👑 Olimpo italiano: De Rossi sbrana il Milan, Atalanta Dea d’Europa

Una serata da sogno per l'Italia, che ne porta tre in semifinale fra Europa e Conference League: Atalanta e Fiorentina compiono il proprio dovere, mentre il Milan crolla al cospetto della Roma di De Rossi

Lorenzo Ferrai A cura di Lorenzo Ferrai
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L’Italia è regina del giovedì. Il nostro movimento, pur fra errori e lacune, si conferma il primo in Europa. Lo dimostra il ranking, dove consolidiamo il primo posto e qualifichiamo ufficialmente cinque squadre alla Champions League 2024/25. Atalanta e Fiorentina compiono il proprio dovere, sbarcando in semifinale rispettivamente di Europa e Conference League al termine di due autentiche battaglie, diverse fra loro, ma con epiloghi pressoché identici.

Serata di giovedì 18 aprile che certifica anche la Caporetto del Milan, crollato anche nel secondo round, sbranato dalla Roma di Daniele De Rossi. Con questo successo, la Lupa si proietta verso la semifinale contro il Bayer Leverkusen, per uno spettacolare replay della doppia sfida andata in scena lo scorso anno. I rossoneri dicono addio all’ultimo obiettivo rimasto ancora in piedi, con un’eliminazione che segna probabilmente anche il destino di Stefano Pioli.

Italia che avanza, mentre l’Inghilterra sprofonda, con quattro squadre che salutano il palcoscenico internazionale, contando anche la Champions League. Sopravvive solo l’Aston Villa, che la Fiorentina potrebbe incontrare nella finale di Conference. Il calcio tricolore è ufficialmente nell’Olimpo europeo. Lo dicono i risultati e, soprattutto, il ranking. Se nel 2023 avevamo chiuso con tre finali perse, quest’anno la storia potrebbe essere riscritta totalmente.

Daniele De Rossi, allenatore della Roma
Daniele De Rossi, allenatore della Roma @Twitter

Il nono Re di Roma

Il predestinato De Rossi è diventato uomo e condottiero. Esattamente come lo era da giocatore, nella onerosa posizione di gestore di palloni. DDR ha compiuto lo step tanto atteso, tipico dei grandi centrocampisti, storicamente capaci di esibire tutta la loro intelligenza calcistica anche in panchina. Una semifinale impensabile solamente tre mesi fa, che la Roma ha ottenuto con due prestazioni da grande squadra, in tutto e per tutto.

Al cospetto di un Milan più forte sulla carta, il tecnico giallorosso non ha cambiato pelle, mantenendo la propria coerenza di fondo, preparando però la doppia sfida in modo da inibire i punti di forza dei rossoneri. La partita dell’Olimpico ha mostrato lo spirito della Roma, in grado di resistere anche in inferiorità numerica, dopo che l’espulsione di Celik e l’infortunio di Lukaku avrebbero potuto condizionare la contesa in maniera pesante.

Invece, calma e sangue freddo. Vero è che la sostituzione di Dybala poteva rievocare quella di Lamine Yamal in Barcellona-PSG, con conseguente epilogo nefasto. Ma la maturità dimostrata da questa Roma va ben oltre quella blaugrana, favorita da uno stadio che ha iniziato ad annusare l’impresa. I due gol siglati all’inizio, in parità numerica hanno favorito il piano gara di De Rossi.

Nella sua lucidità di chiudersi, la Roma ha ricordato il Real Madrid contro il Manchester City. Difesa ordinata e compatta, senza però ammucchiarsi negli ultimi sedici metri e senza mai perdere le distanze, con i giganti Mancini e Smalling a presidiare la porta di Svilar, per respingere la cascata di palloni alti che il Milan ha cominciato a catapultare nell’area romanista.

Gianluca Mancini, Roma*
Gianluca Mancini, Roma*

Nessun segno di nervosismo, trasferitosi invece sui rossoneri, privi di soluzioni affidabili e idee utili per scardinare la resistenza dei padroni di casa. L’esplosione dell’Olimpico al triplice fischio di Marciniak sancisce la terza semifinale consecutiva per una Roma dal conclamato DNA europeo, attesa ora dal Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, già fatto fuori lo scorso anno.

Altra epoca, con lo specialista José Mourinho capace di staccare il pass per la finale di Budapest con due partite sporche, volte a limitare la brillantezza e la spavalderia delle Aspirine. Con De Rossi in panchina, i prossimi due incontri saranno di tutt’altro stampo, con due allenatori giovani e ambiziosi. Dopo la conferma avvenuta ieri, il nono Re di Roma fiuta l’impresa per consacrarsi definitivamente.

Mancini goleador

Al di là della duplice vittoria collettiva, i quarti di finale di Europa League hanno un vero grande protagonista in Gianluca Mancini, leader e goleador di questa Roma rinata sotto la gestione di DDR. Il numero 23 giallorosso ha deciso il match di andata a San Siro, per poi ripetersi all’Olimpico con il gol della sicurezza, una volée tutt’altro che semplice dopo il palo delle Pellegrini.

