Roma, da Tonetto a Zaniolo: la storia dei numeri 22 giallorossi

Ecco la storia dei numeri 22 che hanno indossato la maglia della Roma, partendo da Tonetto fino ad arrivare a Zaniolo

Lorenzo Gulino A cura di Lorenzo Gulino
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Un numero diverso da tutti gli altri, che non viene attribuito ad un particolare tipo di calciatore e non viene associato ad un ruolo specifico all’interno del campo. Quello che conta è saperlo portare perché seppur è una cifra come tante bisogna saperla onorare giorno dopo giorno e partita dopo partita. Quella è la casacca che ad oggi nella Roma, società dalla grande storia, è indossata da Nicolò Zaniolo, uno di quei giocatori sempre al centro dell’attenzione mediatica, ma che per la maglia giallorossa non si è mai risparmiato anche a costo di farsi espellere. Nel corso degli anni molti calciatori hanno messo questa maglietta e in pochi vengono ricordati per quanto fatto con i colori della Capitale.

Tonetto, il T-Max giallorosso

Un terzino di spinta infaticabile che faceva della sua corsa la sua arma migliore, in grado di saltare l’uomo e servire assist per i suoi compagni: il suo nome è Tonetto. Un ragazzo che nasce a Trieste e che fin da piccolo coltiva la grande passione per il gioco del calcio. Fin dalle giovanili della Reggiana si capisce il suo grande potenziale al punto che, dopo diverse esperienze, esordisce in Serie A nel 1996 con la maglia della Regia. Quasi non sembra vero al giovane Max che, al termine della stagione, riceve la chiamata inaspettata dell’Empoli. Un piccolo salto di qualità verso quello che è il vero obiettivo del futuro 22 della Roma, club dalla grande storia di numeri 2, ovvero quello di giocare per una big. Il livello delle sue prestazioni con la maglia della compagine toscana salgono sempre di più fino a quando è il Milan che, nel 1999, decide di acquistarlo.

Max Tonetto, Roma
Max Tonetto, Roma

La sua esperienza a Milano però non è delle migliori. Tonetto infatti, in un’intera stagione non riesce a collezionare neanche una presenza. Un duro colpo per il futuro calciatore della Roma, compagno di squadra di Doni, che decide di fare un passo indietro, andando così al Lecce. Proprio con questa maglia Max riesce ad imporsi e vi rimane per quasi 4 stagioni, totalizzando 131 presenze e 2 gol. Tutti questi numeri inoltre, sono accompagnati da una crescita esponenziale del terzino sotto tutti i punti di vista e molte squadre di Serie A lo notano.

Roma-Inter 2007 finale di Coppa Italia

A portarlo tra le sue fila nel 2004 è la Sampdoria, con la quale nell’arco di due anni dimostra di essere pronto al vero salto di qualità della sua carriera. Ad acquistarlo infatti, nel 2006, è la Roma, club dai grandi simboli, con cui stringe fin da subito un forte legame. Soprannominato T-Max dai tifosi giallorossi ripaga le aspettative rivelandosi un giocatore dal grande cuore e dall’immenso spirito di sacrificio. Inoltre a rendere ancor più forte questo attaccamento alla maglia sono i primi e unici trofei vinti da Max. Tra questi si contano due Coppe Italia (2006-2007, 2007-2008) e una Supercoppa (2007). Grandi soddisfazioni per chi, come il terzino giallorosso, ha lottato dall’inizio fino alla fine della sua carriera senza mai risparmiarsi.

Marco Borriello, il bomber per antonomasia

Un attaccante mancino che negli anni ha fatto della sua fisicità e del suo senso del gol le sue armi migliori: il suo nome è Marco Borriello. La sua passione per il calcio ha origine a Napoli, suo luogo di nascita, dove inizia a tirare i primi calci ad un pallone. L’infanzia del futuro calciatore della Roma, società dalla grande tradizione di numeri 9, viene però segnata da un episodio traumatico: il padre Vittorio viene ucciso dalla camorra. Questo piega mentalmente il classe ’82 che, nonostante il dolore, continua per la sua strada imponendosi ancor di più un unico obiettivo: diventare un calciatore professionista. Con il passare del tempo viene sempre più fuori il suo talento che diventa evidente agli occhi di tutti al punto che, dopo varie esperienze, nel 2002 arriva il Milan a bussare alla sua porta.

