MotoGP, al Termas return l’Aprilia sogna con Aleix sotto un cielo Celestino

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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È il momento del round tre. Che il Motomondiale 2022 fosse incline a regalare sorprese lo si era oramai capito, la rapida tappa in Argentina lo ha confermato ancora una volta stupendo tutti, addetti a lavori in primis. Prima ancora di giungere in pista, le sorprese le ha riservata l’aria: richiamando dunque la scorsa settimana dove il secondo elemento, quello dell’acqua, si era manifestato prepotentemente a Mandalika, in seguito al primo in Qatar. Terzo atto e terzo elemento dunque, questo in particolare ha fatto sì che il weekend di gara si accorciasse e comprimesse notevolmente.

I cargo contenenti le casse dei team avrebbero infatti dovuto ricoprire la tratta Lombok-Tucuman ed atterrare in Argentina nella giornata di mercoledì, l’inconveniente si è tuttavia verificato moltoapril prima di giungere nelle Americhe. L’aereo cargo in seguito ad un problema si è vista costretto ad una tappa obbligata in Kenya, a Mombasa. Nonostante l’arrivo sembrasse slittato verso la giornata di giovedì, costringendo comunque lo staff ad un extra effort non indifferente, questo si è invece prolungato sino alla nottata tra venerdì e sabato.

Direzione gara costretta, dunque, a rimodulare un weekend pazzo ben prima d’iniziare. Prove libere e qualifiche compresse nella giornata di sabato, costringendo così i team, ma in particolar modo i piloti, ad un lavoro ben più complesso ed obbligatoriamente meno preciso data l’ovvia mancanza di tempo per analizzare dati o perfezionare il proprio approccio alla pista. Rush dei team nella notte di venerdì, box pronti all’ultimo respiro, l’alba inaugura il sabato di gare, è tutto pronto, tre anni dopo: the Termas return.

Garcia vs Foggia (Moto3)
Garcia vs Foggia (Moto3)

Moto3, Garcia infila Foggia: scippate vittoria e leadership mondiale

QUALIFICHE – In una classe solita a regalare sorprese, le qualifiche si estraniano da questo spartito e si rivelano piuttosto tranquille. Un Q1 senza troppe sorprese vede passare nell’ordine Yamanaka, Stefano Nepa, Riccardo Rossi e Kelso. Con i due azzurrini in Q2 che vanno ad aggiungersi ai più quotati Migno e Foggia sembrano esserci gli ingredienti giusti per gettare le basi ad una fruttuosa domenica. Previsioni errate, Kelso sembra dominare il Q2 quando, a bandiera a scacchi già esposta, Rossi prima e Guevara, Yamanaka e Garcia poi, lo scavalcano prendendosi i primi posti in griglia. Nulla da fare per i più attesi: 8° Migno, solo 11° Foggia

GARA – Spegnimento dei semafori che così come i primi giri è scarno di particolari mosse o sorprese. Ayumu Sasaki, terzo, si vede costretto a scontare un long lap penalty inflittogli per il crash provocato ai danni di Andrea Migno a Mandalika, pena scontata ma il giapponese rientra 18esimo. Il duo GasGas guida la fuga del gruppetto iniziale, noncuranti della lenta ma efficace risalita ad opera di Andrea Migno e Dennis Foggia. Se il primo strattone non ha sortito gli effetti sperati, i leader ne danno rapidamente un secondo riuscendo così a sfilacciare il gruppo. Quando sono 12 le tornate che separano i piloti dalla bandiera a scacchi, Garcia si fa decisamente sotto al compagno Izan in un punto non atto a sorpassi. Bastano una curva e pochi metri a svelare il motivo di ciò, nessuna manovra particolare, Guevara esce largo ed accompagna la GasGas a spegnersi nella ghiaia: è problema meccanico e gara terminata.

Come detto i leader non considerano la solita gara in rimonta del rocket in celeste che, a 10 dalla fine, ne infila due in un colpo solo prendendosi così la terza piazza. Non può essere una vera gara di Moto3 se una KTM del Team Ajo non si rende protagonista di una manovra scellerata ai danni di altri piloti e, così, nella fatale curva 13, Masia largo rientra stringendo troppo e non prendendo in considerazione Andrea Migno al proprio interno. Il Mig va a contatto con l’ex compagno, i due terminano rovinosamente a terra illesi, con lo spagnolo che non perde l’occasione di rendersi protagonista di un cattivo gesto colpendo l’italiano sul proprio casco mentre i due si disperavano per l’accaduto. Garcia leader incontrastato vola ponendo oltre 6 decimi tra sé e Foggia. Quando la gara sembra ormai conclusa questo gli si rifà sotto e lo infila a soli due giri dal termine. Ultime curve ma c’è ancora tempo per sorprese, ancora curva 13, ancora Spagna-Italia, ancora un pilota all’interno che, questa volta, dopo una grande manovra infila Foggia e percorre l’ultima curva ed il rettilineo finale davanti a tutti: Garcia c’è davanti a Dennis e ad uno straordinario Sasaki in rimonta disperata, chiude 4° Rossi.