Stato di grazia per l’ex Atalanta, autore di tre reti in altrettanti incontri, a conferma della sua importanza nello scacchiere giallorosso, non solo carismatica, ma anche realizzativa. Dedica finale al compianto Mattia Giani, suo amico stretto, con annesse lacrime di commozione. Mancini è lo specchio di una Roma battagliera e convinta dei propri mezzi, consapevole ora questa Europa League non è più solo un’utopia.

Rafael Leao, Milan
Rafael Leao, Milan @Livephotosport

Diavolo all’Inferno

Se la Roma avanza in Europa, il Milan crolla definitivamente, sbranato da una Lupa affamata, che ha certificato la definitiva debacle di Stefano Pioli, adesso sì, realmente ai titoli di coda con i rossoneri. Diavolo spedito all’Inferno, sbattuto fuori dall’ultima competizione in cui poteva ancora nutrire delle speranze.

Invece, il Milan ha approcciato male il match dell’Olimpico, scornato dalla partenza lampo della Roma, capace di infilare due gol in 10′, per poi arrabbattarsi con ripetuti cross facili prede della retroguardia giallorossa. Paradossalmente, i rossoneri sono stati più pericolosi in 11 contro 11, con una reazione d’orgoglio che ha prodotto la traversa di Loftus-Cheek. Ma è stato un mero fuoco di paglia.

L’espulsione di un ingenuo Celik, invece di spronare il Milan, ha inaspettatamente gioco un ruolo inverso nella testa dell’undici rossonero. Il Diavolo ha sopravvalutato la combattività degli avversari, intestardendosi in manovre troppo arzigogolate senza apparente fine, spesso tradotte negativamente in palloni buttati a casaccio nell’area della Roma, appannaggio di Smalling e Mancini.

L’ingresso tardivo di Chukwueze ha conferito maggiore brio a un attacco confuso e poco lucido, anche se il nigeriano ha sostanzialmente predicato nel deserto. Altra partita insufficiente di Rafael Leao, ancora una volta indolente e fumoso, esattamente come il suo alter ego Theo Hernandez, nervoso e distratto in copertura. Milan condannato dalla serata negativa dei suoi uomini migliori, ma anche da una fragilità mentale venuta a galla nel momento decisivo.

Stefano Pioli, Milan
Stefano Pioli, Milan @livephotosport

Pioli firma la resa

Milan vulnerabile soprattutto mentalmente, a fronte di una pressione dilagante, su Pioli e sull’intera squadra, che non poteva permettersi un ulteriore passo falso dopo la sconfitta interna della scorsa settimana. Invece è arrivata una completa debacle nel teatro dell’Olimpico, con un Diavolo incapace di recuperare lucidità, pur avendo l’uomo, svilito dai due gol di svantaggio accumulati nel primo tempo.

Anche Pioli non ha trovato le contromisure adeguate per rimettere i suoi in carreggiata. L’ingresso tardivo di Chukwueze e l’ennesima prestazione incolore di Leao segnano l’inesorabile destino che si profila per il tecnico rossonero, idolatrato e meritevoli di encomi a più riprese, prima di incappare in questa stagione, ora sì, largamente insufficiente.

Il roboante mercato estivo aveva donato un hype forse troppo grande da sostenere per questo Milan ulteriormente appannato davanti e traballante dietro, come dimostrano i tanti gol subiti, specialmente in trasferta nell’ultimo mese. Secondo posto ormai al sicuro in campionato, ma Diavolo fuori da tutto. A questo punto, l’era di Pioli pare essersi esaurita definitivamente, con il mister avviato verso l’addio.

Ciclo al capolinea, forse in maniera tanto ingenerosa quanto logica. Chiaramente il tecnico rossonero non può essere additato come unico colpevole. Si vince da squadra e si perde da squadra: “il mister sceglie gli undici, ma i giocatori vanno in campo“. Milan atteso ora da un’ultima missione, quella di ritardare la festa Scudetto dell’Inter, nel derby della Madonnina che si giocherà lunedì 22 aprile.

Partita che non cambierà un destino segnato, ma che servirà quantomeno per sfatare il tabù della stracittadina per un Diavolo sconfitto nelle ultime cinque sfide contro i cugini. A quel punto, la dirigenza dovrà programmare la prossima stagione, dove i rossoneri avranno il compito di tornare competitivi anche in vista della nuova Champions.

Gasperini, Atalanta
Gasperini, Atalanta @Twitter

L’impresa del Gasp

Roma festeggia, così come Bergamo, dopo aver compiuto un’impresa che nessuno avrebbe pronosticato, nemmeno sette giorni fa. Eliminare il Liverpool di Jurgen Klopp, ancora di più vincendo 3-0 ad Anfield. Invece, l’Atalanta rende concreto ciò che nemmeno il tifoso più ottimista avrebbe potuto immaginare, qualificandosi per la semifinale di Europa League, dove la Dea affronterà il Marsiglia.