Marco Borriello, Roma
Marco Borriello, Roma

Il suo primo approccio con una big del calibro del Milan non è dei migliori: 3 presenze e 0 gol. Da quel momento in poi cominciano una serie di prestiti che vedono Borriello spostarsi ad Empoli, Reggina, Sampdoria, Treviso e poi Genoa. Proprio con la maglia del Grifone disputa una buona stagione realizzando 19 reti in 35 match. Questa grande annata convince i rossoneri nel dare un’altra possibilità a Marco che in due stagioni trova la via del gol 19 volte. Nel 2010 ad acquistarlo è la Roma, club dalla grande storia di numeri 11, che decide di scommettere su di lui come punto di riferimento per l’attacco. Durante la sua esperienza nella Capitale non riesce però, a ripetere quanto fatto con la maglia rossoblù e ciò lo porta anche in questo caso a girovagare per varie squadre alla ricerca della sua dimensione che troverà solo nel 2016 con il passaggio al Cagliari.

Mattia Destro, il goleador poco carismatico

Il classico centravanti capace nel venire incontro alla palla per aiutare nella costruzione della manovra e dotato nel gioco aereo: il suo nome è Destro. La sua passione per il calcio inizia fin da piccolo, quando suo padre Flavio è nel periodo d’intermezzo tra la fine della carriera da calciatore e l’inizio di quella da allenatore. Un amore trasmesso per via paterna che rimane indissolubile e che diventa quasi un’ossessione per il giovane Mattia. Il futuro calciatore della Roma, club dalla grande tradizione dei portieri, inizia nelle giovanili dell’Ascoli, per poi passare a quelle dell’Inter ed infine esordire in prima squadra con la maglia del Genoa.

Mattia Destro alla Roma
Mattia Destro alla Roma

Le qualità di Destro, tra i grandi però, si fanno vedere durante l’annata con la maglia del Siena con cui realizza 12 reti in 30 partite. Una stagione da incorniciare quella dell’attaccante italiano che l’anno successivo riceva la chiamata della Roma, società dalle grande tradizione dei numeri 10. Mattia non ci pensa due volte e coglie al volo questa grande occasione che diventa una vera e propria sfida personale. Il classe ’91 infatti, non fa altro che allenarsi per migliorare e per presentarsi nel miglior modo possibile al suo nuovo pubblico. Non una tifoseria qualunque, ma una piuttosto rumorosa e calorosa alla quale l’ex Genoa si affeziona fin da subito.

Nonostante la grande passione dimostrata dai tifosi e il grande affetto dimostratogli, alcune prestazioni di Destro risultano essere sottotono. Da qui partono le prime critiche verso la prima punta della Roma, club dai grandi numeri 7, che si lascia trasportare finendo per perdere di vista l’obiettivo principale: quello di diventare uno dei punti fermi della rosa. Un’alternarsi di prestazioni ad alto e basso livello che rendono Mattia un oggetto misterioso sul quale si esita a fare affidamento. Il carattere del numero 22 lo spinge a buttarsi giù e, a peggiorare la situazione, è la concorrenza di Pablo Daniel Osvaldo, 9 per antonomasia. Nel 2015 lascia così la Capitale, andando in prestito al Milan per poi trasferirsi a titolo definitivo al Bologna, al Genoa ed infine all’Empoli, la sua attuale squadra.

Adem Ljajic, il serbo dal piede educato

La figura per eccellenza del trequartista che riesce ad abbinare una grande qualità nel muovere il pallone, ad un’elevata visione di gioco, grazie alla quale servire assist per i compagni: il suo nome è Ljajic. A rendere speciale questo calciatore sono state anche le grandi punizioni che è stato capace di battere nel corso della sua carriera e della sua esperienza a Roma, società dalla grande tradizione di numeri 4. Dotato di una grande tecnica individuale Adem comincia a muovere i suoi primi passi nelle giovanili del Partizan con cui trova l’esordio in prima squadra nel 2008 in una sfida di Champions League. Le sue enormi potenzialità incuriosiscono molte squadre di Serie A e ad aggiudicarselo è la Fiorentina.

Adem Ljajic, Roma
Adem Ljajic, Roma

Ljajic, nonostante il cambio di campionato, non sente la differenza e continua a giocare come sa fare. La sua esperienza con la Fiorentina però, è viziata da un particolare episodio che ha visto il serbo come protagonista. Durante la partita contro il Novara infatti, l’allenatore della Viola, Delio Rossi lo aggredisce fisicamente a causa di un applauso del suo calciatore dopo una sostituzione. Un clima di tensione che costringe la società toscana ad esonerare il tecnico e a sospendere il trequartista fino alla fine della stagione. Questo però, per Adem è solo un piccolo intoppo perché il suo talento è ormai evidente agli occhi di tutti al punto che, ad acquistarlo nel 2013 è la Roma. Il mister dei giallorossi in quell’anno è Rudi Garcia che compone un grande attacco composto dalla qualità di Totti e del classe ’91 e dalla velocità di Gervinho.

