Caso Vlahovic, dalla Juventus alla Serbia: cambia la maglia, non il risultato

Dusan Vlahovic non riesce a incidere in una Serbia salvatasi solo all'ultimo contro la Slovenia: DV9 ha confermato le sue difficoltà, come accaduto nella stagione appena trascorsa con la maglia della Juventus

Lorenzo Ferrai A cura di Lorenzo Ferrai
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I 18 gol messi a segno nella stagione 2023/24 non hanno placato le critiche piovute su Dusan Vlahovic, reduce da un’annata difficile con la Juventus, nonostante il serbo abbia spesso vestito i panni di risolutore. Quel trascinatore in grado di togliere le castagne dal fuoco in ogni situazione. Pur con tutte le difficoltà del caso, DV9 si è sempre dimostrato sul pezzo.

E l’Europeo in Germania sembrava la vetrina ideale per la consacrazione di Dusan, punta di diamante di questa Serbia ambiziosa ma mai brillante. Le prime due partite della nazionale alla rassegna continentale slava hanno invece evidenziato un Vlahovic slegato dal gioco della selezione di Stojkovic. Lontano dalla porta, con un nervosismo che spesso riemerge, l’attaccante della Juventus non si è ancora preso il proprio ruolo a EURO 2024.

Questione tattica o mentale?

Soliti problemi per Dusan, sempre pericoloso col suo sinistro e la sua verve. Ma questa emotività di fondo, volta a essere protagonista, si rivela spesso un’arma a doppio taglio, visto che Vlahovic continua a perdersi in giocate fini a sé stesse, lasciando trapelare quel nervosismo spesso risultato il suo tallone d’Achille anche in maglia bianconera. Va però spezzata una lancia in favore del numero 7 della Serbia.

Nella stagione appena conclusasi, in una Juventus che faticava a creare occasioni da gol, Vlahovic è stato vittima dell’impostazione tattica della squadra. Baricentro basso, 60 metri di campo davanti e, dunque, poche opportunità di arrivare alla conclusione in maniera lucida. Lo stesso problema si è ripresentato nella Serbia, troppo confusionaria e senza una manovra ben definita.

Con il totem Mitrovic padrone dell’area, Vlahovic ha dovuto abbandonare temporaneamente le proprie doti principali. Il suo spostamento fuori dall’area, unito ai ripiegamenti continui che ne hanno smorzato le qualità offensive, ha fatto perdere lucidità all’attaccante bianconero, mai realmente pericoloso, tranne in un’occasione: colpo di testa in avvitamento che ha trovato la pronta risposta di Oblak.

L’unica opportunità capitata a un centravanti in grado di segnare in qualunque modo. Questa sua pochezza offensiva è la conseguenza di un gioco della Serbia tutt’altro che fluido, dove Dusan si trova ancora una volta a essere il sacrificato di turno. Mezzala, ala, seconda punta, raccordo, e mai centravanti. Lontano dalla comfort zone, Vlahovic non può fare miracoli.

E la sua tendenza a innervosirsi, culminata con la sostituzione per lasciare spazio a Jovic (mossa azzeccata, col senno di poi) è ulteriore indice di una serenità che manca. Tanto alla Serbia, quanto allo stesso Vlahovic. A Dusan non rimane altro che sperare che l’era di Thiago Motta alla Juventus, possa rigenerarlo mentalmente più che atleticamente.

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