“Lo sport deve essere un diritto di tutti”; questo è il motto di SporTogether, una fondazione nata nel 2021 che si pone come obiettivo proprio quello di rendere le discipline sportive accessibili a tutti. Lo sport, infatti, è molto più che una mera competizione, o un passatempo come un altro, così come va al di là di un’opportunità per fare di esso una professione. Lo sport, infatti, insegna i valori fondamentali degli individui che compongono una società.
SporTogether, lo sport come insegnamento di vita
Una partita di calcio, ad esempio, insegna a collaborare tutti insieme per un unico obiettivo, mettendo da parte invidia o dissapori; grazie ad essa si impara a convivere e accettare gli altri, perché è l’unico modo per riuscire a divertirsi e a provare a vincere. Allo stesso modo, una gara insegna anche ad impegnarsi e a non mollare mai, ma anche a saper perdere. I ruoli nel calcio, poi, sono molteplici e ognuno, piano piano, trova il suo, aspetto che dimostra come ogni individuo sia diverso, ma, se inserito in una situazione a lui consona, possa riuscire a brillare e dare il meglio di sé. La famosa frase di Albert Einstein recita: “Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido”.
Trovare il proprio ruolo in una squadra di calcio insegna proprio questo: se una persona non riesce a mostrare il meglio di sé non significa che non valga, ma semplicemente che non è quello il posto per lei. Allo stesso tempo, però, lo sport è anche divertimento, un qualcosa che trasmette gioia e allegria. Unendo questi due aspetti, allora, ecco come la mission di SporTogether acquisisce il suo vero significato: lo sport deve essere un diritto di tutti, perché tutti devono avere la possibilità di imparare i valori fondamentali della vita, mettendoli in pratica e divertendosi.
SporTogether e il supporto ai bambini in Uganda
Ogni bambino e ogni ragazzo dovrebbe avere la possibilità di praticare sport in strutture consone e questo è uno degli aspetti che SporTogether ha preso a cuore, tanto che a ottobre del 2021 si è tenuto il Charity Night Gala all’hotel My ARBOR di Bressanone: un evento in cui sono stati raccolti fondi, investiti, poi, nella realizzazione di strutture educative e campi da calcio in Uganda, in collaborazione con Pirmin Cares. L’obiettivo dell’evento, infatti, era quello di permettere anche ai bambini poveri e meno fortunati di avere l’opportunità di crescere, imparare e costruirsi un futuro, grazie all’insegnamento e allo sport.
Per riuscire ad ottenere i fondi, SporTogether ha messo all’asta alcune maglie speciali di calciatori ed ex calciatori, facenti parte della collezione della fondazione, che conta in totale più di 3000 maglie, di cui 300 sono solo di Francesco Totti. Inoltre, alcune importanti stelle del calcio, come Toni, Barzagli, Zambrotta e Materazzi, hanno scelto di sposare la causa in prima persona e di partecipare all’evento. Si può quindi affermare che calciatori e maglie di sportivi, a cui lo sport non solo ha dato la possibilità di divertirsi, imparare, ma anche di costruirsi una carriera, hanno aiutato bambini e ragazzi ad avere la stessa opportunità.
Le opportunità di vita dei bambini in Uganda
L’Uganda è un paese dell’entroterra dell’Africa orientale, con capitale Kampala. Nato ufficialmente nel 1962, quando ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ad oggi è un paese povero, anche se negli ultimi anni sta crescendo. Molti aspetti della situazione economico-politica, ma soprattutto sociale del paese, sono dovuti alla storia travagliata che ha vissuto. Innanzitutto, le divisioni e le lotte tra le tribù durante il protettorato inglese hanno comportato parecchie conseguenze a sotto l’aspetto della società. Il paese è stato poi coinvolto nella guerra congolese, che è stata, di fatto, il conflitto più sanguinoso successivo alla seconda guerra mondiale.
Ad aver sconvolto in maniera maggiore il paese e aver lasciato con sé strascichi pesanti, però, è stata la guerra civile, che ha avuto luogo nel nord dell’Uganda, tra il governo e la Lord Resistance Army, con a capo Joseph Kony: un gruppo ribelle di guerriglia di matrice estremista cristiana. La LRA, infatti, terrorizzò bambini e bambine, rapendoli e costringendoli a diventare soldati, portatori di armi o schiavi sessuali. Ovviamente questa tragedia ha segnato a vita non solo le persone che lo hanno vissuto sulla loro pelle, ma anche tutta la società ugandese. Inquadrare la situazione è quindi fondamentale per comprendere quanta difficoltà possa attraversare il paese nel suo processo di crescita e sviluppo, aspetto che, naturalmente, si ripercuote anche su bambini e ragazzi che nascono in condizioni difficili e hanno poche opportunità di educazione, ma anche di vita.
Le condizioni medico-sanitarie nel paese sono ancora precarie e un’alta percentuale di bambini sono affetti da disturbi della crescita, così come in Uganda c’è uno dei tassi di mortalità materna dopo il parto più elevato a livello mondiale. La paura di scontri interni, poi, continua a pervadere la mente degli ugandesi. Si stima anche che poco meno della metà delle ragazze siano sposate all’età di 18 anni, aspetto che denota ancora un’arretratezza importante e che limita le loro possibilità di costruirsi una carriera.
L’educazione e lo sport in Uganda
In un paese come l’Uganda, aiutare lo sviluppo e la diffusione dei settori educativi e sportivi diventa fondamentale per conferire a bambini e ragazzi nuove prospettive di vita, sia per il presente, sia in ottica futura. Le loro preoccupazioni, infatti, dovrebbero essere lo studio e il divertimento e non la speranza di riuscire a vivere, di riuscire a mangiare e di non contrarre gravi malattie. Oltre ad un forte intervento a livello economico o sanitario, le iniziative benefiche, così come ha scelto di fare anche SporTogether, puntano sul permettere ai ragazzi di avere di più dalla vita e di potersi costruire un futuro, così che di generazione in generazione ogni bambino possa avere sempre più possibilità. Finanziare la costruzione di strutture educative e sportive adeguate è la base.
Un dato preoccupante è il fatto che nei due anni di pandemia le scuole nel paese siano rimaste chiuse e abbiano riaperto solo quest’anno, ma che, a tornare tra i banchi, siano stati solo i ragazzi benestanti che hanno potuto studiare in modalità online, tramite computer, a spese proprie e le cui famiglie hanno la possibilità di pagare le rette scolastiche. I bambini poveri, invece che essere insieme ai compagni a imparare a scuola, si trovano ad aiutare le proprie famiglie a continuare a sopravvivere.
Oltre allo studio, anche lo sport in Uganda ha bisogno di più strutture in modo tale da essere accessibile a tutti. A livello nazionale, infatti, parecchie discipline stanno crescendo e stanno avendo successo; il calcio in primis, ma anche il basket, il rugby e molti altri. Uno dei problemi principali del paese consiste quindi nelle disuguaglianze tra chi ha la possibilità di studiare e praticare sport e i bambini che, invece, sono nati in famiglie che stentano ad arrivare al giorno successivo.
Colmare questo divario è quello che potrà permettere al paese di dare una svolta decisiva al suo sviluppo e che lo aiuterà anche a superare le tensioni sociali che lo accompagnano da ormai troppi anni, insegnando alle nuove generazioni i valori su cui una società sana si deve fondare. Gli 80 mila euro ricavati dal Charity Night Gala 2021, quindi, hanno contribuito a questa missione sociale, nella speranza che si arriverà un giorno a non averne più bisogno.