Nel distopico-umoristico romanzo di Douglas Adams, il protagonista viene sballottato fuori dalla sua routine con tanto di distruzione del pianeta Terra, evento tragico a cui scampa grazie ad un alieno che lo trasporta appena in tempo nello spazio. Guida galattica per autostoppisti è storia dell’editoria e pertanto non ha bisogno di presentazioni, bensì di applicazioni pratiche e si fa onestamente fatica a trovarne una migliore del ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan. Un alieno a modo suo, che ha raccolto un Povero Diavolo per farlo tornare grande.
No, non non si parla di questo ritorno. Ma di quello precedente. Quando ancora era calciatore e sbarcando dagli USA con la stessa fame di sempre diede inizio al Risorgimento rossonero. Prima la qualificazione in Champions, poi – come nelle migliori storie d’amore – il culmine con uno Scudetto a cui forse, ad inizio campionato, credeva solo lui. L’iniezione di milanismo che nel lontano gennaio 2021 fu indotta dalla Z più famosa del calcio ha fatto scuola al club stesso, che in questa stagione lo ha richiamato in veste manageriale. Ok, benissimo: ma cosa fa realmente Zlatan Ibrahimovic nel Milan di oggi?
Missione futuro
Il suo ruolo nello scacchiere RedBird è essenzialmente quello di Senior Advisor: troppo complicato da spiegare, ma più semplice se si capta il risvolto pratico. Ibra è a tutti gli effetti un consigliere del presidente Gerry Cardinale e dell’ad Furlani, un ponte di quasi due metri tra Casa Milan e Milanello con l’obiettivo di mantenere la continuità di martellamento psicologico verso i vecchi e i nuovi arrivati. Obiettivo? Far capire loro dove si trovano, cosa chiede un club così importante e come approcciarvi.
In un certo senso la prima delle tre missioni dell’Ibrahimovic dirigente del Milan si muove proprio in questo senso. Quello della consapevolezza dell’ambiente che ruota attorno al Diavolo e alla capacità di trasmettere ai leader tecnici un’adeguata investitura. Lo stesso Leao ne ha parlato in passato, rivelando che senza Zlatan – probabilmente – oggi sarebbe già altrove a rimpiangere l’occasione rossonera. Ed è così che il club di Cardinale prova a compiere il primo passo verso il futuro, indipendentemente dalla permanenza di Pioli.
Il nodo Camarda e il mercato
Un altro esempio in tal senso, c’è da scommetterci, è la situazione legata a Camarda. Il baby fenomeno delle giovanili che ha già esordito in Serie A vive una situazione contrattuale sul filo di lana, vista l’età e la precocità con le quali ha bruciato le tappe. Garante del suo futuro, su cui aleggia addirittura l’ombra dell’Inter, potrebbe essere proprio Ibrahimovic: non solo come ex calciatore, ma proprio dal punto di vista manageriale.
D’altronde, l’ha indirettamente confermato anche Furlani in un’intervista alla Gazzetta dello Sport: “Non potrò mai parlare ad un calciatore nel modo in cui gli parla Ibra”. Un superpotere che apre le porte alla seconda missione della Z: il calciomercato. Ibrahimovic non è ad oggi una figura con compiti analoghi a Paolo Maldini, né a Zvonimir Boban prima di lui. Ma per i volti nuovi che arriveranno in territorio meneghino rappresenterà un punto di riferimento.
Gli ultimi rimbalzi di news a livello di trattative, a tal proposito, giudicano lo svedese come elemento chiave nell’interessamento del Milan per Buongiorno del Torino. Non sarà suo compito sborsare i 35 milioni di euro richiesti da Cairo, ma un lavoro sui fianchi – al pari delle celebri telefonate di Mourinho a Dybala e Lukaku ai tempi della Roma – è ciò che potrebbe fare la differenza. E non solo in ottica difensore, visto che Pioli, o chi per lui, avrà bisogno di un nuovo centravanti in estate.
La missione più difficile?
La Guida galattica per milanisti conclude il proprio volume con la terza missione di Ibrahimovic, quella di filtro tra società e club nella scomoda vicenda RedBird-Elliott. L’intervento della Guardia di Finanza con tanto di indagine avviata può portare con sé non solo strascichi dal punto di vista sportivo, ma anche psicologico per quanto riguarda i calciatori a stagione in corso. Un esempio lampante arriva dalla Juventus dello scorso anno, che in assenza di un ruolo alla Ibra ha provato a fermare il vento con le mani in una situazione simile. Senza riuscirci.
In sostanza, per Ibrahimovic si prospetta una carriera nel Milan a metà tra il dirigente e il capitano aggiunto. Più di un semplice tramite, bensì una figura che alla lunga potrebbe rischiare di divenire scomoda qualora venisse rivestita di un’importanza superiore a quella che già detiene. Rischio da non correre per chi ha già rivoluzionato il ruolo dell’attaccante negli ultimi 20 anni: fare lo stesso dietro una scrivania, d’altronde, è molto più complicato.