Il nero della notte di Milano è inchiostro a marchiare indelebilmente la data del 4 giugno nelle memorie dello sport, a collegare gli astri per comporre nel firmamento le iniziali della storia: IZ. Prima di metter il piede dall’incommensurabile estro artistico sul prato di mille, ed oltre, notti storiche, San Siro è già valle di lacrime, intrise di ricordi, emozioni e sentimenti di un tempo ormai passato, di una pagina il cui punto fine sta per essere scritto presto, troppo.
Versi in poesia di solo accennato stile proprio dell’animo da sempre concesso ai più, notti simili che sembrano poter non arrivare mai aprono squarci nell’animo anche di Ibrahimovic: gli ultimi istanti con l’assolutezza dei riflettori interamente diretti su di sé si consuma in uno Zlatan nuovo per il pubblico, più intimo, semplicemente vero.
Tre momenti sintetizzano una notte, troppo pochi per i momenti vissuti, abbastanza per cristallizzare a vita l’indimenticabile binomio IZ. Tre il numero perfetto, così come Ibra lo è stato per il Milan ed il rossonero per lui. Tre come la trinità, a trarne i tratti di una dimensione divina che accompagna da sempre la narrazione di un ragazzo scampato al ghetto, salvo questo non fare lo stesso con lui, sinonimo dell’irriverenza propria del solo calciatore dall’estro sconfinato, non dell’uomo consegnato dalle emozioni sgorganti all’ultima pagina della propria infinita storia. Tre infine come perfetta armonia tra mente, anima e corpo, concetto metafisico proprio unicamente di chi si consegna irrimediabilmente alla storia, trascendendo la materia, facendo permanere sé stesso oltre allo scorrere del tempo.

Non respiro ma va bene…
Zlatan Ibrahimovic, San Siro
Tanti ricordi, tante emozioni dentro questo stadio
La prima volta che sono arrivato al Milan mi avete dato la felicità, la seconda mi avete dato amore
Primo solco scavato nelle anime, non solo dei presenti, con le lacrime ed i ricordi dipinti nel volto dell’ultimo Zlatan Ibrahimovic di carriera. Ricordi che non possono che riaffiorare nel momento dell’addio, gli stessi che hanno reso la complicità propria e del Milan un qualcosa con pochi eguali nella storia. Scorrono nella mente e nel cuore le immagini delle sequenze storiche della carriera, quella segnata in primis a San Siro, tra gol e spettacolo con rari precedenti, o possibili successori.
Leggi anche
- Calciomercato Serie A: il tabellone acquisti e cessioni di tutte le squadre
- Mercato Milan, Pioli vuole rinforzi: Zaniolo nel mirino
- Calciomercato Milan, caccia al vice Giroud: Maldini studia due colpi
- Mercato Milan, non solo Openda: Maldini guarda in casa Villarreal
L’addio al Barcellona con l’amore ormai perduto, ritrovato come d’incanto nella prima Curva Sud di una sera ormai lontana del 2010. Felicità e gioia ritrovate da Zlatan sin dal primo assaggio del San Siro rossonero, le stesse donate poi ai colori rossoneri tramite l’estro a firma d’autore di raro spessore. Poi l’addio forzato, quello mai voluto e per il quale ha a lungo combattuto, pubblicamente ed interiormente, per accettare la fine dell’unico reale amore calcistico mai ammesso in carriera.
Otto anni nel vagare europeo alla ricerca di record, gloria e risultati ampiamente ottenuti, salvo mai risposare nuovamente una causa dal simile coinvolgimento emozionale. Otto anni dall’interminabile durata per entrambe le sponde della favola, della storia la cui fine non poteva esser già giunta. E allora il pomeriggio del naufragio orobico, parola ultima a garantire un ritorno a lungo agognato ma mai culminato nella firma sul contratto del secondo matrimonio calcistico rossonero della carriera.

Mi avete ricevuto con grande affetto
Zlatan Ibrahimovic, San Siro
Mi avete fatto sentire a casa
Sarò Milanista per tutta la vita
2010-2012: il ritrovamento della felicità perduta e senza possibilità alcuna di sanarsi, con il filo rossonero sull’anima a cucirne i guasti.
2020-2023: secondo capitolo di una storia che è, da ammissione stessa, amore puro, culminato nell’ultima notte dove le lacrime consumano i volti e riaccendono i ricordi, a render nuovamente vividi i colori di un passato rossonero che si fonde col presente, per sposare l’eternità propria solo della leggenda.
È arrivato il momento di dire ciao al calcio, non a voi
Zlatan Ibrahimovic, San Siro
Troppo difficile, troppe emozioni che mi passano dentro…
Forza Milan! Arrivederci
Grazie, grazie di cuore
Il raro caso dell’ambizione che supera il talento non è affar di Zlatan Ibrahimovic, perfetta sintesi di una sconfinata ed ineguagliabile dose di entrambe. L’addio definitivo al Milan non è però ancora giunto, soppiantato dalla volontà di San Siro di rifar proprio Ibra una volta ancora, e da un’arrivederci sussurrato tra le emozioni grondanti.

“Sono venuto qui per vincere, e quest’anno vinciamo tutto” gridava alla folla in festa 13 anni addietro. Promessa mantenuta e saldata in un legame ora indissolubile: il tempo scorre e prosciuga le carriere, sussurrando un raggelante ‘IZ the end‘, ma Zlatan Ibrahimovic ha vinto il suo ineluttabile vincolo e consegna i propri tratti divini all’eternità della storia.