Era iniziata non senza qualche preoccupazione la stagione del Parma. Prima il disastroso 12° posto del 2021/22, il primo anno in B dopo la retrocessione, ottenuto sotto la guida prima di Enzo Maresca, ora pronto a diventare il nuovo allenatore del Chelsea, e poi di Beppe Iachini; poi il sogno Serie A coltivato l’anno scorso con l’arrivo di Pecchia e infrantosi in semifinale play-off per mano del Cagliari. Di seguito i dubbi estivi legati al futuro del tecnico, che invece a fine giugno rinnova fino al 2025.
Un chiaro segno di voler proseguire un lavoro impostato bene, con i tempi per la promozione che sembravano maturi. Ciò che ne è venuto fuori è stato un Parma d’antologia quest’anno, sempre in testa da inizio campionato e capace di eguagliare il proprio record di punti (76) in una stagione di Serie B ottenuto da Guidolin nel 2008/09, la seconda promozione delle 4 ottenute nella storia del club.
Crociati che, con il 2° posto tanto per il miglior attacco quanto quanto per la difesa (dietro a Venezia e Cremonese), si sono presi il titolo più importante, ed ora si apprestano ad impostare la stagione più tosta, quella che può consentire alla società di stabilizzarsi in Serie A, e che porterà all’inizio dei lavori per il nuovo stadio nell’estate del 2025. Ma prima di proiettarci al futuro, giusto tessere le lodi di un anno di Parma con tanti top e pochissimi flop.
Dominio e festa: nessun gallo nel pollaio gialloblù
La stagione gialloblù è all’insegna del dominio: bisogna aspettare la 9° giornata per la prima sconfitta stagionale, al Penzo di Venezia, e saranno solo 4 a fine anno i ko. Ciò che però fotografa bene la stagione dei ducali, oltre ai 21 successi, sono i 13 pareggi, per una squadra che, in tante occasioni, è riuscita a portare a casa almeno un punto in giornate complicate e partite che sembravano segnate.
La qualità a disposizione di Pecchia è tanta, in giocatori con cui aveva impostato il lavoro già nella stagione precedente, ma la bravura del tecnico è stata dare un gioco corale a questi interpreti, che si sono espressi come mai in passato, da Man e Mihaila fino a Bernabé e Bonny. Un aspetto preme sottolineare in gruppo così forte e consapevole: nessun gallo ha cantato più forte degli altri nel pollaio gialloblù.
Intendiamoci, i trascinatori ci sono stati nel Parma come in tutte le squadre del mondo, ma se molti club si sono retti sul loro bomber per costruire i propri successi in B, come il Venezia con Pohjanpalo (22 gol), la Cremonese con Coda (17) o il Palermo con Brunori (17), non è stato questo il caso dei crociati: Man e Benedyczak in doppia cifra (11 e 10) oltre a Bernabé a 8, Mihaila 6 e Bonny 5. Tutti importanti, nessuno indispensabile insomma.
Il risultato è stato semplicemente perfetto, una cavalcata trionfale che ha visto la matematica certezza della Serie A con il pareggio di Bari, ed una festa gialloblù incontenibile, in campo ed in città, la settimana dopo con la Cremonese al Tardini.
Parma da zona Cesarini: i 14 punti dopo il 90′ valgono la Serie A
In una stagione del genere tutte le gare sono state importanti per costruire la promozione in Serie A, ma d’obbligo è porre l’accento sui 14 punti ottenuti dai crociati dopo il 90′, evidentemente fondamentali per chiudere il campionato in prima posizione. La prima sfida che il Parma si aggiudica in pineo recupero è la trasferta di Pisa, alla terza giornata, con Colak che, da rapace d’area, segna l’1-2 al 94′ dopo che Valoti aveva pareggiato 9′ prima.
Il momento emblematico però della forza d’animo dei crociati, di quella voglia di non mollare mai sottolineata a più riprese da Pecchia, si consuma in tre giornate consecutive, 14ª, 15ª e 16ª, che risulteranno cruciali per la Serie A. La prima è il derby contro il Modena al Tardini, con la rete di Partipilo al 93′ a fissare il punteggio sull’1-1; la seconda è la vittoria a La Spezia, dopo una brutta gara, con l’autogol di Moutinho al 94′; la terza, la più incredibile, è di nuovo in casa con il Palermo.