Ljajic, nel 2015, decide di salutare la Capitale per sempre trasferendosi all’Inter, ma soprattutto lasciando la Roma, società che vanta grandi bomber nella sua storia, prima dell’arrivo di Luciano Spalletti. L’esperienza con i nerazzurri non è delle migliori e dopo una sola stagione decide di andare al Torino dove si ricomincia a vedere il vero Adem. Con la maglia della squadra granata infatti, il serbo si mette in mostra diventando uno dei giocatori chiave della rosa. Nonostante ciò, le strade del Toro e del classe ’91 si dividono nel 2018 portando il trequartista ex Fiorentina ad una nuova esperienza con la maglia del Besiktas.

Stephan El Shaarawy, il Faraone giallorosso

Una storia interessante quella di Stephan El Shaarawy che nasce a Savona il 27 ottobre 1992. Fin da piccolo coltiva il grande sogno di diventare un calciatore professionista seguendo quello che è sempre stato il suo grande punto di riferimento: Kaká. Cresce guardando le giocate del brasiliano e con il passare del tempo il calcio diventa sempre di più il centro del suo mondo. Il Faraone, soprannominato così per le sue origine egiziane, entra però tardi nelle giovanili del Genoa, all’età di 14 anni. Per il futuro calciatore della Roma, che vanta calciatori come Nainggolan nella sua storia, però, non è un problema perché grazie al suo talento e al duro lavoro arriva in prima squadra in tempi record, dimostrando a tutti il suo valore.

stephan el shaarawy
Serie A, Lazio-Roma, El Shaarawy: “Derby importante per la città”/calciomercato 24

Il modo di giocare di El Shaarawy è impressionante: grande classe, velocità e rapidità nei cambi di direzione e un dribbling da capogiro fanno di lui uno dei maggiori prospetti del calcio italiano. Nonostante ciò, il Genoa decide di mandarlo in prestito al Padova dove inizia anche a trovare a più riprese la via del gol (7 in 25 match disputati). Il futuro calciatore della Roma, si rivela un grande prodigio e al termine della stagione viene contattato dal Milan che decide di acquistarlo. Come se non bastasse Il Faraone trova l’esordio con la maglia rossonera all’età di 18 anni con al suo fianco giocatori del calibro di Pato, Balotelli e Rubinho. Da lì parte un’escalation di grandi giocate che solo un vero talento sa fare: numeri, gol e assist che forniscono spettacolo per il pubblico.

L’approdo alla Roma di El Shaarawy

La sua buona esperienza al Milan termina con un grande calando in quelle che sono le prestazioni di El Shaarawy che sembra aver perso lo smalto del grande talento. Proprio per questo motivo viene mandato in prestito al Monaco dove però, non riesce ad incidere tornando a fine stagione alla società rossonera. Un momento buio per Stephan che ritrova la luce nel gennaio 2016 con il passaggio alla Roma, club abituato a giocare coppe europee. La prima rete con la maglia giallorossa, dell’allora numero 22, è da incorniciare: tacco al volo e pallone spedito dove il portiere non può arrivare. Una partenza straordinaria per un giocatore che in poco tempo diventa uno dei beniamini della tifoseria romanista che lo sostiene sempre e comunque.

Stephan El Shaarawy, attaccante dello Shanghai Shenua, in prestito alla Roma
Stephan El Shaarawy, attaccante dello Shanghai Shenua, in prestito alla Roma

Spinto dal pubblico El Shaarawy colleziona grandi prestazioni una dopo l’altra dimostrandosi uno dei giocatori chiave della Roma. A testimoniarlo è il fatto che nella stagione 2016-2017 conclude totalizzando 12 gol in 44 presenze. L’anno successivo, sulla panchina giallorossa arriva Eusebio Di Francesco e il Faraone continua a spingere sull’acceleratore rivelandosi uno dei protagonisti della grande impresa in Champions League. Nel suo momento migliore però, la società capitolina prende una dura decisone: quella del trasferimento a titolo definitivo allo Shanghai Shenhua. Il numero 92 lascia così, quella che è stata una delle tifoserie che maggiormente lo ha sostenuto e che lo ha fatto sentire a casa. Una perdita importante per la squadra, ma anche per il pubblico che non riesce a superare quest’addio.

