Non vincere nessun trofeo stagionale è normalità per la maggior parte degli allenatori al mondo ma non per Antonio Conte. Vincente per natura, competitivo fino al midollo e sempre pronto a dare battaglia in campo, prima da giocatore e poi da allenatore caricando sempre a mille i suoi giocatori. Ecco, forse uno dei tanti motivi della disfatta nelle sua seconda avventura inglese sta proprio in questo ultimo fattore.

Tra il tecnico italiano e i giocatori del Tottenham non sembra essere scattata quella scintilla e amalgama che per esempio successo ai tempi di Inter e Juventus capaci, specie in bianconero, di vincere quel primo scudetto rimontando il Milan di Ibrahimovic pur non avendo una rosa di altissimo livello. Quella Vecchia Signora diede inizio al ciclo vincente di nove scudetti, interrotta proprio dai nerazzurri scudettati di Conte. Proviamo ad esaminare nel nostro Angolo Tattico quali possono essere stati i motivi del fallimento.

Tottenham, mercati sbagliati e giocatori non funzionali
Dopo l’arrivo sulla panchina del Tottenham nel novembre 2021, con la squadra a metà classifica, Antonio Conte ha realizzato la sua ennesima impresa sportiva portando gli Spurs alla qualificazione in Champions League. Tale impresa aveva fatto presagire in una stagione 2022/23 da protagonisti e invece i londinesi sono già fuori da tutto, con il solo obiettivo di raggiungere di nuovo la qualificazione alla prossima Coppa dalle Grandi Orecchie.
Le motivazioni possono essere molteplici, dai problemi di salute di Conte che non è riuscito a mostrare la giusta carica che lo ha sempre contraddistinto, fino ad un mercato completamente sbagliato con giocatori non adatti al suo schema, spendendo circa 178 milioni di euro e collezionando figurine come spesso capita nel campionato più ricco del mondo come la Premier League. Scelta questa che spesso porta solo ad uno spreco di denaro e pochi trofei importanti, vedi il Psg che oltre i confini francesi riceve solo delusioni.

L’emblema di questa teoria è Richarlison, acquistato nel mese di gennaio per 58 milioni di euro dall’Everton e impiegato in diciannove match ma solo nel 32% delle volte da titolare per una media di 39 minuti a partita. Il brasiliano non rappresenta l’attaccante tipico per gli schemi di Antonio Conte né tatticamente né umanamente. Da classico calciatore verdeoro, il classe ’97 risultata spesso svogliato in campo e indisciplinato tatticamente, cose che per il tecnico italiano sono più importanti della tecnica.
A dimostrarlo è l’avventura alla Juventus quando preferì per anni Alessandro Matri e Mirko Vucinic a campioni, se pur in età avanzata, a Luca Toni e al capitano Alessandro Del Piero. Sempre parlando di attaccanti, Harry Kane pur essendo un fuoriclasse non è l’attaccante ideale per Antonio Conte. Il capitano del Tottenham è più un regista avanzato che un attaccante di peso – come Lukaku ai tempi dell’Inter per intenderci – quindi non combacia con l’ideale tattico del salentino.

Stesso discorso vale per il compagno di reparto Son Heung-min, spesso criticato e bocciato dall’ex Chelsea. Il sud coreano non è un vero e proprio attaccante, ma un esterno che ama giocare faccia rivolta verso la porta avversaria e puntare l’uomo, mentre spesso gli viene richiesto di giocare vicino a Kane nel traffico centrale del campo e perde di efficacia.
Tottenham, la difesa fa acqua: data insolito per Conte
La miglior difesa è l’attacco. Motto non praticato da Antonio Conte, anzi era un’ideale del suo miglior nemico Zdeněk Zeman. Il tecnico ex Juventus ha sempre fatto del non subire gol il suo credo, cosa che al Tottenham non sta riuscendo. In questa stagione gli Spurs hanno subito 40 gol stagionali in Premier League, con una media di quasi 1,5 a partita. Pensare che nel triennio alla Juventus li ha subiti un totale di 67.

Sempre parlando di mercato e non funzionalità, in estate è arrivato Cristian Romero dall’Atalanta per ben 50 milioni di euro, e abbiamo visto tutti contro il Milan in Champions League i disastri fatti tra andata e ritorno. L’argentino fresco campione del mondo è affiancato al Tottenham da due difensori che non fanno della marcatura asfissiante sull’avversario la sua dote migliore, cosa invece chiesta da Antonio Conte.
Eric Dier spesso è stato utilizzato in passato come centrocampista, a dimostrazione che è più bravo ad impostare la manovra che a marcare l’uomo, così come Lenglet arrivato in prestito dal Barcellona dove i difensori non marcano ma attaccano. La gestione portieri poi è stata disastrosa. Per sostituire Lloris considerato oramai troppo vecchio, è stato scelto Forster, che oltre ad essere più anziano è anche meno talentuoso del francese.

Altro ed ultimo fattore sono i terzini, arma vincente di Antonio Conte nel suo 3-5-2. Già dai tempi della Juventus il tecnico preferiva usare in quei ruoli degli esterni offensivi, adattandoli al ruolo e spesso allungandoli la carriera come successo con i vari Kwadwo Asamoah, Simone Pepe, Victor Moses, Ashley Young e per ultimo Ivan Perisic. Proprio il croato è arrivato in estate a parametro zero dall’Inter, ma all’età di 33 anni le fatiche di giocare a tutta fascia si stanno facendo sentire.

Dall’altra parte invece gioca Emerson Royal, che nasce però come terzino puro e infatti poco incisivo in fase offensiva, solo due gol e un assist per lui. Pensare anche qui che Hakimi nella sua Inter realizzò in quella posizione 7 gol e 11 assist. A fine stagione sicuramente Antonio Conte lascerà il Tottenham, ma se l’avventura con gli Spurs non è andata, la colpa sembra più per la struttura della rosa non adatta a lui che ad altro. Ora l’unica cosa che c’è da chiedersi è se quei calciatori, specie nel mercato, li abbia chiesti lui oppure gli siano stati consegnati.