Ore 21:00 del 3 ottobre 2022, si parte. Destinazione Stadio Giuseppe Meazza. Uno dei tanti pullman partiti dal sud Italia, si appresta ad affrontare il così detto viaggio della speranza per poter assistere ad un match di Champions League. Non certamente tra due squadre qualunque, ma tra Inter e Barcellona, quegli eterni rivali che tanto hanno tolto e tanto hanno regalato ai tifosi nerazzurri. Di speranza ce ne sta tanta in ciascuno di quei ragazzi partiti con lo zaino in spalla per assistere alla vittoria della propria squadra del cuore.
In quel pullman di circa 50 posti, non esiste una storia simile ad un’altra e nessuno racconta di come l’Inter sia entrata a far parte della propria vita con parole già sentite. La passione per la Beneamata, la gioia di condividere l’avventura con altri tifosi, la voglia di gridare a squarciagola e di cantare insieme alla Curva Nord sono le cose che riescono ad abbattere qualsiasi tipo di barriera e che riescono a far diventare 50 estranei un’unica grande famiglia. Dodici ore di viaggio che infrangono i confini per arrivare nella città della Madonnina, caotica ma allo stesso tempo spettacolare in ogni sua angolazione. Milano è praticamente dipinta tutta di nerazzurro, con qualche sprazzo di blaugrana che riesce a rendere più effervescente l’ambiente. Tra le strade meneghine, però, non si parla d’altro: sono qui tutti per l’Inter.
Inter-Barcellona, la sfida eterna
Oltre 71.000 persone arrivate al Meazza per assistere ad una delle partite più delicate e sentite degli ultimi tempi. I tifosi interisti continuano a rispondere presente anche nei momenti più difficili, nonostante le brutte partite in Campionato di Serie A ed un inizio stagione poco promettente. Quello contro il Barcellona, come sempre, diventa un match da dentro o fuori; e questa volta la posta in palio è alta anche per il tecnico dell’Inter Simone Inzaghi. Un passo in più verso la qualificazione alla fase successiva di Champions League, obiettivo richiesto dalla dirigenza nerazzurra, oppure l’alternativa è quella di rimanere in equilibrio su quel filo, troppo sottile, che porta alla retrocessione in Europa League.
Il Meazza non è nuovo a questo tipo di sfide ed i tifosi già conoscono la sensazione che li pervade in un momento così magico. Una partita che, come al solito, lascia con il fiato sospeso: è successo nel lontano 2010, quando l’Inter di Mourinho batte il Barcellona di Pep Guardiola nella semifinale europea per 3-1 e nel 2018, quando gli sforzi di Mauro Icardi non sono bastati a far proseguire il cammino della Beneamata in Champions League. L’atmosfera nonostante tutto rimane elettrica, si percepisce un mix di ansia ed euforia intorno a tutto lo stadio. Non ha più senso divagare, tutti i presenti sentono il bisogno di metabolizzare le proprie emozioni in maniera differente: chi ipotizza le formazioni, chi si mette nei panni di mister Inzaghi ed è chiaramente convinto di avere la soluzione giusta per fermare Lewandowski, chi invece canta e si fa inebriare dai profumi dei chioschetti che costeggiano lo stadio; il tutto accompagnato dal dolce suono di mille dialetti differenti.
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Inter-Barcellona: che la partita abbia inizio
Pochi minuti all’inizio della partita tra Inter–Barcellona e lo stadio intero esplode in un “THE CHAMPIONS” al termine dell’inno di rito che accompagna le lunghe notti europee. Con il fischio dell’arbitro Vincic, gli spalti iniziano a tremare, la Curva canta e la tensione è palpabile. L’Inter è scesa in campo con la migliore formazione possibile; il Barcellona invece, fin da subito dimostra di voler tenere il controllo della gara, tra gli applausi degli spagnoli arrivati allo stadio per l’occasione. Dimarco infuoca il Meazza in più occasioni, duellando a spada tratta con Dembelé; de Vrij annulla Lewandowski con maestria facendo dimenticare le brutte prestazioni in campionato, Barella e Mkhitaryan si prendono il centrocampo e dettano i ritmi della partita. Tra lo stupore e le urla, l’Inter risponde all’affetto dei tifosi con un primo tempo tutt’altro che scontato. Calhanoglu al 45’+2′ ripaga tutta la fatica di quelle 12 ore di viaggio, con un gol all’angolino, lì dove ter Stegen non può arrivare. Per i tifosi non ci sono più limiti che la Beneamata non riesca a superare.
L’inizio del secondo tempo la situazione risulta abbastanza ambigua: da una parte la rassegnazione degli spagnoli, dall’altra l’euforia degli interisti. Il viaggio per i tifosi dell’Inter, però, non si è ancora concluso. Altri 45 minuti li separano dal rientro a casa, ma le emozioni restano sempre le stesse: trepidazione ed eccitazione si alternano a rabbia e amarezza in un up and down da capogiro. Chi può immaginare cosa passa nella mente di un tifoso nel momento del gol del pareggio? E se quel gol poi venisse annullato? Al 66′ lo stadio si ammutolisce tutto. Il minuto del controllo al VAR è durato letteralmente una vita. Vincic alza la mano, gol annullato. La parte nerazzurra del San Siro è consapevole di ciò che sta per succedere. Un urlo rimbomba per tutta Milano, Onana festeggia con il settore blu e sa che quello è il segnale per portare a casa una clean sheet. Sciarpate nerazzurre mettono a tacere i fischi del settore riservato ai supporters blaugrana. La partita finisce con la vittoria dell’Inter per 1-0. Il Barcellona cade anche al Meazza. Un risultato pieno di speranza.
Si ritorna a casa, con l’Inter nel cuore
Ed ora? Cosa succede a quei 50 partiti da una piccola città del Sud Italia? Si ritorna a casa sì, con la consapevolezza di essere stati parte integrante di una delle battaglie vinte dall’Inter di Zhang. Un occasione per sentirsi speciali, per sentirsi da un certo punto di vista anche un talismano portafortuna. Milano è lontana, troppo, per essere presenti lì a supportare la propria squadra in ogni situazione. Per questo, in ognuno di quei ragazzi, la vittoria degli undici di Inzaghi contro il Barcellona rimane e rimarrà per molto tempo come la partita perfetta, come un regalo impacchettato ad hoc per ciascuno di loro.