3 dicembre 1906, nasce il Football club Torino: una storia diventata leggenda

Lorenzo Bosca
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Basterebbe percorrere i gradini delle scale che portano alla basilica di Superga, in un 4 maggio qualsiasi per comprendere esattamente cos’è il Torino e cosa rappresenta per la sua gente. Basterebbe camminare fra le tribune dello stadio Filadelfia, per respirare l’odore di storia che trasuda dalle mura di quello che un tempo fu un tempio del calcio. Perché come recita un detto comune nel capoluogo piemontese: “Molte squadre hanno una storia, ma solo il Toro è leggenda” e quella leggenda, oggi, compie ben 115 anni. É un modo di essere quello del tifoso granata, un modo di vivere e di lottare, spesso (molto spesso) al di là del risultato. Ma “Se la sorte ti ha dato in dote di essere innamorato di una squadra come il Torino, scrive Federico Buffa, “allora avrai la ragionevole certezza che quel tuo amore non sarà mai angustiato dalla monotonia. Ma da qualsiasi altra possibile condizione dell’anima, inevitabilmente, sì”.

Torino, 1907
Torino, 1907

Da una birreria alla leggenda di Superga

Nasce il 3 dicembre 1906 in una birreria, l’allora Voigt di via Pietro Micca, la storia del Football Club Torino. Il suo fondatore: Alfred Dick, un imprenditore svizzero e, ironia della sorte, ex dirigente della Juventus, il club con cui i granata si contenderanno per anni “il primato” della città. Ed è proprio contro i bianconeri che fece il suo esordio la rosa radunata dall’industriale elvetico, che forte del successo per 2-1 (l’incontro si disputò in un Motovelodromo) avrebbe per sempre rappresentato il popolo e la classe operaia della Torino novecentesca.

Torino 1976/77
Torino 1976/77

Solo 2 guerre e la tristemente nota tragedia di Superga furono capaci di interrompere lo strapotere calcistico del team piemontese, che nel frattempo aveva trovato dimora nello Stadio Filadelfia; ubicato nell’omonimo quartiere. Dall’ora è una storia di reiterati trionfi e delusioni, a partire dallo scudetto del ‘76, fino al fallimento del Torino del 2005, passando per i 3 pali colpiti nella finale di Coppa delle Coppe del ‘92. Una leggenda che nel bene e nel male non smette di battere nel cuore di chi ancora nel Toro continuerà a credere. 

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