Il “Caso Calvi” fa paura, alla Roma di De Rossi, no!

Una Roma superiore raggiunge le semifinali di Europa League nonostante l'espulsione di Celik alla mezzora; Marciniak fa paura e rievoca oscure coincidenze: il "Caso Calvi" impazza nella Capitale

Emanuele De Scisciolo A cura di Emanuele De Scisciolo - Direttore Responsabile
11 Minuti di lettura

Sembrava incredibile dover raccontare una sfida europea senza considerare che in Italia si affrontavano due top club come Roma e Milan, eppure possiamo provare a descrivere l’impresa giallorossa con una ricetta. Una ricetta che rende il merito, come detto anche da mister Pioli: “La Roma ha messo in campo più qualità”. Ma non preoccupatevi, è una ricetta più semplice di quanto potete aspettarvi.

Prendi l’Europa

Di solito si parte dagli ingredienti:

  • Prendi una “Squadra“;
  • Prendine un'”altra”;
  • Metti dentro Marciniak al minuto 30‘;
  • Prova a descrivere un cartellino rosso;
  • Prova a smettere di pensare all’arbitro Taylor.

Gli ingredienti li abbiamo elencati, adesso osserviamo il piatto.

Roma superiore

Non era certo pronosticabile. Dopo la bella gara d’andata da parte della squadra allenata da Mister Futuro, Daniele De Rossi, in cui si era usciti indenni e addirittura con il vantaggio di una rete, la sfida di ritorno lasciava immaginare scenari ben differenti. Una Roma blindata in area di rigore per difendere l’1-0 dell’andata, troppo abituati ad un “gioco” poco intraprendente con un portoghese in panchina; e invece dopo appena 22 minuti lo Stadio Olimpico già festeggiava il passaggio del turno.

Il solito Mancini, prima, e il fenomeno Dybala, poi, lasciavano intravedere quella che poteva diventare una semifinale guadagnata in goleada. Il sinistro all’angolino della Joya esaltava il popolo di fede giallorossa, offriva il giusto premio al tecnico romanista e mostrava preoccupante la gocciolina di sudore sulla fronte di uno Stefano Pioli che già iniziava a sentirsi seriamente nei guai. Poi è arrivato Marciniak a “rimettere le cose al posto loro”.

Espulso Celik alla mezz’ora e un silenzio di pochi secondi a infrangersi nella mente di chi, da semifinalista anticipato, adesso non sapeva più cosa aspettarsi, anche con un vantaggio totale di 3 gol. E, curiosamente, sembrava ricostruirsi l’immagine dell’arbitro Taylor che punì la Roma lo scorso anno durante la finale della stessa competizione.

“Calvi entrambi e lo stesso sorriso beffardo. Non può essere che lui travestito!” si vociferava sugli spalti e nelle case dei romanisti intenti ad osservare il big match di Europa League. Una cronicità inspiegabile e inaspettata poteva segnare il destino ed il futuro: il Caso Calvi già stava impazzando nelle vie della Capitale.

Avete aggiunto il sale? Il pepe lo ha messo De Rossi

Torniamo alla nostra ricetta, anche se (bisogna dirlo), l’ha inventata Daniele De Rossi. Se avete aggiunto il sale, avete fatto male, perché l’arbitro Marciniak aveva già caricato abbondantemente, tanto che la salivazione di tutti i tifosi romanisti dalla mezzora di gioco sembrava quasi totalmente azzerata. Il pepe sarebbe troppo.

Eppure, il risultato potrebbe sorprendervi. Roma in 10 uomini per ’65 minuti, quella squadra che tutti conosciamo e che nella sua storia è già incappata in rimonte epocali. Pensiamo a Genova, a Bergamo, e così via.

Invece, il pepe aggiunto da mister De Rossi cambia lo spirito, la mente ed i desideri. E, allora, ecco che si inizia a vedere e a comprendere, sul serio, il duro lavoro compiuto dall’allenatore giallorosso, capace di rinforzare una squadra con l’importanza degli obiettivi, di riempire quella brocca di orgoglio che a gennaio sembrava completamente vuota; e, poi, capace di trasformare ogni individuo con la lupa al petto in quel gladiatore che solo a Roma può esistere.

Prendi Paredes

Il numero 16 sulla schiena, e già la dice lunga. Un calciatore totalmente ritrovato dall’addio di Mourinho, con il quale invece sembrava quello screanzato (calcisticamente parlando si capisce) con la palla al piede senza sapere mai a chi affidarla; poche idee e sempre sbagliate, si potrebbe giudicare così l’inizio di stagione del centrocampista argentino. Oggi è ben altra cosa.

Daniele De Rossi, tecnico della Roma
Daniele De Rossi e Leandro Paredes

Qualità e mentalità, forza fisica ed egocentrismo tattico, impegno e disponibilità, tanto che durante un’azione di gioco insegue il portatore di palla rossonero e in scivolata riesce a togliergli il pallone, ad allontanarlo per sempre dalle gambe del milanista; “Dove va, va, basta che te la tolgo” sembra gridare il calciatore e, di fatti, il pallone finisce in calcio d’angolo (per i rossoneri) con un intervento avvenuto quasi sul cerchio del centrocampo.