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Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, questa è la frase che maggiormente si addice a Stephan El Shaarawy. Dopo aver giocato per due anni con la maglia dello Shanghai Shenhua infatti, il Faraone torna in quella che è stata la sua seconda casa e che lo ha fatto rinascere dalle ceneri: Roma, club che detiene ben nove vincitori dei Mondiali. Un ritorno sentito sia per il calciatore che per i tifosi stessi che non possono far altro che urlare a squarciagola il suo nome facendogli capire quanto la tifoseria si sia innamorata, oltre che del giocatore, della persona che lui è.

Nicolò Zaniolo, il talento in cerca della sua strada

Un giocatore che fa della sua potenza fisica la sua arma e del suo mancino una minaccia continua per i portieri avversari: il suo nome è Zaniolo. La storia dell’attuale calciatore della Roma parte da Massa dove il giovane talento, seguendo le orme del padre Igor, anch’egli giocatore, si appassiona fin da subito al gioco del calcio. Un amore incondizionato che lo spinge a dare tutto passando da una giovanile all’altra tra Genoa, Fiorentina, Virtus Entella ed infine Inter. Dopo la tanta gavetta riesce ad arrivare a 7 presenze con la squadra biancoceleste salvo poi trasferirsi, nel 2017, alla compagine nerazzurra. Il poco spazio con la maglia della Beneamata spinge Nicolò a guardarsi attorno ed è proprio in questo momento che davanti a lui si prospetta la grande occasione.

Zaniolo, Roma / Il Bianconero

L’Inter infatti, interessata all’acquisto di Nainggolan riesce a chiudere la trattiva per il belga includendo nell’affare anche Santon e Zaniolo divenuti di proprietà della Roma, ad oggi in cerca della gioia perduta. Acquisto subito criticato dalla tifoseria giallorossa che vede portarsi via una certezza come il Ninja per far approdare nella Capitale un giovane senza esperienza. Troppa la fretta con la quale viene giudicato Nicolò che però, fa ricredere tutti dopo alcune partite diventando uno dei più giovani talenti del calcio italiano. Il numero 22, dopo l’esordio contro il Real Madrid, inizia a prendere fiducia dimostrando a tutti le sue grandi qualità, diventando così in poco tempo il nuovo beniamino dei tifosi.

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Ad incoronare Nicolò nuovo idolo del pubblico romanista è la prestazione fatta contro il Porto in Champions League dove mette a segno ben due reti, le prime in una coppa europea. Quando tutto però sembra andare nel verso giusto a fermare Zaniolo, il numero 22 giallorosso, è un qualcosa più grande di lui: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro e lesione del menisco. Il tempo passa e il classe ’99 non può far altro che osservare i suoi compagni lottare in mezzo al campo senza poterli aiutare. Dopo 6 lunghissimi mesi l’ex Inter torna in campo e quando finalmente pensa di aver ritrovato la condizione migliore il fato gli pone di fronte un altro ostacolo. Per il centrocampista infatti, con la maglia dell’Italia, arriva il secondo brutto infortunio stavolta al ginocchio sinistro che lo tiene fuori per una stagione intera. Una vera e propria sofferenza per il calciatore giallorosso che vede sfuggire dalle sue mani un’altra annata in cui avrebbe potuto dimostrare le sue qualità.

Nicolò Zaniolo e la sua rivincita

Durante il lungo calvario che lo ha visto fuori dal campo, Zaniolo trova la forza e la voglia di rientrare superando ogni cosa che gli si frappone nel mezzo. Una prova caratteriale, oltre che fisica, che lo porta a spingere al massimo per tornare al meglio con lo scopo di fare la differenza per la sua amata Roma. Tornato in campo nel 2021 fatica nella prima parte di stagione a ritrovare il passo e soprattutto la continuità e la lucidità sotto porta. La voglia è tanta, ma le gambe non eseguono ciò che la testa vorrebbe fare. Una sorta di blocco che fa ritrovare il numero 22 all’interno dell’occhio del ciclone per le tante critiche nei suoi confronti.

Nicolò Zaniolo, Roma @Image Sport
Nicolò Zaniolo, Roma @Image Sport

Nonostante le tante parole negative, Zaniolo continua per la sua strada migliorando sempre di più e dando una lontana parvenza del vecchio Nicolò visto prima degli infortuni. Un’apparenza che prende tutt’altro aspetto il giorno della finale di Conference League che vede la Roma, capitanata da Lorenzo Pellegrini, scontrarsi contro il Feyenoord. La partita decisiva per gli uomini di Mourinho, che avrebbe fatto al differenza su quella che sarebbe potuta diventare una stagione fallimentare. A deciderla però, come nella più bella della favole, è stato il numero 22, colui che ha sofferto più di tutti negli ultimi due anni e che, al suo rientro, ha trovato solo nemici dovendo contare solo sulle gambe e sui suoi piedi.

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