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Dinara Safina, tennista russa ed ex N°1 al mondo del circuito WTA, nonché sorella di Marat Safin, anche lui ex n°1 al mondo ma per la categoria ATP, ha avuto una carriera breve ma sicuramente intensissima, con 12 titoli WTA in bacheca. Il suo grande rimpianto? Il trofeo Slam, che non è mai riuscita a conquistare nonostante le tre finali disputate: due al Roland Garros (2008 e 2009) e una all’Australian Open (2009), ma facciamo un passo indietro.
Dinara Safina, la carriera
Dinara Safina nasce a Mosca, il 27 aprile del 1986, in una famiglia in cui il tennis è sempre stato protagonista nelle vite del padre e della madre, rispettivamente direttore del Tennis Tlub Spartak Mosca e allenatrice. Ha 8 anni quando i genitori decidono di trasferirsi in Spagna, per permettere a Safina e a suo fratello Marat, anche lui per ovvi motivi avvicinatosi al tennis, di cominciare a prendere confidenza con i campi in terra battuta.
Nel 2001 la giovane russa dà avvio alla propria carriera professionistica, mentre a maggio del 2002, la giocatrice di Mosca raggiunge il suo primo risultato di rilievo nel circuito WTA, ovvero la semifinale ad Estoril, a cui fa seguito, solamente pochi mesi dopo, il suo primo titolo in carriera al torneo di Sopot, in terra battuta. Quell’anno, Safina chiude la stagione da 68ª al mondo, ma è chiaro che abbia bisogno solamente di maturare un po’, prima di poter competere in palcoscenici importanti, a cui sembra essere destinata.
Nel 2003 la sua stagione non rispecchia le alte aspettative che quella precedente aveva posto su di lei, anche se riesce comunque a conquistare il torneo su terra disputato a Palermo. Riesce a rifarsi in parte nel 2004, raggiungendo la semifinale al Roland Garros, confermando ancora il proprio feeling con la terra battuta (con cui è cresciuta dopo il trasferimento in Spagna), ma nella quale viene spazzata via da Kim Clijsters in due set, con il netto risultato di 6-1/6-1.
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Nel 2005 Safina vive una stagione sensazionale, trionfando a febbraio all’Open Gaz de France, torneo disputato a Parigi su cemento indoor e a maggio al Praga Open, su terra rossa. Inoltre, sempre nello stesso anno contribuisce alla vittoria della Russia nella Fed Cup. È nel 2006 però che la tennista di Mosca comincia ad affermarsi, battendo in progressione nel torneo di Roma Kim Clijsters, Elena Dementieva e Svetlana Kuznetsova, prima di cedere a Martina Hingis, suo idolo d’infanzia.
È il 2008 e Dinara ha 21 anni; nel corso delle stagioni precedenti la sorella di Marat Safin ha dimostrato di avere un potenziale importante, ma la sensazione è che non abbia ancora raggiunto il suo picco e che manchi ancora qualcosa, per potersi davvero affermare tra le più forti del circuito. Nonostante i successi raccolti tra il 2001 ed il 2007 infatti, gran parte dell’opinione pubblica è convinta del fatto che Safina possa fare ancora di più.
La stagione del 2008: la corsa alla finale del Roland Garros
Nel 2008 arriva la definitiva stagione della consacrazione di Dinara Safina. A maggio, la tennista di Mosca prevale in finale sulla connazionale Elena Dement’eva per aggiudicarsi il German Open di Berlino, ancora una volta su terra battuta. Sempre nello stesso anno, la 21enne disputa un grandissimo Roland Garros, facendo fuori Maria Sharapova agli ottavi di finale e Svetlana Kuznetsova in semifinale, prima di arrendersi in finale contro Ana Ivanović, in una partita dove la russa non riesce a tenere i nervi saldi e dove le emozioni prendono il sopravvento su di lei, non permettendole di esprimere il suo reale livello di gioco.
In compenso, Safina conquista il WTA di East West Bank Classic, questa volta su cemento, battendo in finale l’italiana Flavia Pennetta, che si arrende in due set. Poi ancora i successi a Montreal e a Tokyo, entrambi in due set, dove domina in finale rispettivamente Dominika Cibulková e la propria connazionale Svetlana Kuznetsova, per garantirsi altri due titoli stagionali. Al termine di quest’anno, Safina raggiunge il 3° posto del ranking WTA e sembra ormai essere lanciata verso il vertice nella stagione 2009.
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La stagione del 2009: vittoria a Roma e nuova finale al Roland Garros
La stagione del 2009 si apre con una grandissima delusione, con Safina che nonostante abbia disputato un clamoroso Australian Open per raggiungere la finale, esce nettamente sconfitta da Serena Williams, ancora una volta non riuscendo a controllare le proprie emozioni, da cui si fa governare. Il 9 maggio del 2009 arriva però un grande successo, quello al WTA di Roma, ovvero gli Internazionali d’Italia, che adesso si avviano verso la 79ª edizione, dove batte in due set dominati la connazionale Svetlana Kuznetsova, che si arrende col punteggio di 6-3, 6-2.
Solo una settimana dopo, esattamente il 17 maggio del 2009, Safina batte in finale Caroline Wozniacki al WTA di Madrid, continuando la propria gloriosa striscia di successi su terra rossa. Adesso Safina è la N°1 al mondo e da tale partecipa al Roland Garros, con l’obiettivo di riprendersi ciò che, senza togliere meriti alla propria avversaria, le proprie emozioni le avevano quasi rubato nelle due finali precedenti.
Dinara quella settimana sembra essere in missione e dopo aver letteralmente dominato Victoria Azarenka e Dominika Cibulková nel corso del proprio cammino verso la finale, cade ancora una volta ad un passo dal titolo, proprio contro la connazionale che aveva già battuto a Roma, Svetlana Kuznetsova, che a Parigi appare incontenibile. Nel 2009, Safina chiude la stagione con un successo a Portorose, che si rivela anche essere l’ultimo della sua carriera, a seguito del manifestarsi di diversi problemi alla schiena, che non le permetteranno mai più di esprimersi al suo reale livello.
Safina, già nella stagione successiva è costretta a saltare diversi appuntamenti, non essendo in grado di competere al meglio, mentre nel 2011, all’età di 25 anni, subisce il suo più grande infortunio: una frattura alla schiena da stress, col fratello Marat che annuncia che servirà del tempo prima che possa completare il proprio recupero.
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Nel 2014 arriva il suo ritiro ufficiale dallo sport che lei aveva tanto amato, come confermato nelle dichiarazioni rese negli anni successivi ai microfoni di Behind the Raquet: “Sono stati dieci anni che si sono conclusi nel momento difficile del mio infortunio alla schiena. Nonostante il duro lavoro, ero felicissima quando potevo alzarmi e scendere in campo. Mi manca l’adrenalina che il tennis è in grado di darti ed è stato difficile trovare qualcosa che potesse sostituirlo e che potesse motivarmi. Sono fiera di quello che ho realizzato“.