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Mai dire Maradona soprattutto se non c’è Diego. A Fuorigrotta spesso e volentieri il Napoli lascia i 3 punti agli avversari. Spalletti vince più in trasferta che sotto al Vesuvio. Una bestemmia o quasi: da sempre il tifo partenopeo è il dodicesimo uomo. D’altronde è l’unica metropoli italiana che vanta un solo club cittadino. Scrivo queste righe poche ore dopo il match con la Fiorentina che ha confermato la mia atavica tesi: il ciuccio ha il braccino del tennista, viene meno sul più bello. E’ il trionfo del vorrei ma non posso ( o non credo).
Concedetemi un pizzico di personale amarezza. Ma ora spazio all’obiettività del cronista. Mai mettere in competizione mente e cuore. L’amore per una maglia resta un fatto privato: le valutazioni devono invece essere razionali. Spalletti resta un grandissimo maestro di calcio ed un tecnico di primo livello e se il Napoli lotta per lo scudetto gran parte del merito è anche suo. A giugno aveva trovato macerie morali dopo la mancata qualificazione Champions ed è stato bravo a ricostruire identità e gioco.
Una dovuta premessa: del tutto sincera e per nulla diplomatica. Ma negli ultimi tempi qualcosa non mi è tornato. A Cagliari ad esempio fallì il modulo tattico, impostando una discutibile difesa a 3. Non giustifico neppure i continui attestati di fiducia a Zielinski. Il polacco se in forma è sublime ( calcia con entrambi i piedi, tecnica individuale sopraffina) ma negli ultimi tempi ha avuto un evidente calo di forma. Lo stesso insigne gioca a sprazzi. Contro i gigliati ha regalato la metà campo all’ottima Fiorentina diretta dall’emergente italiano. Sul siculo ho espresso lusinghieri giudizi in tempi non sospetti: sa di calcio e valorizza il collettivo. Ha perso Vlahovic e continua a stupire.
Non aveva quindi bisogno di altri regali. ai toscani mancava Torreira (squalificato) rimpiazzato con un altro incontrista come Amrabat. Non capisco perchè il Napoli non ha fatto altrettanto vista l’assenza di Anguissa. Esagerato inserire 3 fini dicitori in seconda linea: Ruiz, Lobokta e Zielinski. Considerando la forma del polacco e in parte anche quella dello spagnolo. Elmas o Demme avrebbero garantito maggior filtro.
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La rosa del Napoli è generosa: quasi nessun club puo’ vantare 20-21 elementi che in molti casi si equivalgono. Un peccato non lottare fino all’ultimo secondo per il tricolore. Ma resta un problema atavico: la personalità. Le milanesi avranno meno qualità tecnica (sui 20, non sugli 11) ma superiori attributi. Mancano giocatori capaci di portarsi dietro il gruppo nei momenti difficili. O che abbiano il carisma per discutere con il proprio allenatore.
Perchè se da anni vieni meno nei momenti topici la colpa non sarà sempre del fato o del direttore di gara. Sarri aveva nello spogliatoio uomini del calibro di Albiol e Reina. Oggi non è così. Forse si spiega anche per questo il mal di casa. La passione mette anche pressione se non hai la giusta personalità. Carattere e coraggio sono cugini: senza di loro la vita è sterile. Per Luciano è l’ora delle scelte: selezioni che ci crede, senza distrarsi col curriculum. Lo scudetto reclama generali, non caporali di giornata.