Torino e Napoli, due tra le più rappresentative squadre del nostro campionato a confronto; quella di domenica 19 marzo alle ore 15:00 sarà la 158ª volta che gli azzurri affronteranno i granata. Nelle 157 precedenti uscite, considerando le quattro competizioni, il Napoli ha ottenuto 53 vittorie, 60 pareggi e 44 sconfitte. In totale 190 gol fatti e 183 gol subiti.
Tuttavia, sarebbe banale fermarsi all’aridità dei numeri, anche e soprattutto perché la partita in questione è ricca di una storica narrazione che, da sempre, ha accompagnato i 90’ in cui queste due splendide realtà si sono confrontate: da Mazzola a Maradona, da Pulici a Osimhen, dal sergente di ferro Gigi Radice a Luciano Spalletti, decenni di storia con un leitmotiv comune: le emozioni.

Torino-Napoli: al posto giusto, ma nel momento sbagliato
Eppure, andando a scavare negli almanacchi del nostro campionato, si evince che le due squadre oggetto di attenzione, seppur hanno avuto spesso, nel corso delle tante competizioni disputate, molti momenti di grande tenore calcistico, in troppe occasioni si sono trovate a lottare per obiettivi diversi.
A dimostrazione di ciò basti pensare che nel 1926 quando nasceva il calcio Napoli, il Torino vinceva il suo primo campionato che, però, gli fu revocato a causa del famoso scandalo in occasione del derby contro la Juventus in cui ci fu un tentativo di corruzione verso Luigi Allemandi, all’epoca terzino militante nelle file bianco-nere, ma il trionfo non tardò ad arrivare perché solo un anno più tardi il popolo granata era in festa per la sua prima, storica celebrazione.
Quando, invece, i festeggiamenti si spostarono alle falde del Vesuvio c’erano ben dieci posizioni che separavano i due club; quell’anno al comunale di Torino i ragazzi di Bianchi riuscirono a scardinare il quasi impenetrabile muro granata grazie ad un gol di Giordano, il quale, all’84°, dopo soli tre minuti dal suo ingresso sul terreno di gioco, mette a segno, chiaramente su magia del Diez, il gol vittoria che, tale la sua importanza, fece etichettare quel match come “la partita della svolta”.

Tra passato e presente all’insegna del gol: Pulici contro Osimhen
Un ultimo tuffo nel passato va fatto, senza ombra di dubbio, in riferimento a lì dove le emozioni trovano la loro esaltazione massima: il gol. E come non parlare, allora, di Paolo Pulici, uno dei bomber più rappresentativi della storia del Torino, nonché miglior marcatore del club, con i suoi 172 gol, cercando di azzardare un parallelismo con l’uomo mascherato che sta dominando il calcio italiano e non solo: Victor Osimhen.
È sempre difficile e, talvolta, errato cimentarsi con i paragoni, in special modo quando i due soggetti in analisi hanno vissuto due epoche totalmente diverse. Immaginate Pulici che dopo un gol posta l’esultanza sul suo seguitissimo profilo Instagram o Osimhen, seduto nello spogliatoio, che cerca accuratamente di togliere l’ultimo pezzettino di terra rimasto incastrato in quei pesanti tacchetti. Solo in questa via fantasiosa potrebbe essere possibile mettere a confronto epoche così distanti.
Eppure, i due formidabili goleador sono, sicuramente, avvicinabili per il loro stile di gioco; a tal proposito ci viene in aiuto una famigerata e quanto mai eloquente definizione di Gianni Brera che, nel veder avanzare furiosamente l’allora centravanti del Toro, diritto verso le difese avversarie, lo paragonava ad un ciclone, da qui il soprannome Puliciclone.
Ebbene, quando il nove del Napoli, fresco della doppietta in Champions League contro l’Eintracht, allunga la falcata sembra proprio che stia arrivando quel poc’anzi citato ciclone… le difese arretrano, tremano, cercano di difendersi come possono, ma lui corre talmente veloce che fa terra bruciata; l’obiettivo è sempre e solo uno: il gol! Tutt’al più, potrebbe decidere di alzare per un attimo lo sguardo verso un georgiano dal fare misterioso con il quale forma semplicemente una delle coppie più prolifiche e temute al mondo.

Il passato recente di Torino-Napoli, le partite più belle ed emozionanti
Nel passato recente sono tanti gli scontri degni di nota; uno, in particolare, è stato particolarmente ricco di emozioni: è il 30 marzo del 2013, tra un uovo di Pasqua e il più classico dei “casatielli” va in scena, allo stadio Olimpico, uno spettacolare Torino–Napoli. Il campionato è ormai deciso, la Juventus di Conte sta per festeggiare il secondo scudetto di fila, ma le emozioni, questa volta, sono tutte incentrate sull’altra sponda della città piemontese.
Per spiegare questa partita bisogna prendere una macchina del tempo e, facendo un vero e proprio flashback, tornare al 28 ottobre del 2009. Il luogo che faceva da teatro all’incontro si chiamava ancora San Paolo e a guidare il Napoli era da poco arrivato un toscano, tanto per cambiare; quando si toglieva la giacca assumeva sembianze da vero e proprio condottiero, pronto a lanciare un messaggio ai suoi undici fedeli combattenti che, dopo aver visto il gesto del loro leader, capivano che era arrivato il momento di… “scatenare l’inferno”.
La descrizione potrebbe far confondere e portare, i più, a pensare che si tratti di Massimo Decimo Meridio che, nel gladiatore, esclama la celeberrima espressione; stiamo, invece, parlando di Walter Mazzarri, il quale ha contraddistinto la sua esperienza partenopea con alcune indimenticabili rimonte. Quel giorno il Napoli riuscì, in extremis, ad acciuffare un pareggio contro il Milan che si fece beffare all’ultimo grazie ad una classica incornata del Tanque Denis e ad una prodezza di Cigarini. Da lì partirono tante splendide, emozionanti e pazze rimonte.

