MotoGP, l’assolo di Bagnaia cala la doppia coppia tricolore: Re Augusto estende il regno, Foggia cede le chiavi del proprio

La MotoGP allestisce il B&B Ducati ad Assen: l'assolo di Bagnaia cala la doppia coppia tricolore: Re Augusto estende il regno, Foggia cede le chiavi del proprio

Nicola Liberti A cura di Nicola Liberti
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Moto3, Muñoz pendolo Mondiale tra Foggia e GasGas

Start, stop, go. Sunto dell’altalena di emozioni vissute da Dennis Foggia tra i canali dell’Olanda dei motori. Relegato allo start da una quinta casella che ben poco gli compete, la complessità della gara di testa si acuisce al concludersi delle prime nove tornate sul traguardo. Foggia accarezza una volta di troppo il verde, tinta del semaforo che spalanca la via verso il long lap del cammino Mondiale. Il numero di vite trascorse per percorrere il vicolo bordopista corrisponde agli assalti sferrati da Dennis verso la riconquista di un trono sottrattogli, che pare però spettargli di diritto. La rincorsa verso la P1 ha finalmente inizio nel segno del numero 13: cifra simboleggiante i giri mancanti, cifra tuttavia simboleggiante anche la posizione dalla quale la ricostruzione della gara ha inizio. Davanti nel mentre è battaglia persistente tra Munoz, Sasaki, Suzuki e McPhee nelle vesti della concorrenza, ed Izan Guevara in apparente totale controllo della propria corsa, da sempre gestita scrutando gli inseguitori dall’alto della prima posizione virtuale. Nemmeno tre i giri che trascorrono, quattro sono le piazze guadagnate. Il rocket Leopard scardina corrispondenze numeriche nel mentre dello scrollarsi di dosso un periodo tanto sfortunato quanto è in salita la rotta verso il trono di rettore all’Università del motociclismo.

A cinque dal termine la gara entra nel vivo, così come anche i corpo a corpo tra i primi della classe dei pesi piuma. Il 7 rompe gli indugi ed infila rabbiosamente all’iconica S il nuovo volto della Moto3, David Munoz. Questi non ci sta e si riprende la propria piazza, la quarta, con un ingresso al limite della legalità motociclistica, spingendo il più degno rappresentante azzurro della classe troppo verso l’out. Una prova la si ha in uscita dalla stessa curva nella quale avviene la contro-risposta a tinte ispaniche: il decollo del rocket verso la vittoria si infrange sull’asfalto olandese.

Dennis Foggia, Moto3 Assen
Dennis Foggia, Moto3 Assen

Il cordolo rialzato nella parte esterna della curva gli impedisce un agevole ritorno in traiettoria, disarcionandolo dalla Honda prima, scaraventandolo a terra poi. Incurante di danno e pericoli corsi Munoz prosegue battagliero e mai guardingo, portando una volta ancora alla ribalta la propria foga agonistica. Nel mentre le carte si mescolano e rimescolano, sorpassi ed infilate si susseguono sino all’ultimo passaggio sul traguardo prima della barriera a scacchi. Sasaki guida, per la prima volta Guevara insegue assieme a Tatsu Suzuki, dietro di loro il tempo di un respiro poi McPhee, Masia e l’iberico bowler ben noto a Foggia.

Poche sono le gare disputate dal talento classe ’06 così come è insufficiente l’esperienza per la battaglia a questi livelli: ad un solo settore dal termine, Munoz diviene assoluto pendolo nel Mondiale tra Foggia ed il duo GasGas. Nell’arco dipinto tra le curve di Assen il primo rintocco stende il Leopard, nello spostarsi al capo opposto della propria inesorabile traiettoria completa lo strike con Masia, McPhee e sé stesso. La carena del pendolo Mondiale non viene mai assaggiata sufficientemente da vicino da Guevara e Garcia, i quali superano indenni la traiettoria del talentino spagnolo, tagliando difatti il traguardo assieme sul podio.

