- Continua a leggere sotto -
La Roma allenata da José Mourinho ha conquistato la prima edizione della Conference League, nuovissima competizione europea in voga dallo scorso agosto, vincendo per 1-0 nell’ultimo e fondamentale appuntamento contro il Feyenoord. La sfida di mercoledì 25 maggio, di fatto, ha sancito il termine del lunghissimo digiuno in campo europeo per le squadre italiane; l’ultima volta che un club del Bel Paese ha conquistato un trofeo internazionale risaliva al 2010, anno in cui l’Inter, sempre allenata da José Mourinho, batté per 2-0 (doppietta di Diego Milito) il Bayern Monaco di Lahm, Robben e Schweinsteiger in finale di Champions League e, quindi, portandosi a casa la Coppa dalle grandi orecchie.
Finalmente il digiuno ha avuto un termine, 12 anni dopo la Roma batte il Feyenoord per 1-0, grazie ad un gol di Nicolò Zaniolo nel primo tempo, ed alza la neonata coppa della Conference League. Nonostante gli anni passati tra la vittoria nerazzurra del 2010 e quella giallorossa di ieri sera, mercoledì 25 maggio, c’è un filo conduttore per niente banale.
Infatti, sia ai tempi del trionfo Inter al Santiago Bernabeu che a quelli odierni del trionfo capitolino all’Arena Kombëtare di Tirana, la figura del condottiero alla scalata vincente è rimasta tale e quale, e risponde al nome di José Mourinho. Il tecnico portoghese ha riportato in Italia un trofeo europeo dopo 12 anni dall’ultima volta, quella in cui lui stesso conquistò il Triplete in casa nerazzurra. Ma adesso riavvolgiamo il nastro, ripercorrendo tutte le più importanti tappe del suo ritorno in Italia e della sua scalata vincente a Roma.
Mourinho atteso nella capitale: il tecnico portoghese torna in Italia
Chiamato a sostituire l’uscente Paulo Fonseca, José Mourinho arriva alla Roma dopo una parentesi infelice agli Spurs del Tottenham. Il nome del tecnico portoghese ha portato nuovo entusiasmo nella capitale; di fatto, un mister del suo blasone, nonostante anni amari in panchina, fa sempre scalpore nelle speranze dei tifosi. Fin da subito, José ha voluto sostenere le sue idee di gioco e puntare sui giocatori che meglio aveva imparato a conoscere, come Rui Patricio o Tammy Abraham, ex conoscenze in Premier League.
- Continua a leggere sotto -
Per lo Special One l’inizio di stagione è stato pressoché perfetto, 6 match e prime 6 vittorie alla guida del club giallorosso; se il buongiorno si vede dal mattino la Roma potrà fare grandi cose con Mourinho alla guida.
Male in campionato, ok in Europa: anche se quella serata norvegese…
La stagione dello Special One sulla panchina della squadra capitolina, dopo un inizio mozzafiato, ha subìto un brusco stop tra ottobre e dicembre, sopratutto in Serie A, dove dalla nona alla ventunesima giornata ha conquistato soli 17 punti, dovuti a 5 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte. In Conference League, invece, grazie alla vittoria per 3-2 contro il CSKA Sofia, per la Roma è arrivata la qualificazione agli ottavi di finale come prima forza del girone (collezionando 13 punti in 6 partite) davanti a Bodø/Glimt, Zorya e, appunto, al fanalino di coda del CSKA Sofia.
Sempre nel periodo più buio affrontato dalla gestione di José, da sottolineare è la rovinosa serata in cui la Roma ha perso per 6-1 contro i norvegesi del Bodø/Glimt nei gironi di Conference; in quella occasione, infatti, il tecnico fu abbattuto da una bufera mediatica di dimensioni abissali e, mai come in quel momento, i rapporti con la capitale sembravano essere in bilico, con la tifoseria che si sentì in obbligo di giudicare la qualità dell’operato svolto fino a quel momento da Mourinho. Non tutti sapevano, però, che presto sarebbero tornati a cantare a squarciagola il suo nome.
Quando il gioco si fa duro, lo Special One inizia a giocare
Gli incubi in casa Roma finiscono in data 9 gennaio 2022, giorno in cui la squadra di Mourinho perse per 4-3 contro la Juventus tra le mura amiche dello Stadio Olimpico. I giallorossi videro rimontarsi in 7 minuti due gol di vantaggio e, nonostante l’occasione sprecata per riacciuffare il pareggio (con il calcio di rigore tirato da Pellegrini e parato da Szczesny), persero una partita fondamentale per la classifica in chiave 4° posto. Lo Special One uscì dal rettangolo verde tra i fischi assordanti del popolo romanista e questo, con tutta probabilità, fece scattare nella testa del tecnico portoghese un’idea di rivalsa: il leone è ferito ma non è ancora morto.