I transalpini sono usciti vincitori da un doppio confronto durissimo col Benfica, arresosi solamente ai rigori, dopo 120′ di battaglia al Velodrome. Avversaria sensibilmente più morbida rispetto ai Reds, imbrigliati e colpiti spietatamente da Gian Piero Gasperini. Al Gewiss Stadium si consuma la sconfitta più dolce nella storia dell’Atalanta, che ora può realmente sognare, dopo aver superato brillantemente lo scoglio più grande.

Dea favorita per la vittoria dell’Europa League? Possibile, sebbene non sia un ruolo particolarmente gradito ai bergamaschi. È altrettanto innegabile però come un’impresa di questa portata testimoni lo status di big dell’Atalanta, ora sì, candidata realmente ad arrivare in fondo, così da poter regalare al Gasp quell’agognato trofeo mai arrivato in otto anni, nonostante i ripetuti elogi per il lavoro svolto dal tecnico di Grugliasco, mai remissivo e sempre coerente con il proprio credo.

“È il trionfo del mio lavoro“. Questa frase, pronunciata da Gasperini nella conferenza post Atalanta-Liverpool racchiude tutta il significato di questo passaggio del turno da parte degli orobici, veri eroi di questa stagione europea. Una medaglia non da poco, per riprendere proprio un passaggio dell’intervento del Gasp in sala stampa.

Esultanza Atalanta
Esultanza Atalanta*

Con i Reds fuori dall’Europa League, pronti a concentrarsi nella corsa alla Premier, l’Atalanta viene promossa di diritto a concorrente numero uno per la seconda competizione europea. Una sorta di consacrazione per una Dea sempre spettacolare con Gasperini, ma mai riuscita a diventare vincente. E se i pianeti si fossero realmente allineati.

Chiaramente, si sa, la fase a eliminazione diretta è un terno al lotto, anche perché dall’altra parte di tabellone sono rimaste Roma e Bayer Leverkusen. Ma è altresì da considerare come l’Atalanta abbia demolito una delle migliori squadre al mondo in casa loro. Dunque, nascondersi serve a ben poco. Questa Dea è pronta per salire sull’Olimpo e sublimare tutto il lavoro di Gasperini, un uomo che non ha mai smesso di crederci.

Brividi viola

In una serata magica per l’Italia, c’è gloria anche per la Fiorentina, altra semifinalista, stavolta in Conference League, al termine di 210′ da brividi contro un Viktoria Plzen mai domo, rimasto in partita fino all’ultimo minuto dei supplementari. Nessuna squadra sopravvissuta in Champions, ma ben tre semifinaliste, con i Viola che centrano la seconda semifinale di fila.

Vincenzo Italiano la spunta solamente all’extratime, dopo aver dominato la gara del Franchi, anche se la Fiorentina ha riesumato i vecchi difetti in fase realizzativa. 40 tiri totali, 19 calci d’angolo e 68% di possesso palla. Numeri da brivido, per un totale di 2-0 e circa un’ora in superiorità numerica.

Nico Gonzalez, Fiorentina
Nico Gonzalez, Fiorentina @livephotosport

Non una prestazione indimenticabile per i gigliati, come nel roaster delle prime quattro, e alla ricerca della rivincita dopo la bruciante sconfitta nella finale 2023 per mano del West Ham. I gol di Nico Gonzalez e Biraghi hanno levato le castagne dal fuoco, regalando una gioia incommensurabile al popolo viola. Sono mancati, al solito, gli attaccanti, dove solo una magia del numero 10 ha messo in discesa il match.

Il prossimo avversario sarà il Club Brugge, impostosi senza troppo patemi contro un PAOK pressoché nullo. Belgi non al livello dei viola, anche se Italiano non potrà permettersi di sciupare le chances che la Fiorentina sarà in grado di creare. Il salto di qualità tanto atteso deve ancora arrivare e, nonostante la presenza dell’Aston Villa dall’altro tabellone del tabelloni, i gigliati possono essere considerati i favoriti per la Conference.

Italia europea

Notte magica per l’Italia, che rafforza così la prima posizione nel ranking UEFA e ufficializza la partecipazione della quinta squadra alla prossima Champions League. Risultato storico per il Bel Paese che mai prima d’ora aveva qualificato così tanti club alla massima competizione europea. In fin dei conti, l’eliminazione dell’Inter, per quanto dolorosa e ricca di rimpianti, non ha nuociuto più di tanto.

Esultanza Roma
Esultanza Roma @Twitter

Il calcio tricolore ha tutti i motivi per gioire, anche in virtù del fatto che, nella più rosea delle previsioni, le squadre in Champions il prossimo anno potrebbero anche diventare sei. Se fino a due settimane fa quest’eventualità era alla stregua di un’utopia, oggi non appare più tanto remota. Merito di Roma e Atalanta, le quali possono rendere possibile tale eventualità, anche grazie alle loro posizioni in classifica.

Rispettivamente, quinta e sesta, i giallorossi possono ambire alla nuova Champions grazie al piazzamento in campionato, mentre, col sesto posto, la Dea avrebbe la possibilità di partecipare all’ex Coppa dei campioni in caso di vittoria dell’Europa League. Dopo quanto visto nell’ultima serata di coppa, non è poi così impossibile.

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