Celestino

Moto2, Il cielo torna ad essere Celestino

QUALIFICHE – Il Q1 di Termas è scarno di emozioni azzurre. Zaccone chiude ultimo, preceduto da Antonelli e Fenati poco più avanti. Resta out per un soffio Dalla Porta preceduto da Beaubier, Gonzalez, Van der Goorbergh e Schrotter. Il Q2 conosce i natali di una stella spagnola, la più giovane di sempre a divenire poleman nella classe intermedia: Fermin Aldeguer, 16enne in sella alla SpeedUp di Boscoscuro, domina la sessione distaccando di un decimo e mezzo il più esperto Augusto Fernandez. Dietro di loro Tony Arbolino, giunto alla propria seconda prima fila in appena tre gare, seguito da Arenas e Dixon. Buona sesta posizione per Vietti a precedere Somkiat Chantra.

GARA – Si spengono i semafori e si spegne anche la gara di Augusto Fernandez che, prima di entrare in curva 1, cade rovinosamente nel ghiaione argentino. Il grande scatto permette ad Arbolino e Vietti di essere subito in lotta per il podio seguendo il leader Aldeguer. Tony non sembra tuttavia poter tenere il passo dei migliori e, così, da il via ad una gara di audace resistenza cercando di non gettare alle ortiche quanto di buono fatto il sabato. Celestino ne approfitta e dapprima imbuca il Tiburon e successivamente anche Aldeguer. Quest’ultimo rovina un fantastico weekend di gara, con tanto di record della pista nel warm up, tentando un sorpassato azzardato nel cambio di direzione tra le solite curva 13 e 14. La pericolosa carambola si conclude con il pilota fortunatamente disarcionato dalla SpeedUp ed illeso.

Ad aizzare gli animi della torcida argentina è il duo di Mandalika. Con un Vietti in totale controllo, l’eroe thailandese Somkiat Chantra prova nuovamente il blitz riuscitogli due weekend addietro. Nulla da fare, c’è troppo Cele per Somkiat. Nel mentre dietro Arbolino perde posizioni a vantaggio del rivale Moto3 Ogura, Canet e Jake Dixon in gran rimonta. Vietti può nuovamente alzare al cielo la sua Kalex perché dopo il Qatar il cielo è nuovamente Celestino. Conclude il podio il team Asia con Chantra ed Ai Ogura, infilando Aaron Canet in curva 13. Sesto e settimo il Tiburon azzurro Arbolino e quello spagnolo Acosta. Solamente decimo Sam Lowes protagonista di un weekend opaco. E se il cielo torna ad essere Celestino sopra il box del Team VR46, possiamo affermare che quello argentino sia da diverso tempo azzurro. Le ultime quattro tappe qui infatti, hanno visto quattro piloti italiani trionfare nella classe intermedia, nell’ordine: Baldassarri, Pasini, MorbidelliCelin.

Aleix Espargaro
Aleix Espargaro, pilota Aprilia

MotoGP, nella gioia di Aleix c’è la storia Aprilia

QUALIFICHE – Q1 aspro ed amaro per l’Italia dei motori. Nonostante diano anima e corpo in pista, gli italiani si arrendono alla potenza giapponese delle Honda di Pol Espargaro e Nakagami. Beffa Bastianini che per soli 43 millesimi non strappa il pass per le quali successive. A seguirlo una sfilza di connazionali con Bagnaia, Morbidelli, Bezzecchi, Dovizioso e Di Giannantonio. La rivalsa azzurra, quantomeno in ambito costruttori, va in scena nel Q2 di Termas. Prima Martin strappa la pole a Miller, il quale successivamente cade e decreta praticamente la fine del proprio weekend. Prima fila tutta azzurra con Aleix Espargaro che la spunta nel duello a suon di tempi con Martin, davanti a Luca Marini. Rinasce Vinales in quinta precedendo Quartararo e le due Suzuki di Rins e Mir.

