Non può neanche essere considerato il classico gioco all’italiana, quello espresso dagli azzurri nella prima frazione di gioco contro la Croazia. In panchina un Luciano Spalletti che, dopo l’Albania, sembrava poter ridare vigore ad una squadra che, senza alcun dubbio, rappresenta la rosa meno qualitativa di tutto il campionato europeo. Eppure quella prima sfida sembrava voler colpire anche i più scettici, tentando di provare ad esaltare lo spirito di un gruppo che storicamente ha sempre guadagnato più del dovuto, come all’ultima edizione dello stesso campionato.
Questa squadra invece, come già auspicato, non sembra neanche avere il timbro di una nazionale che da sempre ha vinto esaltando il gruppo e la forza del collettivo. Spalletti sembra Allegri, l’ultimo ovviamente.
Contro la Croazia un primo tempo indegno
Il primo tempo contro la Croazia registra la mediocrità del gioco, la banalità delle idee, l’inefficacia dei singoli: nessuno, e dico nessuno, ha provato a dare quel plus per portare a casa una vittoria fondamentale e necessaria; una vittoria che possa provare a cancellare il rebus mediocre del ripescaggio europeo.
L’Italia sta facendo di tutto per provare a perdere anche l’ultima sfida del girone, dimostrando scarsa vena di gioco e totale demenzialità in ogni spunto dimostrato. Pellegrini, che dovrebbe rassegnare dimissioni per il numero che porta dietro le spalle; Retegui che dice di fare l’attaccante; Di Lorenzo che dovrebbe pensare più al campo che a faccende contrattuali tipiche del professionista. Il resto è lo specchio di una formazione che non sembra voler mettere in pratica le idee di un tecnico capace ed in grado di portare la rivoluzione che, dai tempi di Marcello Lippi, si attende con una certa urgenza.
E, se l’Italia è tutto qui anche il caro Spalletti può solo raccogliere l’eredità del tecnico più criticato nell’ultimo anno di Serie A: vincere e convincere è il taboo dal colore azzurro e adesso, forse, anche Lucianone può capire come si sente Max. Attendiamo il resto della gara, chissà.