Rosanero impeccabili nella prima frazione, con la doppietta di bomber Brunori, uno dei due quasi da centrocampo, a sigillare una prestazione ottima dei suoi. Sembra tutto finito quando, dopo il gol di Estevez, Segre segna l’1-3 all’85’, eppure l’impensabile accade: al 91′ il destro a giro di Mihaila, al 95′ il colpo di testa di Charpentier, per un 3-3 che fa esplodere il Tardini e dà al Parma la consapevolezza che possa essere l’anno giusto.
A queste si aggiungeranno poi il 2-1 nello scontro diretto col Venezia con eurogol di Camara al 100′; ancora il malcapitato Pisa, al ritorno, che dopo aver trovato il 2-2 con Canestrelli al 92′, subisce la rete di Del Prato al 95′; e il Brescia di Maran, costretto alla sconfitta per 2-1 con un gol al 90′ spaccato; di chi? Ancora di capitan Del Prato. Un totale appunto di 14 punti conquistati in zona Cesarini, che fanno di queste le sfide chiave per la Serie A.
È un Parma top
Come sempre quando si assiste a cavalcate di questo genere, ad essere top è tutto il gruppo squadra, ma va da se che c’è più di qualcuno degno di nota. E cominciamo dunque dalle punte di diamante di questo Parma, su tutti Dennis Man e Adrian Bernabé: 13 gol e 7 assist il primo, 9 e 5 il secondo, e quella sensazione di essere di fronte a due giocatori che hanno una qualità e una marcia diversa dagli altri, valida anche per la Serie A.
Entrambi sono finalmente esplosi dopo due anni di difficoltà: le potenzialità di Man erano evidenti, ma la discontinuità era un grosso problema, finalmente accantonato; Bernabé ha invece subito il calvario di un problema cardiaco che lo ha tenuto fuori a lungo appena approdato nei crociati, che ne ha rallentato la crescita. Parma che farà di tutto per trattenerli in Serie A, e per l’esterno della Romania c’è il nodo rinnovo da risolvere.
Degno di nota è sicuramente anche l’anno di Ange-Yoan Bonny: per il 20enne francese questa è stata, come per Man e Bernabé, l’anno della consacrazione, dopo i primi due dove aveva iniziato a respirare l’aria della prima squadra. 8 gol e 10 assist, tantissimo movimento su tutto il fronte d’attacco per liberare spazio ai compagni ed un futuro roseo, per quello che è diventato l’attaccante di punta dei crociati, insieme a Benedyczak (11+3), davanti ai più navigati Colak e Charpentier.
Giusto porre l’accento finale sulla solidità tanto del centrocampo, con un ottima prova generale di Hernani ed Estevez, la freschezza di Camara dalla panchina e addirittura il recupero di Cyprien, tornato in auge dopo due anni di prestito opachi, quanto della difesa: A simbolo di una retroguardia più che valida, oltre al carisma di capitan De Prato, scegliamo un Circati che, a soli 20 anni, è stato il centrale più utilizzato da Pecchia e sarà uno dei profili più interessanti della prossima Serie A.
Delude il mercato estivo: Partipilo, Colak e Begic
Qualche flop in effetti è individuabile, e fa specie il fatto che risultino di fatto i nuovi arrivati nel mercato estivo. L’unico che merita la sufficienza è l’esperto Di Chiara, arrivato a zero dopo il fallimento della Reggina e sempre autore di prestazioni buone, ma per il resto non ci siamo: il più atteso era Colak, il 30enne prelevato dai Rangers per 2,90 milioni, che nei piani del club avrebbe dovuto fare il Pohjanpalo della situazione, risolvendo il problema gol degli scorsi anni.
Per lui appena 3 centri in 22 presenze, di cui 5 da titolare e soli 174′ giocati in tutto il girone di ritorno. Numeri davvero miseri, con Bonny che ha presto fatto capire chi si meritava il posto da titolare quest’anno. Stagione in sordina anche per Partipilo, giunto a Parma dalla Ternana per 1,50 milioni, per dare ricambio a Man e Mihaila. Un inizio promettente, poi l’infortunio all’adduttore tra ottobre e novembre e meno spazio nella seconda parte di stagione. Chiude con 3 gol e 2 assist in 28 gare.
Meno flop, ma semplicemente perché non c’erano le stesse aspettative, il classe 2003 Begic, arrivato dal Vicenza anch’esso per 1,5 milioni. Mostra un ottimo potenziale nei primi tre mesi di campionato entrando a gara in corsa, poi Pecchia non lo utilizza più (appena 13′ nel girone di ritorno). In Serie A servirà un calciomercato differente, e qualche idea a centrocampo, tra Sensi e non solo, comincia già a circolare, per un Parma che vuole essere tutto tranne che meteora del prossimo campionato.