- Continua a leggere sotto -
Fin dall’uscita successiva dei giallorossi qualcosa sembrava esser cambiato; la grinta e la voglia di combattere su ogni pallone degli 11 schierati in campo da José era piacevolmente diversa, infatti, alla fine di una lotta durata 90 minuti contro il Cagliari (storico tallone d’Achille della Roma) arriva la vittoria per 1-0, la prima di una lunga serie di risultati utili consecutivi, intervallati solo da una sconfitta contro l’Inter in Coppa Italia.
Nei mesi di febbraio e marzo Mourinho ha definitivamente alzato l’asticella, dimostrandosi ancora lo Special One di una volta; di fatto, nelle 11 partite di campionato disputate registra 7 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte, mentre batte il Vitesse nella doppia sfida degli ottavi di finale di Conference League, ipotecando il passaggio al turno successivo, dove José affronterà un suo vecchio scheletro nell’armadio: riecco il Bodø/Glimt.
Mourinho cala l’asso, è finale di Conference League
Si ha sempre paura di affrontare i propri punti deboli, gli ostacoli dove si è già caduti, è un limite dell’uomo; ma è una barriera che lo Special One era pronto a battere, dimostrando che ha ragione chi, dopo una caduta, si rialza, e non chi, invece, rimane a terra. Mourinho contro il Bodø/Glimt prima perde ancora, per 2-1, all’andata, poi, all’Olimpico di Roma, dimostra di aver dato fede al discorso, demolendo la squadra norvegese con un secco 4-0 e lasciandosi alle spalle così i brutti incubi delle esperienze passate: “Hanno vinto quando non contava nulla, adesso che conta abbiamo vinto noi“.
In semifinale di Conference League era atteso il Leicester di Rodgers, squadra che José ha affrontato spesso nelle scorse stagioni passate in Inghilterra. Sebbene contro Vitesse e Bodø/Glimt la squadra della capitale era chiamata comunque a vincere e convincere, questa sfida metteva davanti loro un ostacolo più difficile; una qualificazione alla finale sembrava più a favore degli inglesi piuttosto che degli italiani. Ancora una volta, però, Mourinho non era della stessa idea e, giocando a viso aperto e senza paura ambedue le sfide contro le foxes, strappa il pass finale per l’atto conclusivo della nuova competizione europea.
- Continua a leggere sotto -
Nel frattempo si conclude il campionato di Serie A e la Roma chiude al 6° posto, ad un punto di distacco dalla Lazio arrivata 5ª, assicurandosi la qualificazione alla prossima Europa League. Ma gli occhi dei tifosi giallorossi sono tutti rivolti verso l’obiettivo più importante dell’anno: riportare a Roma un trofeo dopo 14 anni dall’ultima volta (Coppa Italia 2007/08) e, soprattutto, vincere il primo trofeo europeo della storia.
Mou fa la storia: e vissero per sempre tutti felici e contenti
La finale di Conference League mette l’una di fronte all’altra la Roma e gli olandesi del Feyenoord. Mercoledì 25 maggio 2022, ore 21:00, Tirana, stadio Arena Kombëtare: questo l’appuntamento con la storia in cui Mourinho è chiamato a riscrivere ancora le pagine dello sport più bello al mondo; detto, fatto. Nicolò Zaniolo, infatti, con un gol nella prima metà di gioco, regala la coppa ai giallorossi, nonché allo Special One. La partita finisce 1-0 e questo significa ben cinque cose: dopo 12 anni una squadra italiana torna a vincere una competizione europea, la Roma torna alla conquista di un trofeo dopo 14 anni e per la prima volta alza una coppa internazionale, Mourinho è il primo allenatore nella storia a vincere tutte e tre le competizioni europee (Champions, Europa e Conference) e, infine, forse la più importante, mai mettere in discussione prima del tempo lo Special One.
In conclusione, José Mourinho è entrato in punta di piedi in una società che si portava dietro molti problemi dalle precedenti esperienze maturate negli anni, ha rivoluzionato un ambiente abituato spesso a cambiare identità di gioco ed idee, è riuscito a compattare un gruppo di ragazzi trasmettendo loro l’importanza della maglia e della piazza che ogni partita rappresenta ed, infine, a far trionfare un club che nella sua storia ci è spesso arrivato vicino, ma che si fermava lì. Insomma, lo Special One ha preso e ribaltato le sorti di una Roma storicamente ferita, e adesso punta ad aprire un ciclo, ampliando la striscia di successi anche per la prossima stagione.