Ayumu Sasaki, Moto3 Assen
Ayumu Sasaki, Moto3 Assen

Sasaki ha la meglio sui rivali, le due G di casa GasGas possono ancora festeggiare, in attesa dell’arrivo del momento della resa dei conti interna nel finale di stagione. Suzuki è solo 4°, Nepa primo degli azzurri in 7ª a precedere Rossi in 11ª e Migno in 15ª, ancora 0 per un Dennis che vede profilarsi all’orizzonte la delusione back to back in ottica iride del mondo, con la consapevolezza di racchiudere in sé tenacia e velocità, con la consapevolezza che, in fondo, le colpe non sono solo ed esclusivamente del pilota, in certi casi.

Moto2, Re Augusto estende il regno: Vietti difende il confine

Nemmeno il tempo di accarezzare lontanamente l’idea di approcciare curva 1 che Sam Lowes si ritrova dapprima in fondo al gruppone e, dopo appena 3 tornate, adagiato sulla ghiaia d’Olanda. Nel mentre, la mutevolezza della middle class dei motori imperversa tra le ardue curve dello storico tracciato, con gli outsider Schrotter, Lopez, Arenas e Dixon a condurre la corsa. La battaglia non tiene sufficientemente a mente l’acuto e paziente occhio di Augusto Fernandez, già Re di Germania, e sbarcato in Olanda con in spalla mira espansionistiche. Il KTM guida attento ma veloce, distante dalla calca ma pronto all’infilata decisiva nel momento più adatto. Così fa per diverse volte, sino all’inserimento decisivo ai danni di Arenas che gli vale la leadership della corsa. Di qui in poi è lenta la caduta in classifica dell’iridato Moto3 2020 che scivola rapidamente in quarta piazza. Un infilata dopo l’altra per salutare il podio, una caduta per salutare tutt’assieme anche la corsa: lo spagnolo è out.

Augusto Fernandez, Moto2 Assen
Augusto Fernandez, Moto2 Assen

Il tricolore non distingue per particolare brillantezza e velocità, salvo invece non peccare di costanza e crescita nel lungo periodo. Celestino Vietti abbraccia appieno entrambe le caratteristiche, risalendo via via le tortuosità dello schieramento Moto2. Dallo scatto in P11 devono trascorrere 24 giri prima che il profumo del podio permei tra le fenditure del casco di Celestino Vietti. L’ascesa al podio è lenta come il cammino verso la difesa della leadership e la ricerca del trionfo Mondiale. L’acuto di velocità assoluta nella tornata finale non può valere il terzo gradino del podio, nonostante valga da importante testimonianza per un futuro ancora tutto da scrivere, con un occhio all’ambito trionfo. Re Augusto di Germania espande il proprio regno delle legioni motoristiche del Nord, annettendo al proprio percorso verso l’iride anche Assen, tappa dalla quale non si può esimere chiunque ambisca alla grandezza. Alla festa del nobile sul podio si aggiungono anche Ai Ogura e Jake Dixon, componendo così il terzetto che scruta dall’alto Tony Arbolino, 7° davanti a Roberts, Aldeguer 11° a precedere Navarro e Chantra, sfiora il punto Dalla Porta 16°.

Marco Bezzecchi - Francesco Bagnaia, MotoGP Assen
Marco Bezzecchi – Francesco Bagnaia, MotoGP Assen

