioni di euro. Arrivato al Milan, Hernandez impiegherà una manciata di partite per rubare il posto a Ricardo Rodriguez, ai tempi padrone indiscusso della corsia mancina dei rossoneri: nella prima da titolare segna il suo primo gol ufficiale in Serie A contro il Genoa, con il classico gol alla Theo Hernandez.
Accelerazione sulla fascia, ingresso in area di rigore e tiro di sinistro che beffa Ionut Radu sul primo palo: il gol sarà poi fondamentale per la vittoria del Milan, bloccato verso la zona retrocessione complice un inizio di campionato disastroso. Da quel momento Theo conquisterà le chiavi della fascia sinistra, macinando chilometri su chilometri con la sua velocità supersonica. A fine campionato risulterà essere nella top 5 dei calciatori che hanno corso più chilometri in Serie A, dietro solo a mostri sacri come Brozovic e Barella.
Sarà una stagione complicatissima per il Milan: nonostante il cambio in panchina, con il passaggio da Giampaolo a Pioli, i rossoneri si ritroveranno a tre mesi dalla fine del campionato con il serio rischio di chiudere la stagione fuori dalle competizioni europee. Il punto di svolta arriva a San Siro, contro l’Udinese, con un gol del solito Theo che cambia del tutto la stagione del Diavolo: palla battuta da calcio d’angolo, stop di sinistro e bolide che sfonda la rete. Una conclusione che ricorda per certi versi quella contro l’Athletic Bilbao che garantì la vittoria all’Alavès: anche in questo caso c’è la firma di Theo su un gol pazzesco.
La vittoria dello Scudetto
Nonostante la Supercoppa Europea e la Champions League vinte a Madrid, mancava un trofeo conquistato da protagonista per la definitiva esplosione. Nella stagione che si è appena conclusa è arrivato anche quello: con 5 gol e 6 assist in 32 presenze, Theo Hernandez ha recitato un ruolo da assoluto protagonista nella corsa che ha portato lo scudetto ai rossoneri dopo 11 anni di agonia. Il momento più alto della sua carriera e della sua stagione è stato raggiunto contro l’Atalanta, che solo due anni fa piegava il Milan per 5-0 a Bergamo.
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Un coast to coast incredibile che ha ricordato quello di George Weah: una corsa di 80 metri da una parte all’altra del campo in soli 9,76 secondi. Inutile i tentativi di Koopmeiners, Djimsiti e de Roon di fermarlo, ormai il trenino rossonero era partito e doveva concludere la corsa nel suo binario: la porta. Un taglio assurdo da sinistra verso destra e poi ancora verso sinistra: 13 secondi di puro delirio dove i giocatori atalantini si sono visti superati a velocità doppia, se non tripla.
Il golazo di Theo mise al tappeto due cose: le speranze interiste, riposte nell’Atalanta del Gasp, e la concezione di terzino moderno. La rete di Hernandez fu la prova che potenza, velocità e coordinazione locomotoria non erano più doti presenti dalla trequarti in su, bensì tratti distintivi di un giocatore che, sulla carta, figurava nella linea difensiva. Insomma, se all’alba del 15 maggio il popolo nerazzurro sognava l’impresa, Theo Hernandez decise che il tramonto sul Giuseppe Meazza presentasse due colori: il rosso e il nero. Gli stessi colori che, a distanza di 90 minuti, avrebbero alzato il 19esimo scudetto in quel di Reggio Emilia.
La convocazione della Francia
Lo scorso agosto arriva una chiamata attesa da anni, quella della Nazionale francese. Theo Hernandez aveva finalmente abbattuto anche l’ultimo muro che segnava il suo percorso: la convocazione della Francia, a furor di popolo, è il risultato tangibile dell’impegno e dell’umiltà di un ragazzo che si è fatto strada attraverso i pregiudizi sul suo conto. Finalmente ha avuto anche la possibilità di giocare con suo fratello Lucas: si saranno sicuramente guardati, avranno anche sorriso. Avranno pensato a quante volte l’hanno immaginata, una roba simile, da piccoli.
Questo è stato il giusto premio per chi non ha mai smesso di correre: da quando è arrivato in Italia, in maniera esplosiva e senza fermarsi mai se non per ascoltare i dettami tattici di Stefano Pioli, vera guida fondamentale verso la totale affermazione del francese come terzino moderno, Theo Hernandez è diventato, di partita in partita, uno dei terzini più completi e forti d’Europa.