GARA – Il grande start di Pol Espargaro si rivela poco utile ai fini di prendersi la testa della corsa. Aleix e Jorge Martin fuggono sin dai primi giri e distanziano gli inseguitori di un buon secondo. Il rinascimento italiano parte dalle caselle immediatamente successive alla decima: Bagnaia e Bastianini fanno coppia Ducati e tentano una lenta ed intelligente risalita. Mentre i due galoppano verso la top ten, Rins infila Pol per far sua la terza piazza e Franky Morbidelli conosce una foratura al posteriore che lo costringono, così come il compagno di marca Dovizioso, a terminare anticipatamente la propria gara. Lo stesso Pol Espargaro non regge il ritmo della Suzuki di Rins e finisce a terra, dando una gran mano a Pecco in cerca di punti per ricostruire un Mondiale sin qui disastroso.

A 5 giri dalla fine giunge l’infilata definitiva di Aleix su Martin dopo una lunga battaglia tra i due e l’Aprilia prende il volo verso la storia. Martin può solo assistere da debita distanza, così come Rins e Mir in terza e quarta. Pecco autore di una grande rimonta e di una prima prestazione degna di nota da inizio anno: chiude quinto. Sesto Binder davanti ad un rinato Vinales ed un anonimo Quartararo. Filotto italiano con un gran Bezzecchi in nona davanti a Bastianini e Marini. Disastro Miller che racimola due soli punti. Il pazzo campionato andato in scena sin qui chiude la terza tappa con il leader a 45 punti, mai così pochi da diversi anni. Quanto ai podi invece, è solamente la terza volta nella storia che dopo tre uscite salgano su di esso ben 9 piloti differenti. L’anomalia di questo Mondiale, sin qui, è data anche dai tre diversi vincitori nelle tre gare disputate in quanto a costruttori, team e piloti.

Marini e Bagnaia
Luca Marini e Francesco Bagnaia

MotoGP, Top&Flop

TOP 

  • Aprilia 10: È vittoria anche per la casa di Noale. Dopo anni di trionfi tra le categorie inferiori e la SBK, l’Aprilia mette la ciliegina su un progetto che prosegue da diversi anni con Aleix come frontman. Noale festeggia, l’Aprilia è diventata, o tornata, grande.
  • Espargaro 10: Spartito vincente perfettamente inciso tra le curve di Termas. Dal sabato appare come uno dei più in forma riuscendo a prendersi la pole. La domenica argentina non è esente da errori ma la vittoria, netta, arriva ugualmente, e contro un duro a morire come Martin. Con la vittoria, la prima per sé in top class, si toglie dalle spalle il peso di pilota con più gare senza vittoria in categoria, con annessi saluti a Colin Edwards. Aleix vince e sogna, ora è in testa al Mondiale.
  • KTM 8: Ad inizio stagione ogni pilota della casa austriaca veniva dato per spacciato. Ad oggi, dopo tre gare, Brad Binder e Miguel Oliveira sono rispettivamente secondo e settimo in un Mondiale piuttosto anomalo sin qui. Dopo il secondo posto del Qatar e la vittoria di Mandalika arriva il sesto posto d’Argentina. Costanza.
  • Ducati 7: Supporta l’Aprilia nel comporre per la prima volta dal 1970 una doppietta di due diversi costruttori italiani. Oltre a questo il voto appare sbalorditivo se si pensa al team ufficiale. Pecco si è comunque reso protagonista di una discreta rimonta chiusasi col miglior piazzamento stagionale. Analizzando ad ampio raggio invece, l’apporto dato dai team clienti è stato sin qui di gran lunga oltre le aspettative. Dalla vittoria della Bestia al round d’apertura sino ai podi firmati Pramac nelle ultime due. Aspettando la ripresa di Bagnaia e Miller, la rossa di Borgo Panigale può fare affidamento sui rinforzi dalle tinte differenti.

FLOP 

  • Yamaha 4: Il miglior piazzamento è dato dal fallimento di un anonimo Quartararo. Se ad un Binder diciottesimo si aggiungono la foratura di Morbidelli ed il problema accusato dalla M1 del Dovi il puzzle è completo: weekend da dimenticare per la casa dei tre diapason.
  • Honda 3: Anche Honda ha il proprio pesante contributo da fornire alla causa fallimenti. Capibile la difficoltà data dall’assenza di Marquez, ma Pol getta al vento la gara durante la lotta per il gradino più basso del podio. Nakagami chiude dodicesimo a precedere di tre posizioni un Alex Marquez lontano parente di quello ammirato negli ultimi mesi di HRC.

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