Ammettiamolo, c’è stato un istante di Ucraina-Italia in cui è sembrato tutto un gigantesco flashback. Un “ecco, ci risiamo” che la Nazionale ha iniziato a scrivere prima del Mondiale del 2018 e continuato a sottolineare prima di Qatar 2022. E che, volente o nolente, coinvolge anche i tifosi che fanno finta di essersi disaffezionati agli undici ragazzi con il tricolore sul petto. Spoiler: non vi crede nessuno.
Il momento in questione dura due secondi, a due minuti dal termine e coinvolge due tocchi. Quello di Mudryk sul pallone e quello di Cristante sulla gamba del calciatore del Chelsea. Il mondo, a due metri scarsi da Donnarumma, si ferma e con lui anche l’arbitro Gil Manzano. Si è ancora sullo 0-0, il direttore di gara fa cenno di attendere. Poi, distendendo i nervi di una nazione intera, conferma: “Non c’è nulla”. Era rigore? Ma soprattutto, una volta qualificati ad Euro 2024, è così importante saperlo?
Italia, sospiro di sollievo
Lo 0-0 di Leverkusen basta e avanza all’Italia per strappare il pass e tornare in Germania, da campioni in carica, il prossimo giugno. Ma che paura, sul finale, dopo una gara condotta a testa alta dagli uomini di Spalletti che hanno lo stesso peccato originale di chi lo ha preceduto: la scarsa freddezza sotto porta. In particolar modo, in occasioni da dentro o fuori che esulano dall’Europeo in sé. Succede con la Svezia, 0 gol in due partite, idem con la Macedonia del Nord nello 0-1 di Palermo.
Succede con l’Ucraina: nessuna rete e stavolta basta a superare il turno, ma a fatica l’Italia sembra aver superato il trauma dell’ultimo scalino prima di una qualificazione importante. Non andare ad Euro 2024 avrebbe comportato la messa in discussione di un intero sistema, non per questo oggi interamente salvo, con 3 rassegne saltate in 8 anni, calciatori svuotati da qualsiasi motivazione in vista del playoff e paura di non farcela.
Cosa abbiamo, cosa manca
Un film già visto, che per fortuna stavolta la Nazionale lascia vivere agli altri e per una volta tira un sospiro di sollievo di fronte ad un episodio favorevole. Ma si badi bene, Ucraina-Italia non è stata soltanto Mudryk-Cristante. Si è trattato di una prova sontuosa di Donnarumma e Chiesa, insieme a Raspadori, Buongiorno e Barella, nonché di una proprietà di palleggio e sicurezza nel gioco che non si vedevano dal primo Mancini.
La strada è dunque tracciata, si salva il più di quanto visto e non è assolutamente da buttare il resto. Semmai da migliorare, a partire dalla tenuta mentale. Perché un trauma si può superare una volta al 95′, tirando un sospiro di sollievo e sgonfiando le guance cariche di tensione. Ma può ripresentarsi, e allora servirà l’Italia dai nervi saldi. Magari proprio in Germania, dove qualche estate fa fu proprio la mentalità a fare tutta la differenza del mondo.