Torino-Napoli 3-5: tra rimonte ed emozioni
Dopo questo brevissimo excursus storico scendiamo dalla macchina del tempo che ci ha, gentilmente, accompagnati in questo affascinante viaggio fornendoci le basi per comprendere la follia della summenzionata partita tra Torino e Napoli del 30 marzo 2013. Gli azzurri scendono in campo con grande pressione; sono, infatti, obbligati a vincere perché il Milan, che poco prima ha battuto il Chievo, gli fa sentire il fiato sul collo e ha meso la freccia per il sorpasso.
Minuto 33 della ripresa, la squadra di Mazzarri è sotto per 3-2; fino a quel momento è successo di tutto: gol di pregevole fattura, si era sbloccato Barreto tra le file granata, Hamšík aveva sbagliato un calcio di rigore, insomma non ci si era annoiati. Tuttavia, i riflettori sono puntati interamente sul numero 20 azzurro, Blerim Dzemaili, centrocampista dal gran tiro in porta, ma soprattutto ex calciatore del Torino.
Al 10’ minuto del primo tempo ha messo a segno un gran bel gol da fuori area su sviluppo da calcio d’angolo e, come spesso accade questi casi, per rispetto a quelli che, fino a poco tempo prima, erano stati i suoi sostenitori, non esulta; all’inizio della seconda frazione di gara, non contento, sigla il gol del momentaneo vantaggio del Napoli su assist di Hamšík e, questa volta, accenna ad una compostissima esultanza alzando un braccio e facendo intravedere un velato sorriso.

Il calcio, però, delle volte ci regala emozioni inaspettate e in quel giorno ha trasformato un buon centrocampista centrale in un cecchino di prim’ordine. È il minuto 36 della ripresa e il Toro ha rimontato ancora una volta il Napoli, ma senza fare i conti con il suo ex giocatore che, con un collo esterno, piazza la palla all’angolino e, questa volta, si lascia andare ad una di quelle esultanze che fanno perdere la concezione del tempo e dello spazio.
Per completare l’apoteosi calcistica, però, manca ancora un tassello e, per far impazzire di gioia i tifosi azzurri, appena una decina di minuti prima del pareggio, Walter Mazzarri, in una rarissima giornata di tour over, ha chiamato dalla panchina uno dei più incredibili centravanti che hanno militato nelle file partenopee: Edinson Cavani, specialità rimonte e gol decisivi. Gli basterà poco per mettere a segno un delizioso calcio di punizione e poi chiuderla definitivamente per il 3-5 finale. Che partita e quante emozioni.

Torino-Napoli 1-3: il raggiungimento di un record storico, tra il sacro e il profano
Volvendo lo sguardo ai tempi più recenti fuoriesce un incontro che è stato protagonista di un aggancio storico. È il secondo anno della gestione Maurizio Sarri e il Napoli attraversa il suo primo e unico momento difficile della stagione; serve una grande prestazione, ma dall’altra parte c’è un Toro affamato di punti che, grazie all’ottima guida tecnica di Siniša Mihajlović, è pronto a bloccare i piani azzurri.
Sono tante giornate, ormai, che il capitano del Napoli, Marek Hamšík, è ad un passo dal raggiungere il più grande di sempre: Diego Armando Maradona. Solo un gol separa i due grandi campioni e, dopo settimane di agonia, il 16 dicembre del 2017 Marechiaro si regala il più bel dono natalizio mai ricevuto aprendo il piatto del piede destro, e insaccando il pallone a fil di palo che batte Sirigu e fa entrare il numero 17 nell’olimpo della storia del club con il 115° gol segnato.

Riuscirà il Napoli a domare ancora una volta il Toro?
Anche i più scaramantici si sono, ormai, arresi alla potenza dei numeri che mostrano un Napoli concentrato e determinato a regalare, dopo trentatré anni di attesa, il tanto agognato terzo scudetto. Il giocattolo costruito da Luciano Spalletti, uno dei massimi artefici di questo percorso, sembra un meccanismo quasi perfetto capace di annientare ogni avversario che trova davanti al suo cammino; ognuno ha la cognizione della propria forza individuale che, insieme a quella del collettivo, stanno portando gli azzurri sul tetto d’Italia.
Sul sentiero, ora, si ripropone quell’affascinante maglia granata, protagonista di un passato ricco di storia, emozioni e record, esattamente gli ingredienti di cui il perno dell’accatto del Napoli, Osimhen, e i suoi compagni sono enormemente affamati per continuare a sognare quello che, all’inizio della stagione, sembrava una vera e propria utopia.
Domenica 19 marzo, dopo aver festeggiato i papà di tutto il mondo ci lasceremo trasportare da questo incantevole match. Che sia un pranzo leggero, magari bisognerà rimandare le classiche zeppole che contraddistinguono questa giornata perché la partita cade proprio di domenica alle 15:00 quasi a voler rimarcare la classicità e la storicità delle due squadre che hanno, da sempre, onorato il nostro campionato.