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“Zanetti Story” è un film del 2015 che racconta la carriera di Javier Zanetti, dagli albori, quando mosse i suoi primi passi nel Talleres, fino al suo arrivo all’Inter, di cui diventerà capitano e giocatore più vincente.
Il film utilizza immagini di repertorio, ma alterna anche diverse testimonianze della moglie Paula, di suoi ex compagni di squadra, come Cordoba e Baggio, e di personaggi del mondo del giornalismo o dello spettacolo come Fiorello, Severgnini e Serra.
A queste testimonianze si alterna la narrazione di Albino Guaròn, scrittore argentino cieco che ha dedicato il suo ultimo romanzo proprio a Javier Zanetti.

I primi passi di Zanetti nel calcio
Nella parte iniziale del film, il regista Scafidi decide di presentare il contesto in cui Javier Zanetti è cresciuto. Il quartiere Dock Sud viene rappresentato come un quartiere molto povero, privo addirittura di un campo da calcio. Il piccolo Javier però si appassiona al calcio grazie alla nazionale argentina e, la sua voglia di giocare a calcio con gli altri bambini del quartiere, spinge il padre a costruire un piccolo campo da calcio in cemento.
Durante alcune partite disputate in questo campetto, Zanetti viene notato da un dirigente dell’Independiente che gli offre di giocare nei Diablos Rojos. Javier essendo molto tifoso di questa squadra, accetta la proposta, ma dopo 7 anni viene scartato a causa del suo fisico troppo gracile ed esile. Questo inconveniente lo porta ad allontanarsi dal calcio per un anno e mezzo. Decide così di concentrarsi sullo studio e sul lavoro. Per aiutare i genitori a livello economico inizia dunque a consegnare il latte in bicicletta, ma aiuta anche il padre in cantiere. Sarà proprio grazie al lavoro che Zanetti avrà uno sviluppo muscolare notevole.
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Zanetti: le parentesi al Talleres e al Banfield

Considerato l’enorme sviluppo muscolare, il padre di Javier gli suggerisce di iniziare a cercare un’altra squadra che gli possa permettere di continuare a giocare a calcio. L’opportunità gliela diede il Talleres, squadra in cui militava il fratello Sergio. Per non passare per raccomandato, però, attese che il fratello si trasferisse e solo in seguito chiese di poter disputare un provino. Zanetti lo passò brillantemente. All’interno della squadra fu soprannominato Pupi per poterlo distinguere dagli altri Javier presenti in rosa. Le sue ottime prestazioni gli valsero la promozione in prima squadra e, gli fu offerto il suo primo contratto da professionista in modo tale che potesse abbandonare il lavoro.
Nel 1992, Zanetti esordisce con la prima squadra del Talleres e collezionerà 33 presenze ed 1 gol prima di essere acquistato per 160000 dollari dal Banfield. Qui vestì per la prima volta la maglia numero 4 che lo contraddistinguerà per tutta la sua carriera. Agirà prevalentemente come terzino e fornirà ottime prestazioni. A fine stagione verrà eletto come uno dei migliori giovani del campionato e verrà riconfermato come titolare anche nella stagione successiva. La seconda stagione al Banfield sarà quella della definitiva consacrazione e gli valse anche la chiamata in nazionale maggiore.
Zanetti: l’arrivo all’Inter e la discussione con Hodgson

Javier Zanetti arriva all’Inter nel 1995, Moratti lo acquistò su segnalazione di Angelillo. Il giocatore arrivò insieme a Rambert. Il centroavanti argentino sarebbe dovuto essere il vero colpo di quell’estate, ma dopo pochi mesi tornò in patria senza lasciare il segno. Solo due persone sembravano essersi resi conto del talento di Zanetti: Massimo Moratti, che lo volle fortemente dopo aver visto qualche videocassetta, e Diego Armando Maradona che si espresse molto positivamente su Javier. Zanetti si affermò come titolare solo nella sua seconda stagione in Italia, contribuendo al terzo posto in campionato dell’Inter, ma anche al raggiungimento della finale di Coppa Uefa.
Proprio in occasione della finale di ritorno della competizione europea, Javier Zanetti perse il controllo in seguito ad una sostituzione. La partita si avviava lentamente ai calci di rigore quando Hodgson decise di sostituire Javier per inserire Berti, rigorista. Quando la panchina lo richiamò, Zanetti iniziò ad inveire contro il tecnico. I due vennero divisi prima che lo scontro potesse degenerare sul piano fisico. In seguito i due si chiariranno, ma per l’unica volta in carriera Pupi perse il controllo.
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Zanetti: il 5 maggio e l’inizio di un’epoca vincente
Il triennio che va dal 98′ al 2001 non fu un triennio particolarmente brillante, ma le cose iniziarono a cambiare con l’arrivo di Hector Cúper. Il tecnico argentino fu fortemente voluto da Moratti per iniziare a vincere, ma appena insediatosi sulla panchina dell’Inter, iniziarono a circolare voci che spiegavano come lui non volesse Zanetti nella sua rosa e che fosse pronto a cederlo al Real Madrid. Provvidenziale fu un incontro casuale in aereo. I due si chiarirono e in quel periodo Zanetti divenne capitano dell’Inter a tutti gli effetti. La stagione 2001-02 fu una stagione all’insegna della rinascita nerazzurra. L‘Inter rimase in testa fino all’ultima giornata, quando con una vittoria avrebbe festeggiato lo scudetto. Il 5 maggio 2002, però si consumò una vera e propria tragedia sportiva. I meneghini persero 4-2 in casa della Lazio ed arrivarono addirittura terzi in classifica. Da questa sconfitta in poi, Zanetti e l’Inter intrapresero un percorso virtuoso che portò i nerazzurri a vincere tutto.
La stagione più importante della carriera di Zanetti è sicuramente la 2009-10. La seconda Inter di Mourinho, infatti, era reduce da 4 scudetti consecutivi e cercava la definitiva consacrazione a livello europeo. Proprio Mourinho sarà uno dei testimoni della voglia di Zanetti di guadagnarsi il posto da titolare grazie al lavoro e non allo status acquisito nel tempo. La stagione 2009-10 è indubbiamente segnata dalla lotta nazionale con la Roma, che contese sia Scudetto che Coppa Italia, ma anche dalla resilienza dimostrata in campo europeo.

Proprio in Champions League, l’Inter affrontò i momenti più duri della stagione e la squadra tirò fuori tutta l’esperienza maturata negli anni per uscire dalle situazioni più drammatiche. Quell’anno la Beneamata, con un giusto mix di esperienza, bravura e fortuna, vinse il triplete. Impresa storica mai centrata prima da una squadra italiana e tuttora unica nel Bel Paese.
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L’importanza della Fondazione PUPI

In Zanetti Story una parte del racconto è dedicata all’impegno sociale di Javier Zanetti e della moglie Paula. I due, con l’aiuto del padre di Paula, aprirono la fondazione PUPI. Questa fondazione si occupa tutt’ora di aiutare i bambini in forte difficoltà economica assicurandogli cibo e formazione scolastica. Questa fondazione è parte della vita di Pupi e il suo impegno è costante, tanto che gli valse l’ambrogino d’oro, ma anche vari premi che attestano l’impegno sociale di un grande campione, che “Per avere la coscienza pulita avrebbe potuto staccare un assegno”.