MotoGP, Ducati B&B olandese: Quartararo alloggia tra i fantasmi

Per un Re che vede espandersi il proprio regno tra i canali d’Olanda ve n’é uno che vede le mura del proprio costretto al primo scricchiolio. Giunto ad Assen con la consapevolezza d’una Yamaha in assoluto controllo tanto da divenire un prolungamento della figura del Diablo, Quartararo sbatte letteralmente la faccia due volte su un rifiuto interno all’aria olandese. Il copione dello start dalla seconda casella ed infilata d’autore in curva 1 è copione già visto, così Bagnaia prevede ed agisce di conseguenza, blindando la prima piazza sin da subito. L’operazione non pare rientrare nei piani e pronostici di un Fabio rabbioso che, sceso in terza piazza, azzarda la prematura infilata al rivale in Aleix Espargaro. Il disastro di curva 5 è il solo preludio allo squarcio nelle nobili certezze del QuartaraRe. L’Aprilia supera la prova di drift tra la ghiaia restando in piedi, perdendo però una decina di posizioni, la lunga coda del Diablo funge invece da gancio su una frizione mai mollata, la quale permette il riavvio di una gara ormai ampiamente compromessa.

Fabio Quartararo, MotoGP Assen
Fabio Quartararo, MotoGP Assen

Le tenebre giungono a Fabio, sospinte dai canali di Amsterdam sino all’entroterra che ospita il circuito, pronte a scagliarlo nuovamente al suolo nel trascorrere di soli pochi giri. Il primo errore di una stagione impeccabile è compiuto, lo squarcio è giunto: all’abile tessitore di traiettorie francesi l’arduo compito mentale di ricucirlo prestamente, prima che questo possa riaprire ferite del passato 2020 apparentemente risolte. Davanti, tutt’altro che incurante della ghiotta occasione che grava sul proprio polso destro, Bagnaia dipinge puro estro Ducati tra le sterzate di Assen. Se in settimana si è parlato di come la forza possa battere la velocità, varcata la soglia del Tempio della velocità, le certezze del Mondiale vacillano, Pecco no. La corsa è in controllo assoluto, nemmeno un accenno di pioggia sgrassa via la P1 dal binomio Ducati-Bagnaia, inciso tra le mura dell’Università.

Al Quarta down giunge il primo sussulto nei box della rossa a due ruote, al balzo di Bezzecchi in seconda piazza ne segue un secondo, tramutatosi poi in sprezzante espressione di gioia in occasione del podio conquistato. Le cronache di un weekend da incubo vissuto dal re della MotoGP contemporanea non si concludono qui. Tra Aleix ed Aprilia è simbiosi totale, divenendo la sola seconda di tante coppie all’italiana del weekend. La lunga risalita diviene questione breve se vissuta in sella al prodotto di Noale, chirurgico nelle sterzate mai banali del circuito. L’iconica S teatro di mille ed una battaglia funge da vetrina sull’ultima infilata del weekend, anch’essa doppia. Espargaro fa dei futuri compagni Miller e Binder un sol boccone, agguantando una P4 insperata ed insperabile dopo l’errore del Diablo. Bagnaia trionfa dinanzi a Bezzecchi e Vinales, 4° Aleix, solo 11° Bastianini, 14° Diggia. Lo sprofondo al suon di tre diapason diviene fatto tangibile con gli 0 colti dalla totalità dei piloti schierati, con Morbidelli e Binder down e Dovi 16°.

Marco Bezzecchi - Francesco Bagnaia, MotoGP Assen
Marco Bezzecchi – Francesco Bagnaia, MotoGP Assen

L’algebrico pomeriggio di motori trova totale espressione nel susseguirsi di binomi tricolori che squarciano l’uggioso cielo di Assen. L’assolo solitario di Bagnaia cala la doppia coppia in tema di case, con doppietta Ducati seguita da doppietta Aprilia. La doppietta azzurra sul podio non è solo affare d’Italia, ma bensì convogliabile nella sola Tavullia, nel Ranch di proprietà VR46 per la precisione. L’uno-due di Bagnaia e Bezzecchi è la massima espressione dell’Academy romagnola, che trova degna espressione in Pecco e nel Bez. Le coppie inoltre, sono anche quelle della Spagna a cavallo del podio, così come la citata BinderMiller del primo cenno tra futuri coinquilini nel box KTM.

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