In quell’esatto momento sfido chiunque a non aver pensato che “Daniele De Rossi è entrato in campo, sta giocando?!”. Il tecnico romanista sta plasmando l’argentino a sua immagine e somiglianza, ricostruendo le attitudini in campo di un giocatore diverso ma certamente dotato di qualità tecniche fondamentali. Ed ecco spiegato il 16 sulla schiena.

Prendi El Shaarawy

La disponibilità dell’uomo e del calciatore non è mai stata messa in discussione, fin dai tempi di Mourinho. Eterno panchinaro con il portoghese, giocatore essenziale per la Roma di De Rossi tanto che alla prima del nuovo tecnico all’Olimpico già si prendeva una maglia da titolare nei 3 punti guadagnati contro il Verona.

Durante la sfida di ieri sera, il Faraone ha letteralmente pareggiato il conto degli uomini in campo tra le due squadre. Eterno corridore su quelle fasce, sia a destra che a sinistra, e capace di occupare anche il ruolo di centrocampista centrale aggiunto per dare una mano ai suoi.

Stephan El Shaarawy e Theo Hernandez in azione

Propositivo durante le ripartenze offensive giallorosse, arcigno quando bisogna recuperare il pallone, instancabile e mai fermo ad osservare il campo. Il Corriere dello Sport rende merito, con tutta approvazione del sottoscritto: “El Shaarawy gioca per 3”, nessuna affermazione sarebbe più adatta per raccontare la grande partita giocata contro il Milan dall’italo-egiziano. Altra perla di De Rossi, altro pepe da aggiungere a questo incredibile piatto.

Attenzione ai “Calvi”

Gloria giallorossa, preparazione e concentrazione impeccabili, eppure quell’espulsione arrivata in mezzo lascia amarezza e riaccende quella paura provata lo scorso anno contro il Siviglia. Il Caso Calvi sembra essere più vivo che mai, ora che la Roma aspetta una semifinale fondamentale contro un’altra delle eliminate come il Leverkusen dei Campioni, dopo il Feyenoord d’Olanda.

Il terrore a vedere un rosso inaspettato e anche eccessivo, senza aver ancora visto un giallo fino a quel momento (e nel Milan almeno in quattro dovevano finire sul taccuino di Marciniak), porta la mente a rivedere le oscenità di Taylor, che tanto fece per far disperare il giallorosso, e a sperare in un destino che esalti il giuoco del calcio e non le troppe ambizioni dei potenti.

Perché il calcio, in effetti, ieri si è fermato, quando Daniele De Rossi è stato costretto a sostituire l’uomo che forse rappresenta di più questo sport in Italia (e nel mondo), nella Capitale di sicuro; perdere Paulo Dybala per difendersi è necessario, certamente, ma impoverisce il campo e rende la partita più tattica e meno qualitativa. Perché, dall’altra parte, non sembra essere scesa in campo la stessa abilità, quella che uno come Leao avrebbe dovuto innescare e che, probabilmente, ogni milanista si sarebbe aspettato, o augurato.

Il calcio si ferma ed il Calvo se la ride beffardo. Ma l’intento risulta essere vano perché la Roma non scende a patti e, se è vero che si vede costretta a cambiare modulo e organizzazione, è anche vero che decide di aumentare il livello di ambizione e goliardia. Il risultato? La Roma vince la partita e si merita la sua semifinale. Un gol lo concede, anche se durante una situazione di gioco più goffa che preparata, ma vorrei vedere voi a difendere un risultato in 10 uomini per 65 minuti, no?!

Gioia e ammisione da parte del tecnico romano: “Ho una squadra fortissima e che può vincere con chiunque, purché non smetta di restare concentrata”; stessa convinzione del tecnico milanista: “La Roma ha messo in campo maggiore qualità”, reciterà Stefano Pioli al termine della sfida, con tanto di cappello per l’onestà manifestata tipica di un grande allenatore, anche se in discussione.

Una Roma forte e che non ha paura vince la sfida per il futuro e per guarire il più recente passato; per dimostrare a tutti che gli obiettivi ci sono e si possono raggiungere; per mostrare a tutti il duro lavoro che sta compiendo ed il sudore che sta costando; per festeggiare – di nuovo – il ritorno di Daniele De Rossi alla guida della squadra; per mantenere quella convinzione che può riportare la Roma sul tetto d’Europa, senza essere costretta ad avere paura di quei Calvi che hanno provato ad oscurare la gioia di un traguardo raggiunto.

Quest’ultima, sicuramente, è la parte più difficile e che spaventa maggiormente. A noi tifosi, si, alla Roma di De Rossi, invece, sembra proprio di no.

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